La mia voce in viola 1984/85 – Prima parte
1984-85
Sembrava la riedizione della stagione del quasi scudetto. Eravamo tutti gasati al massimo: la Fiorentina con Socrates e Gentile e noi a Radio Blu. Volevamo ripetere il colpo di Graziani, Iachini era stato bravo, però alla lunga aveva dato segni di stanchezza e adesso puntavamo su un gran nome. Romanticamente pensai ad Antognoni, che sarebbe rimasto fermo per tutto il campionato, ma non era nella condizione di spirito per accettare. Partii quindi deciso allâassalto di Passarella, con unâofferta mostruosamente alta: dodici milioni netti per tutta la stagione. In pratica la radio avrebbe lavorato in perdita per il quarto anno consecutivo, ma il richiamo del Caudillo, specie con lâarrivo del brasiliano Socrates, sarebbe stato irresistibile. Seguirono abboccamenti, telefonate, riflessioni. Al termine di uno sfiancante tira e molla, Passarella disse di no, lasciandomi deluso. Ripiegai su Monelli che allâinizio accettò, salvo poi rinunciare dopo appena tre puntate, un poâ come era successo con il materasso. Alla fine arrivò Massaro e non fu una scelta sbagliata: in un anno di veleni e dispetti, con lo spogliatoio spaccato in almeno tre tronconi, non era male avere con noi il più loquace fra i giocatori.
TACCO E DEMOCRAZIA CORINTHIANA
Fisicamente era uguale al campione del 1982, con la testa invece era un altro. O forse era sempre stato così, nessuno lo ha mai saputo con certezza. Una gran bella testa, non câè che dire, solo che non era sintonizzata sulle onde delle nostre misere vicende calcistiche fiorentine. Brasileiro de Oliveira, o più semplicemente Socrates, arrivò ad illuminarci accompagnato da ventisettemila abbonati, un record imbattuto per molti anni. Insieme a lui, molto più defilato, il campione del mondo Claudio Gentile, accompagnato da strepitosa consorte.
Se ne era andato Bertoni, schiumante di rabbia, e Antognoni per la prima volta in dodici anni non faceva il ritiro, ma noi aspettavamo Godot, cioè Socrates. Era tale lâattesa che decisi di vedermi il suo debutto estivo contro la Casertana in Fiesole, per respirare meglio la torcida viola. Due minuti di gioco ed ecco andare in scena il suo famoso colpo di tacco: splendida apertura allâindietro per consentire alla Casertana di andare quasi in gol. Una prova imbarazzante, con la scusante però di una preparazione da incubo (per Socrates). Il dottor Brasileiro de Oliveira aveva infatti sempre considerato la corsa un optional del calcio e può darsi che in Brasile andasse bene così, visto che se giochi in mezzo a Cerezo, Zico e Junior te ne puoi anche fregare di rincorrere lâavversario. In Italia però con Occhipinti e Moz il discorso era un poâ diverso e alla prima sgambata in salita il povero Socrates si perse fra i boschi del Trentino, arrivando alla base con un ritardo da maglia nera nel Giro dâItalia. La mancanza di conoscenza dei sistemi di allenamento italiani venne ampiamente compensata da un accurato studio fino a tarda notte dei locali fiorentini, frequentati naturalmente solo perché così il dottor de Oliveira poteva rendersi conto personalmente della realtà sociale in cui viveva.
Segnò sei gol in campionato e quando aveva il pallone, colpi di tacco a parte, era delizioso. Tecnicamente valeva quanto Antognoni, ma sul piano dellâimpegno Socrates era irritante. Realizzai con lui unâintervista sulla democrazia corinthiana, cioè la metodologia imposta da Socrates nello spogliatoio del Corinthias, e venne fuori una cosa bellissima sul piano sociologico. Peccato non câentrasse niente con la Fiorentina che stava affondando, travolgendo nel naufragio anche il povero De Sisti.
DIALOGO TRA DUE ALLENATORI SPERDUTI IN TRENTINO
Armando Onesti (sarto e allenatore in seconda della Fiorentina) «Bisognerebbe rifare il test di Cooper a Pecci e Monelli, non mi hanno convinto nellâultima prova»
De Sisti (allenatore in prima della Fiorentina) «Non esageriamo, sono appena quattro giorni che siamo qui e non vorrei spremerli troppo. La stagione è lunga»
Onesti «Guarda che ogni calciatore esprime solo il 50% delle proprie potenzialità , questi sono atleti per modo di dire. Pensa a Socratesâ¦Â»
De Sisti «Ma dai, ci vuole pazienza, è al suo primo ritiro italiano, non è abituato»
Onesti «E le birre che si fa fuori di nascosto? Alcuni suoi compagni di squadra mi dicono tutto, sai. Bisogna controllare di più la dieta, molti giocatori ci prendono in giro»
De Sisti «Controlleremo, ma devono fare gol non i diecimila metri»
Onesti «Senti Picchio, vedo che non mi segui ed io mi sto innervosendo. Voglio andarmi a fare una decina di giri di pista di corsa e vedere il tempo che ottengo. Vieni con me?»
De Sisti «A Armaâ, ma fatti âna scopata ogni tanto!».
DISASTRO
Lâimprovviso malore di De Sisti fu un macigno inaspettato e pesantissimo. Picchio venne salvato quasi miracolosamente, ma ebbe troppa fretta di rientrare perché insospettito da come il suo vice Onesti gestiva la situazione. Lo spogliatoio era infatti spaccato in almeno tre fazioni: Passarella, Oriali, Gentile e forse Contratto erano i duri, i giannizzeri di Onesti. Pecci, Iachini e Pulici restavano fedeli a De Sisti, gli altri si barcamenavano come potevano. Socrates stava sulla sua torre dâavorio e al gruppo mancava il carismatico buonsenso di Antognoni, impegnato in una dolorosissima rieducazione con il professor Baccani.
I dispetti erano allâordine del giorno, in un intervallo di partita qualcuno orinò nella bottiglia del teâ di un compagno, forse in quella di Socrates o di Pecci. Quello fu il punto di non ritorno di una rosa da fare invidia per i nomi dei componenti (e gli stipendi pagati), ma assolutamente incapace di fare gruppo. Il povero De Sisti, imbottito di medicine, tentò di usare lâarma migliore del suo repertorio, il dialogo. Un martedì di novembre, dopo lâennesima sconfitta a Roma, rimasero a parlare per oltre tre ore senza allenarsi. Eravamo fuori infreddoliti ad aspettare, quando si presentarono tutti sorridenti a dichiarare che âogni equivoco era stato chiarito e che da quel momento erano una sola cosaâ?. Si è visto come.
SCUSI, CHI HA GIOCATO?
Rivendico delle attenuanti perché fino alla domenica mattina erano in due a contendersi il posto: lo scurissimo Occhipinti ed il biondissimo Iachini. Si gioca a Genova, contro la Sampdoria e ho la mia bella postazione in casa dei signori Veneziani, ma siccome sono un cronista scrupoloso cerco di infilarmi nella zona vicino allo spogliatoio per capire da Pallino Raveggi chi avrebbe giocato. «Penso Iachini», mi risponde e me ne vado convinto. Ovviamente il servizio di tribuna stampa di Marassi non funziona fino a casa Veneziani e quindi mi mancano le formazioni ufficiali, ma vedo con la maglia numero undici un signore indiscutibilmente biondo. Per me è Iachini e così sarà per i novanta minuti di una partita persa male e giocata peggio. Raggiungo la sala interviste ed intercetto Iachini: «oggi non mi sembravi al meglio della formaâ¦Â». Mi guarda un poâ stranito, non risponde, penso che sia arrabbiato per la sconfitta e non ci faccio caso. Incrocio Cecconi e lo provoco: «un’altra domenica in panchina, pensi di andartene da Firenze?». Sorride e risponde: «forse era meglio se stavo davvero in panchina». Vengo colto da atroce dubbio, mi faccio dare una formazione ufficiale e mi casca il mondo. Quello con la maglia numero undici era Cecconi e non Iachini, bischero!
PARK ASTRID
Il lunedì dopo lo svarione (chiamiamolo così) di Genova uscì il programma Rai sulle partite di Coppa del mercoledì. La Fiorentina aveva pareggiato per uno a uno in casa con lâAnderlecht e avrebbe giocato a Bruxelles la gara più difficile e più intrigante dal punto di vista tecnico, ma questo non bastava per farla vedere in diretta. Venni colto da un delirio di onnipotenza e mi misi in testa di organizzare in meno di un giorno la trasferta in Belgio, allacciare una linea telefonica, coprire le ingenti spese ed infine trasmettere la mia prima radiocronaca europea. Ruppi le scatole a mezzo mondo e riuscii a partire con il treno il martedì sera. Nel vagone letto rimuginai molto su un gratuito attacco televisivo di Vincenzo Macilletti a proposito di quella âtrascurabileâ? storia dello scambio di nomi e preparai una risposta memorabile sulle âimperfezioni linguisticheâ? del noto conduttore di Teleregione. Dopo quello scambio di colpi proibiti, i rapporti con Macilletti migliorarono sensibilmente.
La partita nel bellissimo impianto del Park Astrid fu un disastro. Perdemmo per 6 a 2, ma ero talmente eccitato nei toni da far sembrare ogni azione viola una specie di assalto allâarma bianca, quando invece raramente avevamo superato la metà campo. Il diciottenne Scifo e i suoi compagni ci avevano dato una lezione di calcio su cui meditare a lungo. In compenso mi avevano ascoltato tutti, Macilletti compreso, e la mia radiocronaca stava cominciando ad entrare nel vissuto dei tifosi.
Settembre 16th, 2008 alle 08:25
Me li ricordo quei 6 gol, con l’esordio di un giovane e promettente difensore: Pascucci, da quella scoppola non si riprese più!!!
Settembre 16th, 2008 alle 08:46
Socrates…una sera ci invitò a cena , eravamo in pochi “intimi” e giuro si sparò una quantità industriale di birre con cicchini a iosa…rimane mitico il gol fatto all’atalanta (se non ricordo male) di..”gozzo” in pratica la palla gli rimbalzò sul “gozzetto ossuto” e si infilò in rete….che spettacolo d’uomo, voglia di pontificare tanta, di lavorare zero!
Quel signore che hai citato, e che non nomino per evitare di essere bannato, per fare troppo il furbetto si prese pure 3 bei nocchini davanti al bar Marisa da Marzio….tanto va la gatta al lardo…
Settembre 16th, 2008 alle 09:24
..anzi no…credo che Socrates con l’atalanta fece un gran gol da fuori area, mentre son sicuro che in un altra occasione segnò di “gozzo-collo”.. ma non riesco a ricordare la partita..
Settembre 16th, 2008 alle 11:27
e chi non se la ricorda quelle 6 pere…stagione disgraziata anche per la sfortuna del malore dide sisti….ma anche una gran vittoria a torino coi gobbentus ( cecconi passarella ) e l’arrivo a fine stagione di uno da vicenza…..chi?
Settembre 16th, 2008 alle 11:36
Io di Socrates ricordo quando – mi sembra contro la Cremonese ma non ricordo bene, aiutatemi – tentò un tuffo di testa e finì con la barba nella neve ai margini del campo. Un mito!!!!!!
Settembre 16th, 2008 alle 13:53
quando si prese quella scoppola in belgio ero in ospedale a fare esami per un male misterioso poi rivelatosi una cosa semplice e non grave. Ricordo che non la fecero vedere in diretta ma in registrata a tarda sera-notte. Io stetti per tutto il tempo con radio e tv spente per non conoscere il risultato tra le accese proteste del mio compagno di stanza e delle infermiere. Alla fine riuscii a vederla ma era una sintesi dove, in pratica, si vedeva una sorta di tiro al bersaglio. Mi fece molto più male quella partita di tutti gli esami invasivi a cui dovetti sottostare per quasi una settimana. Ciao
Settembre 16th, 2008 alle 14:59
gia ma Vincenzo Macilletti che fine ha fatto? mi ricordo il suo programma il sabato negli anni 80 con giocatori della fiorentina in studio, e poi come addetto stampa in epoca cecchi gori
Settembre 16th, 2008 alle 15:47
Che legnata a Bruxelles ragazzi. Mi ricordo che nella gara d’andata al Franchi lo stadio era pieno (50.000 o giù di lì, non c’era ancora la ristrutturazione di Italia 90) e lo spettacolo pirotecnico delle curve fu favoloso. Andammo in vantaggio con Socrates in un delirio, poi pareggiò il loro centravanti, credo Van der Elst e lì finirono i sogni di gloria. L’Anderlecht di quei tempi, però, era una delle più forti squadre europee e la UEFA era una coppa seria. Noi avevamo un gran potenziale, ma dentro lo sfascio era totale…Caro David eravamo tutti molto più giovani……..
Settembre 17th, 2008 alle 02:15
Mi sono innamorato del calcio guardando Socrates, figura strana sul campo, ma elegante e talentuoso nei tocchi di prima. Il goal di gozzo non lo ricordo, ma posso confermare che con l’Atalanta segnò con un pallonetto da fuori area. Mi dispiacque quando Agroppi lo giubilò, anche se Diaz era il centravanti che ci mancava da un bel pò, e i risultati si videro. Poi venne Baggio…
Febbraio 19th, 2009 alle 10:44
il gol di socrates di barba lo fece a cremona perdevamo 1 a 0 e il dottore pareggio all’ultimo minuto
se non ricordo male in quella cremonese giocavano attilio lombardo e un giovane gianluca vialli allenatore emiliano mondonico
le presenze ufficiali di fiorentina anderlecht 66000 ma vi assicuro che eravamo molti di piu’
io stesso avevo 1 biglietto di curva fiesole ma da quanti eravamo all’apertura dei cancelli ore 17.00 non mi riusci passare dalle vecchie entrate di allora mi aggrappai alle balaustre superiore e scavalcai
nel mio gradone (all’epoca non c’ erano i seggiolini) eravamo in tre tifosi al posto di 1 (altri tempi)
ciao