Attualità


L’aspetto peggiore delle penose vignette di Charlie Hebdo è che non fanno ridere.
Peggio ancora: sono proprio brutte, neanche cattive o sarcastiche, ma proprio senza nulla di divertente
Poi c’è l’indignazione, che è sacrosanta e non ci si appelli alla libertà di pensiero o di satira, che in questo caso non c’entra niente
Una vicenda veramente triste, di cui avremmo fatto volentieri a meno

A me pare che l’atteggiamento dopo la tragedia del 24 agosto sia giusto.
L’informazione sta dando notizie, non ci sono state punte deplorevoli, forse perché non sono ripartiti i talk-show, specie quelli del pomeriggio, e quindi ci siamo almeno risparmiati la tv del dolore.
Chi doveva fare sta facendo, il Governo ha un profilo piuttosto basso, le opposizioni hanno compreso la gravità della situazione ed il solo Alfano mi è sembrato sopra le righe, ma sono valutazioni personali.

Questa sera sarà una partita particolare, un incrocio tra l’esigenza di fare punti (e vedere finalmente giocare la squadra), arrivi e partenze di mercato (che tristezza l’addio a Rossi in quel modo), emozione per ritrovare i grandissimi del passato.
Non sarà quindi una serata qualunque, novant’anni sono un bel traguardo, anche se negli ultimi cinquanta io avevo sempre saputo come la “mia” Fiorentina fosse nata il 26 agosto del 1926 e non il 29, tanto che giusto un ventennio fa stavamo festeggiando la vittoria della Supercoppa contro il Milan proprio in coincidenza con il compleanno viola.
E vabbeh, l’importante è esserci e ancora più importante e gratificante per me è stato raccontare via radio più di un terzo di questa storia: questa sì che è stata una gran fortuna.

Hai due strade davanti: o non guardi niente in televisione, “accontentandoti” delle notizie che raccogli dal web o sui giornali, oppure ti piazzi davanti allo schermo e cominci ad entrare in una realtà che ti porta ad un fortissimo disagio interiore.
Che fare?
Viene fuori la parte migliore di te: dare il sangue, mandare soldi, perfino accogliere chi è rimasto senza un tetto sulla testa, perché senti che quelle persone sono uguali a te, sono la tua gente, e “sai” che farebbero lo stesso se il disastro fosse avvenuto da noi.
Perché siamo un popolo ingovernabile, furbetto e poco rispettoso di tante cose, ma sul sentimento non abbiamo macchie: io mi sento italiano e per fortuna lo sono.

Negli anni della mia formazione culturale, quando cercavo di capire come funzionassero le cose nel mondo, si contestava a prescindere.
C’erano per esempio gli indiani metropolitani che si autogestivano nei supermercati e nei negozi, nel senso che prendevano la merce e non la pagavano.
Ero uno di quelli che stavano quasi sempre zitti (mai esternato anche per timidezza ad un’assemblea) e leggevo molto: quando parlavo, se non ero d’accordo, cercavo di non uniformarmi mai al pensiero altrui, fosse quest’ultimo anche particolarmente veemente, volevo sempre far valere le mie motivazioni.
Insomma, nei limiti della facoltà mentali, cercavo di ragionare.
Ho la presunzione di credere che se fossi nato in casa di genitori “importanti” a cui volevo bene, ma di cui non condividevo le idee, avrei dissentito con loro come ho fatto con i miei anche in forma pubblica.
Per questo sono molto stupito, e anche un po’ preoccupato, davanti al polverone suscitato dalla presenza della figlia del ministro Padoan ad una manifestazione pugliese contro il Governo.
I figli la devono pensare sempre e comunque come i genitori?
Va bene che viviamo in un’epoca di riflusso assoluto, e per tanti versi di imbecillità totale, ma non mi risulta che si sia tornati indietro di cento anni e mi parrebbe giusto che ogni individuo fosse libero di manifestare qualsiasi idea, anche quando non coincide con quella delle persone che ama.

Confessione: mai fatte vacanze così in vita mia.
Devo dire che aiuta, solo che adesso si riparte davvero, ma nella fattispecie sono fortunato perché ho un metabolismo particolare che la mattina mi consente di non fare alcuna fatica nello svegliarmi e ripartire ad una velocità che chi mi è accanto giudica molto, ma molto sostenuta.
Per questo non sento l’uggia del ritorno a tempo più o meno pieno, ma so che per molti di voi non è così e allora, per tutti quelli che hanno già finito le ferie, come sta andando il ritorno alla quotidianità?

Ritorno alla Capannina del Forte, dopo una vita
Concerto di Ornella Vanoni, che ho sempre ammirato anche come donna
Si parte alle 21 con un po’ di piano bar, canzoni gradevoli e vai con la cena
Comincia il balletto e sono sessanta minuti di tortura, è da quando ero bambino e sgambettavano durante i varietà del sabato sera che non li sopporto
Poi, finalmente, alle 23.30 arriva lei e pare quasi far fatica ad entrare in scena, ma intanto noto che è scalza: a 82 anni si mette davanti al microfono scalza, comincia a cantare e ti dimentichi di tutto
Che abbia 82 anni, che ci siano volute due ore e mezzo per vederla, insomma di tutto
Una straordinaria signora, dotata di ironia e classe, con ancora la voglia di sedurre e non fatichi a capire come abbia fatto a far girar la testa a molti uomini, giovani e meno giovani
Chapeau

Non avere vincoli di tempo
Stare con le persone giuste, non troppe, perché bisogna selezionare
Non lasciarsi troppo andare a stravizi, perché poi (almeno a me) il conto arriva sempre
Portare con orgoglio in giro gli anni che si hanno senza cadere in idiozie adolescenziali
Divertirsi ed essere soddisfatti “dentro”
Buon relax a tutti

Era una donna bellissima ed un’ottima giornalista.
Ascoltate l’addio di Letizia Leviti, inviata di Sky, alla sua redazione.
46 anni, tre figli, capace di lavorare fino a quando ha potuto e di essere anche una mamma: non riesce proprio a tutte (e a tutti).
Io non sarei stato capace di dire quelle parole, sapendo che la fine era vicino.
C’è solo da imparare, l’audio lo trovate senza nessun problema e vale la pena di impiegare cinque minuti del nostro tempo per entrare in quelle stanze e respirare l’emozione suscitata da Letizia.

Non si può capire se non si è nati a Firenze, se ogni volta che passi da lì non hai buttato un occhio a quell’armonia unica in cui hai avuto la grande fortuna di nascere: Firenze.
Piazzale Michelangelo.
E tu che sei in qualche modo il padrone di casa di una serata unica in un luogo che per noi fiorentini è incomparabile.
Passano gli artisti alle prove: scherzi e fraternizzi con Gaetano Curreri (fantastico), ammiri Alessia Ventura che oltre che bellissima è pure simpatica, ti emozioni ascoltando Ron in “Una città per cantare”, cazzeggi con Paolo Vallesi e Marco Masini e capisci che anche per loro non sarà una serata qualsiasi.
Poi arriva il concerto, cammini su e giù, guardi quanta gente è venuta, scrivi e ricevi messaggi da chi vuoi bene, sai che quando gli Stadio finiranno di cantare “Un giorno mi dirai” tocca a te, consegni telefoni occhiali e ripensi al grandissimo culo che hai avuto a nascere a Firenze, a fare le radiocronache della Fiorentina e ad avere la passione per quel mezzo meraviglioso che è la radio proprio quando nascevano le prime emittenti libere.
Senti una stretta allo stomaco, proprio come quando facevi gli esami all’università, ti tremano le gambe ed entri sul palco con una marea di gente sotto di te che in tre minuti ti giudicherà se dici o meno delle bischerate, ma soprattutto hai la tua meravigliosa città sotto gli occhi e cominci a parlare…

Esiste una speranza: provare veramente a pensare che siamo in guerra e ricominciare da quel poliziotto francese che affianca il terrorista e prova farmarlo.
Si potrebbe anche dire che è solo qualcuno che ha svolto al meglio il proprio lavoro, in fondo è per questo che li paghiamo (una miseria): per proteggerci e far sì che le nostre vite scorrano tranquillamente.
Peccato che qui di tranquillo non ci sia più niente e ormai siamo tutti condizionati, ma ripensare a quell’uomo, che è davvero un eroe, fa bene alla mia testa e al mio cuore.

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