Una battaglia che stiamo perdendo tutti
Da quasi due mesi dedichiamo una parte del Pentasport alla vergognosa vicenda della GKN, con un’attenzione particolare al futuro delle 422 persone che stanno vivendo una situazione angosciante.
E’ una storia molto triste e anche molto fiorentina: non a caso si è mossa con passione la città senza distinzioni politiche e magari sarebbe bello se anche la società viola desse in qualche modo il proprio contributo.
Quello che fatico a capire è l’atteggiamento dei vertici politici e sindacali nazionali: qualche dichiarazione di facciata tanto per salvare la faccia, una visitina scappa e fuggi, ma nessun atto concreto che segnali la reale discesa in campo per una guerra che dovrebbe essere di tutti, perché il caso è, come si dice in questi casi, paradigmatico.
E proprio stamani un signore che parla a nome del famigerato fondo Melrose ha ribadito che nulla cambia e che si andrà avanti con i licenziamenti, fregandosene di tutto e di tutti.
E a Roma che dicono?
Settembre 3rd, 2021 alle 08:58
A Roma possono dire (e fare) ben poco. Le regole europee (e mondiali) impediscono di agire “di forza”. Il libero mercato, da tanti esaltato, lascia una scia quotidiana di danni che dovranno essere riparati dalla collettività. Gli utili, ovviamente, vanno agli azionisti che sono l’unico attore a cui va data soddisfazione.
Settembre 3rd, 2021 alle 08:59
Proprio ieri in piazza del Comune a Prato sono andato a firmare a favore degli operai della Texprint che da un paio di giorni hanno pure cominciato lo sciopero della fame.
Come ho spesso scritto,questo e’ il risultato della sinistra attuale e dei sindacati, che hanno abbracciato il dio quattrino e hanno abbandonato le lotte del proletariato.
Rimpiango il vecchio PCI.
Immondo
Settembre 3rd, 2021 alle 09:06
A Roma, purtroppo, possono “dire” poco, analogamente al caso whirlpool e ad altre ancora. E se dicono, sono solo parole al vento!
Il vero problema è l’acquisizione da parte di gruppi esteri (peggio ancora se sono dei fondi speculativi) di fabbriche italiane.
L’unico baluardo è la “golden share” per impedire l’accaparramento speculativo estero di imprese italiane.
Ma ovviamente ciò è utilizzabile prima della acquisizione da parte di soggetto straniero e non certo dopo.
E’ impossibile imporre il divieto di chiusura di uno stabilimento privato: se uno vuole chiudere tutto, non esiste legge che possa evitarlo.
Ovviamente un imprenditore italiano, che opera in Italia, difficilmente fa una cosa del genere, perché in qualche modo poi si possono trovare mille modi di sanzionarlo.
Ma ad un fondo estero la cosa importa zero: fa i propri interessi e basta.
L’unica cosa che può essere fatta – e deve essere fatta – è quella di tutelare in altro modo i lavoratori licenziati, introducendo fondi straordinari di sostegno alle famiglie e creando canali privilegiati per il loro reinserimento nel mondo del lavoro.
Settembre 3rd, 2021 alle 09:09
David,
perdonami ma non mi pare proprio che i sindacati, nè locali e né nazionali, stiano tenendo solo atteggiamenti di facciata. Stanno gestendo l’immediato e soprattutto preparando la fase successiva ed è un lavoro enorme.
Grazie per lo spazio che dedichi in radio, è comunque fondamentale
Settembre 3rd, 2021 alle 09:17
Una volta, a New York, un professore di economia mi disse: “la differenza del concetto di ‘sicurezza del lavoro’, tra voi italiani e noi americani, è questa: per voi la ‘certezza’ del posto di lavoro è la sicurezza di non perdere il proprio lavoro, per noi la ‘certezza’ del lavoro è la sicurezza di riuscire a trovare un nuovo posto di lavoro”.
Settembre 3rd, 2021 alle 09:18
È anni che c’è questo andazzo non si può far finta di niente per anni e poi quando il problema tocca noi, il nostro territorio scoprire l’acqua calda. È come quando uno ha il lavoro a tempo indeterminato e guarda con sufficienza chi con le regole attuali (da anni ormai) lavora a tempo determinato pensando che a lui non toccherà poi ohibò succede e allora si incomincia a capire. Bisogna capire e lottare anche quando non ci tocca
Settembre 3rd, 2021 alle 09:29
compriamo su piattaforme multinazionali, mangiamo su piattaforme multinazionali, diamo lavoro a societa multinazionali. questi sono i risultati. torniamo ad un economia circolare e la situazione migliorera.
Settembre 3rd, 2021 alle 09:44
Massima solidarietà a chi rischia il posto di lavoro, purtroppo più grosso è il “padrone”, più grossi sono i problemi. I fondi di investimento guardano solo ai soldi e del lato umano se ne sbattono.
mi sarebbe piaciuto, comunque che la stessa solidarietà che giustamente hanno i lavoratori di questa azienda e di altre con situazioni simili, l’avessero avuta anche le migliaia di Pmi e lavoratori autonomi che sono stati costretti a chiudere e anche loro a restare senza lavoro, in questo periodo di crisi tremenda. per loro questa solidarietà non c’è e non c’è stata, anzi abbiamo dovuto anche sentire anche battutine su eventuali “neri” fatti dalle aziende in tempi pre pandemia; discorsi fatti per lo più dai soliti previlegiati che senza grossi meriti tranne quello di aver leccato qualche culo potente, si sono trovati con lo stipendio garantito sempre anche quando l’Italia era chiusa.
Settembre 3rd, 2021 alle 09:56
è il bello della UE, dell’euro e degli investimenti stranieri.
Però possiamo viaggiare senza passaporto.. ma con il greenpass..
Settembre 3rd, 2021 alle 09:58
Ma abbiamo, una minima idea, di quanti disastri simili, ci sono in tutta Italia?
Davvero come si farà a venirne a capo, non riesco a capirlo.
Parlo un’attimo, delle mie parti, il Valdarno Fiorentino,le aziende che c’erano, in un ventennio, scomparse quasi tutte.
Italsider, Pirelli poi diventata Bekaart,Boheering, potrei scriverne tante altre, migliaia di posti di lavoro spariti, di aziende che paradossalmente andavano bene.
La globalizzazione, il costo del lavoro, che è davvero il tutto, nei pensieri delle grandi multinazionali del mondo.
Almeno qui da noi, per il momento, ci stiamo salvando, col comparto del lusso, ma per quanto ancora?
L’eccellenze per ora ci sono, ma tra qualche anno, possiamo starne certi, riusciranno in qualche paese emergente a produrre a meno.
Da come sono sicuri, e strafottenti del fatto loro, in alcuni casi, non si presentano nemmeno, ai tavoli con governo e sindacati.
Una parvenza di soluzione, si potrà trovare solo con la politica, ma come e con chi non lo so.
Settembre 3rd, 2021 alle 10:16
Partiamo dai sindacati: nonostante le ripetute richieste di moratoria per i licenziamenti fino alla riforma degli ammortizzatori sociali, con in testa Landini, il governo, e anche Fratelli, d’Italia si sono subito accodati agli sproloqui di Bonomi, e ai bisogni egotistici degli imprenditori di tornare a fare i padroni. Via ai licenziamenti.
Il quale Bonomi, dopo il silenzio ipocrita sui casi di licenziamento collettivo via social “qualche danno collaterale”, attacca il sindacato sulle vaccinazioni, quando ovviamente i sindacati si sono opposti al licenziamento, ma solo dopo aver chiesto al governo di rendere obbligatoria la vaccinazione, e non certo alla Confindustria, e dopo aver richiesto il blocco dei brevetti e la licenza gratuita universale a livello mondiale, cosa ha fatto rizzare i capelli all’oligarchia dei profitti.
Il governo da parte sua si è adeguato, destra o sinistra che sia, alla logica del mercato no rules e del profitto. Ancor di più, direi, con l’ingresso delle destre, moderate o meno. Adesso cerca di rimediare con uno dei pochi spiragli di cultura di sinistra (da non confondersi con la sinistra geografica del parlamento) ovverosia il ministro Orlando, (Spezzino ma tifoso Viola NDR) cercando di mettere un freno alle acquisizioni predatorie con norme più stringenti e con aiuti calibrati e non a pioggia alle corporation. Ma che poco può a livello locale e con parte del parlamento insofferente ai “lacciuoli” sul padronato.
Im questo scenario sorprendente è l’accettazione nel senso comune del fondo Melrose e quello che rappresenta. Ormai a livello mondiale vi è rassegnazione e subalternità al modello di gestione assoluto, alla irresponsabilità sociale, economica ed ambientale. Persino la vita umana viene declassata rispetto al godimento individuale. Decenni di guerra, deprezzamento e umiliazione della proprietà pubblica a favore dei pochi, gli ultimi 3 miliardi dei nostri simili hanno meno risorse dei primi 8 supermiliardari, stanno tirando la corda fino al limite dello spezzarsi. La lotta, che si chiami terrorismo, guerra, conflitto, violenza, e migrazioni non controllabili sembra uno scenario futuro difficilmente evitabile.
La storia insegna quando la guerra economica arriva al limite, diventa guerra e basta.
Settembre 3rd, 2021 alle 10:22
Scusate se vado controcorrente, ma io non rimpiango proprio per nulla le lotte sindacali: avevano un senso 50 anni fa, quando i diritti dei lavoratori erano veramente nulli, adesso non hanno senso. Quale diritto dovremmo difendere? Quello al lavoro perenne e garantito fino alla pensione? Il mito del “tempo indeterminato” è svanito da decenni, da quando il sistema economico capitalista si è dimostrato tutt’altro che infallibile. Eppure, ancora oggi le battaglie di concentrano sulla lotta al cosiddetto precariato, quando il caso GKN dimostra che precari, in questo sistema economico, lo siamo tutti. Questo genera norme ottuse e anacronistiche, come il decreto dignità firmato Di Maio, che ha introdotto limiti al contratto a termine ottenendo il solo risultato di costringere le imprese ad improbabili escamotage o soluzioni ancora più precarie del tempo determinato.
Continuiamo ad indignarci, giustamente per carità, di fronte a casi eclatanti che coinvolgono centinaia o migliaia di lavoratori, ma ci dimentichiamo che il tessuto economico del paese è fatto di medie, piccole e micro imprese, realtà per le quali anche mille euro in più o in meno contano. Realtà che non licenziano alla leggera come le multinazionali, ve lo posso assicurare; se chiudono è perchè davvero non ce la fanno a tirare avanti. Ma di queste situazioni nessuno parla, nessuno si interessa, nonostante rappresentino il 70% delle aziende italiane.
Il sistema giuslavoristico italiano è stato improntato sul contrasto di diritti tra lavoratori dipendenti e imprese, che ha generato negli anni una contrapposizione fatta di attriti e contenziosi fra due categorie che in condizioni ideali dovrebbero avere un rapporto di reciproca collaborazione. In questa situazione la magistratura di settore si è inserita subdolamente, con decisioni spesso illogiche, aumentando l’incertezza generale del settore. Quando Renzi ha provato a ridurre almeno parzialmente l’incertezza con il Jobs Act è stato massacrato politicamente e la magistratura, timorosa di perdere il proprio potere, ha provveduto immediatamente a smantellare l’impianto delle norme sul licenziamento, che di sicuro erano molto migliorabili ma quanto meno andavano in una direzione più al passo con i tempi.
In generale ci stiamo tutti fossilizzando sulla difesa del nostro orticello di diritti acquisiti, sempre più piccolo e risicato, litighiamo con il vicino per mezzo centimetro di confine, e non pensiamo al futuro, a rinnovarci, a far valere davvero le nostre competenze e potenzialità. Piuttosto che indignarci dovremmo chiederci come mai oggi per un lavoratore italiano perdere il lavoro è un autentico dramma, molto di più rispetto al passato e rispetto ad altri stati economicamente avanzati.
Massima solidarietà ai lavoratori della GKN, di cui ne conosco alcuni personalmente, ma la verità è che se fossero in un altro paese non sarebbero a fare le barricate, ma a cercarsi un nuovo lavoro, ed essendo operai specializzati e con esperienza avrebbero anche ottime probabilità di trovarlo.
Filippo da Prao
Settembre 3rd, 2021 alle 10:23
Non dicono niente perchè non possono dire niente. Nella tanto esaltata comunità europea, il diritto di intrapresa conta più di quello del lavoro, infatti quando in Franci atentarono di fare una legge contro le delocalizzazioni, incapparono in un multone da parte della comunità europea.
Settembre 3rd, 2021 alle 10:39
Caro David,non possono fare niente.I sindacati ormai ridotti a complici dei padroni,il Governo perche senza mezzi di contrasto efficaci.Assoluta impotenza.Del resto Fiat,Safilo,Beghelli,Geox,solo per citarne alcune,se la sono svignata da anni dall’Italia.Questo dopo avere saccheggiato per anni i sussidi statali.
Ma la democrazia funziona così,cioè pochissimi fottono,e molti sono fottuti.Cosi’è..a chi piace.
Settembre 3rd, 2021 alle 10:42
Massima solidarietà ai dipendenti della GKN, Texprint, Bekaert e di quelle numerose realtà in crisi. La sensazione spiacevolissima è che non ci sono molte strade concrete per trovare una soluzione positiva.
A monte di queste crisi c’è l’incapacità della classe politica e sindacale di aver capito in tempo cosa stava cambiando nel mondo industriale. Una volta c’era quello che veniva chiamato il “padrone delle ferriere”. Era una persona con cui potevi provare a ragionare guardandolo negli ochhi. Spesso era un imprenditore per il quale la fabbrica era la vita e quindi era disponibile a collaborare per trovare una soluzione.
Oggi non è più così. Il capitalismo è sostanzialmente finanziario e si muove seguendo le strade del massimo profitto senza forti legami con la mproduzione. Specialmente i fondi di investimento intervengono in una crisi industriale alluzzati da qualche finanziamento da parte dello Stato. Sindacati contenti e politici locali felici perché possono riscuotere voti in cambio della risoluzione del problema. Poi i soldi finiscono, non ci sono piani industriali seri dietro l’intervento e quindi si delocalizza e si chiude.
A quanto ne so, la GKN lavora nel campo dell’industria automobilistica. Ad esempio, facevano semiassi per la Fiat. Gli analisti del fondo Melrose che non hanno la più pallida idea di sove sia Campi Bisenzio, hanno studiato gli andamenti del mercato che per l’auto tradizionale non sono rosei e quindi si chiude per basso rendimento economico. GKN ha uno stabilimento a Brunico in val Pusteria in cui stanno investendo a bestia perchè è lanciato nel campo delle macchine ad emissioni zero e quindi promette ricavi sostanziosi nel futuro.
Settembre 3rd, 2021 alle 10:43
Un plauso a Stefano #5, che ha riassunto perfettamente quello che io ho cercato di dire con 8.000 parole…
Filippo da Prao
Settembre 3rd, 2021 alle 11:10
Non capisco perchè tutte queste levate di scudi per dei licenziamenti di massa.
Io sono stato licenziato varie volte di punto in bianco, ho lavorato sempre in piccolissime realtà fatte di 1-2 persone, e quando il padrone si svegliava con l’idea di chiudere bottega, bastava una pacca sulla spalla e un “domani si chiude”..
A differenza dei lavoratori GKN non ho mai goduto di mobilità o cassa integrazione, sono stato anche 6 mesi fermo prima di trovare un nuovo lavoro.
Quindi non capisco perchè questi operai fortunati, tutelati, che hanno avuto stipendi regolari per anni, e che avranno anche indennità varie di disoccupazione etc. non fanno come me ed invece di protestare non guardano intorno ed iniziano a cercarsi un nuovo posto di lavoro.
Settembre 3rd, 2021 alle 11:23
A tutti quelli che cascano dal pero oggi, la situazione finanziaria della GKN era ben chiara da 2 anni a lavoratori sindacati imprenditori e tutti…conseguenza comprese.
Da qui potrebbero partire vari discorsi che però evito di fare…
Per il resto concordo con Raz, mi pare che a volte la solidarietà abbia la convergenza un po’ da rifare… quando si toglie le mani dal volante l’auto tira sempre un po’ a ….. (indovinate…)
Vdz
Settembre 3rd, 2021 alle 11:27
Liberismo, capitalismo, globalizzazione. Hanno vinto loro e questo è quello che danno.
La colpa è solo nostra, di ogni singolo individuo che nella totalità ha dato questi risultati.
Settembre 3rd, 2021 alle 11:33
Il discorso è apparentemente semplice. La globalizzazione e la scelta ormai mondiale di intraprendere il capitalismo senza limiti, comporta dei vantaggi e degli svantaggi.
Stati Uniti ed Comunità Europea ne sono portabandiera.
Quando esisteva l’URSS il destino del lavoro viaggiava tra due argini: quello del libero mercato e quello del diritto al lavoro e alla socialità in generale.
Con la caduta del muro di Berlino è crollato l’argine della socialità e per sovrappeso è arrivata la globalizzazione.
L’Italia che nella sua “massa imprenditoriale”, nell’ambito della specializzazione internazionale aveva scelto l’opzione basso costo del lavoro, è stata la più penalizzata con l’allargamento della UE e con la globalizzazione.
Paesi a bassissimo costo della mano d’opera nella Ue e nel mondo ce ne sono a bizzeffe.
Credo che qualunque governo può fare molto poco in materia di crisi d’impresa, soprattutto se deriva da una ristrutturazione di gruppi internazionali.
Può e deve fare quanto necessario per sostenere chi ha perso il lavoro.
Stefano al 5 ha riassunto bene il nostro problema, come da affermazione di un prof. americano : “la differenza del concetto di ‘sicurezza del lavoro’, tra voi italiani e noi americani, è questa: per voi la ‘certezza’ del posto di lavoro è la sicurezza di non perdere il proprio lavoro, per noi la ‘certezza’ del lavoro è la sicurezza di riuscire a trovare un nuovo posto di lavoro”.
Purtroppo è vero. Non è la tipologia di contratto a garantire il lavoro ma la presenza di una forte domanda di lavoro da parte delle imprese.
Non serve la solidarietà a parole, ma non contrastare il Governo quando emana provvedimenti a favore dei licenziati, aumentando la tassazione: questa è la vera solidarietà.
Un saluto.
Settembre 3rd, 2021 alle 11:34
FUORITEMA ( anche perché il tema è veramente triste e lacerante).
David complimenti per Rocio. È competente, è leggera, mai pesante.
Consiglio non richiesto una trasmissione con lei, Monti e Sardelli. Potrebbero andare avanti per ore e ore senza stancare mai.
L’ho sentita ieri. Unica stonatura quando Bernardo si è messo a fare il fenomeno con lei ed il padrone di casa a proposito di Punta Ala, meno male che Sardelli ha riportato tutto alla normalità.
Settembre 3rd, 2021 alle 11:35
Per 5,Stefano:e siccome no…..valga a raccontare agli homeless,ai falliti della “bolla”2009,la barzelletta della certezza di ritrovare il posto di lavoro. Stefano,permettimi,sei rimasti al sogno americano…ohi,ohi….
Settembre 3rd, 2021 alle 12:04
Premessa tutta la mia solidarietà con gli operai in crisi ovunque nel pianeta, debbo fare le mie precisazioni.
Innanzitutto, mi associo a Immonda quando coinvolge la sinistra – che ho votato a lungo – nello sfacelo economico attuale; credo che Immonda comprenda anche i sindacati nella nozione di “sinistra” e se non l’ha compresi lui lo faccio io.
Ciò detto, la teoria del “libero mercato” mi garba assai: assomiglia alla novella della libera volpe nel libero pollaio…..
Ancor più belline le regole europee che non consentono allo Stato di intervenire sul e nel mercato: mi sembrano come le regole del fairplay secondo cui nel calcio non si può spendere più di quanto si incassa….
Insomma, in Europa, nel calcio come nell’economia siamo tutti uguali e liberi ma i maiali sono più uguali e liberi degli altri: il PSG spende l’ira di Dio, il Barcellona fa mercato con un miliardo e mezzo di debiti e lo Stato italiano fa figli e figliastri, salva Alitalia ma non GKN o chessoio….
Allora, famo ad intendisi: in un liberalismo assassino come il nostro, lo Stato deve intendersi come il primo imprenditore di se stesso e di tutti noi; lo Stato deve trovare il modo di stare sul mercato dell’imprenditoria prima e meglio di quanto facciano GKN, Beckaert e tutti gli operatori privati, nazionali ed internazionali.
O l’Italia non è il paese dove fatta la legge si trova l’inganno ?
Bene, adesso, fatta la legge del liberalismo assassino, lo Stato trovi l’inganno che ci porta fuori e renda più appetibile agli imprenditori investire localizzando in Italia che altrove.
Non è il reddito di cittadinanza o la disoccupazione o la cassa integrazione che ci daranno un futuro.
Settembre 3rd, 2021 alle 14:38
O Filippo, e l’ha riassunto il professore americano, mica Stefano!!!
Si fa per sdrammatizzare, ovviamente.
A parte le battute, è davvero una sintesi perfetta.
Settembre 3rd, 2021 alle 14:41
Purtroppo David non c’è niente e nessuno che alla lunga possa impedire a un azienda di licenziare i lavoratori e delocalizzare lo stabilimento.
Per quanto riguarda l’amministrazione locale il sindaco Fossi ha interdetto l’area, intorno alla GKN, alla circolazione dei camion, questo vuol dire che non potranno portare via i macchinari e la merce dallo stabilimento, ma fino a quando ?
La vera vigliaccata riguarda il rifiuto della GKN di trattare per la vendita dell’attività, in vacanza ho conosciuto un ex sindacalista di GKN, il quale mi ha detto che il sindacato interno avrebbe già trovato un compratore che fa lo stesso mestiere di GKN, pronto a rilevare l’azienda compreso macchinari, ma questi causa concorrenza non ci sentono proprio.
Una situazione drammatica.
Settembre 3rd, 2021 alle 14:53
Cosa vuoi che dicano a Roma, l’attuale classe politica è formata da raccattati affamati di soldi e quelli più capaci sono sotto scacco di poteri forti !!!
la primula viola
Settembre 3rd, 2021 alle 17:26
@paperott. Si. Quella frase non è mia. Mi rimase stampata in testa ma non è mia.
@dario. Gli Stati Uniti oscillano, negli ultimi 30 anni, tra il 3 ed il 6% di disoccupazione. Hanno dei parametri macroeconomici (debiti compresi) che noi ci sogniamo. Forse il “sogno americano” è una stupida utopia ma raccontami un po’ del “sogno europeo” oppure del “sogno italiano”.
In Italia, se un operaio di 50 anni perde il lavoro, è un uomo disperato. Ti prego di partire da qui, rimanendo in tema, per raccontarmi il “sogno italiano”.
Aspetto con fiducia.
Settembre 3rd, 2021 alle 18:10
Qui non si tratta di fare la guerra al fondo Melrose. Io conosco come ragionano i fondi le multinazionali in generale. Lo stabilimento è chiuso e non RIRIAPRIRA’. Si tratta di mettersi a un tavolo seriamente per trovare le migliori prospettive per i lavoratori. Ma è un lavoro complesso e difficile. È molto più facile fare una manifestazione inutile.
Settembre 3rd, 2021 alle 18:58
da un tipo del genere questo e altro.
per ora 40k multa….
Settembre 3rd, 2021 alle 21:31
Il fatto che un’azienda faccia dei licenziamenti comunicati in malo modo e sia intransigente, non significa che tutto il sistema sia sbagliato.
Viviamo nel momento più ricco della storia, soltanto un secolo fa la maggior parte delle persone vivevano senza acqua corrente o elettricità. Tutto questo benessere deriva dal “sistema”che tanti criticano per partito preso, ma è un sistema misto dove c’è sia il capitale che la presenza dello stato. Anzi chi parla di neoliberismo dovrebbe rendersi conto che il 50% delle risorse nazionali vengono gestite dallo stato e che la tassazione e oltre il 40% di media.
Settembre 3rd, 2021 alle 22:51
L’Italia è un Paese in cui convivono il liberismo più sfrenato e il costo più basso della manodopera nell’Europa occidentale.
Il frutto avvelenato di questa commistione è l’ingresso dei fondi speculativi nelle aziende che favorisce situazioni come quella della GKN su cui non possiamo che stare vicino ai lavoratori ed è giusto il presidio del Penta Sport per non dimenticare e per svegliare chi oggi solidarizza dopo 2 anni di crisi.
La Toscana in questi anni si è beata di Turismo e Moda e nel frattempo ha vissuto una pesante deindustrializzazione, vedi il Valdarno descritto da Dal72del58, a cui la Regione ha guardato senza muovere foglia se non conferenze stampa quando chiudono le aziende.
A Ingegneria Meccanica di Firenze i migliori laureati del triennio si sono tutti trasferiti per la Magistrale ai Politecnici di Torino e Milano.
Possiamo fare tutti i decreti possibili sul lavoro flessibile, rigido, ma se non c’è lavoro è solo aria fritta per discussioni fini a se stesse fra liberisti e impauriti.
Nessuno ha la bacchetta magica e non impianti aziende dal nulla; un primo passo possibile è uno screaning di quelle che sono le realtà industriali di tutte le dimensioni che fanno margini e favorire il loro sviluppo tecnologico con contributi su investimenti e assunzioni di giovani liberate da orpelli fiscali.
Accendi un volano che ti permette di fatturare e assumere.
L’affiancamento deve essere accompagnato da una partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali che in Italia è sempre stata vista da Imprenditori e Sindacati come il diavolo.
Settembre 3rd, 2021 alle 23:25
stefano,filippo da prao e pessimista,quando ho cominciato a lavorare -nel 78- io si poteva fare codesto discorso,perche’ lasciavi un posto oggi e lo ritrovavi domani.
forse vi sfugge che oggi non e’ piu’ cosi’.
Settembre 3rd, 2021 alle 23:36
“Quello che fatico a capire è l’atteggiamento dei vertici politici e sindacali nazionali”…cosa ci sarebbe da capire?
Sindacati e politica sono i primi responsabili di questa situazione e tu fatichi a capire?
Chi è che ha sostenuto, voluto o tollerato il processo di delocalizzazione produttiva dagli anni ’90 ad oggi?
Fatti questa domanda e datti una risposta. E vedrai che capirai.
Settembre 4th, 2021 alle 02:21
@Stefano, ovviamente la mia era una battuta. Hai fatto benissimo a riportare la frase, altroché!
Settembre 4th, 2021 alle 08:34
La notizia è: nello stabilimento di Bernardeschi hanno trovato 11 dipendenti a nero. Volutamente non commento. Però una domanda legittimamente me la pongo. I ristori li avrà presi?
Settembre 4th, 2021 alle 08:51
Molti interventi anche qui ci fanno capire che la nuova religione è il mercato e la libertà del capitale è il suo unico comandamento.
Non libertà dei suoi attori: se sei in un contesto di utilità pubblica non puoi scioperare. Ti precettano come in un contesto di guerra. Giustamente, direi, perché hai un valore rilevante di funzionamento dei bisogni collettivi. Ma questo vale solo per le maestranze. Guai se la legge intralcia il capitale e la bramosia di utili.
Nessuno o quasi, punta il dito della situazione GKN sulla proprietà fantasma. Si punta il dito contro il lavoro tutelato, come se la soluzione fosse il precariato diffuso in un contesto di mercato a offerta zero o quasi, si sottolinea l’inutilità delle manifestazioni, senza forse capire che il fine non è solo quello di ricostruire una realtà industriale arrivata al termine, ma anche di far conoscere, di far capire all’attenzione dei media e di tutti noi quello che succede. E meno male che si sono mossi.
Eppure la crisi GKN è similare a tante altre situazioni. Il crollo del mercato delle auto e dei macchinari è dovuto al Covid e non certo alla produttività dei lavoratori. Il governo ha esteso la CIG a tutti i settori e ora anche a titolo GRATUITO per le imprese per 12 settimane.Anche al fondo Melrose. Con una possibile perdita secca del 50% dello stipendio medio del personale.
Si parlava di poche decine di esuberi, questo generalmente viene gestito con un po’ di solidarietà, cioè con i soldi pubblici. Soldi pubblici che ormai sono parte integrante del corporate welfare e che si esplicano anche in corsi di formazione aggiornamento e sicurezza e nella gestione del territorio laddove possibile.
Senza scordarsi dei burattini di Confindustria che nel gennaio del 2021 avevano sottoscritto un patto con la regione per la gestione dell’operatività delle multinazionali in Toscana, comprensiva della gestione allargata delle crisi settoriali. Pinocchi.
Via, delocalizzazione, pedata a destra e manca e possibilità di aumentare i profitti per i soci grazie al dumping salariale e normativo.
Mettendo in evidenza non solo i drammi psicologici ed economici di un licenziamento collettivo, ma anche la disumanità nel relegare esseri umani a merce degna al massimo di un whatsup, e il danno ad un territorio che comprende filiere molteplici, dalle ditte in appalto ai vari professionisti che orbitano intorno all’azienda e ai suoi operai.
Un impoverimento del territorio che grazie alla nostrale classe (im)prenditoriale, così pronta vendere agli stranieri appena gonfiato il portafoglio, o ad emigrare nei paradisi fiscali per farlo crescere a dismisura, cede sempre di più a questi opportunisti relegando il paese a terra di conquista e predazione.
Settembre 4th, 2021 alle 10:58
Il caso GKN è collegabile al sistema liberistico, che peraltro
Settembre 4th, 2021 alle 11:13
No, ma davvero nel 2021 c’è ancora che crede che politica e sindacati avrebbero dovuto fermare le delocalizzazioni ? E per realizzare che cosa ? L’autarchia ?
La conferenza di Madrid del 1930 di Keynes non ha ancora insegnato niente dopo 90 anni ?
Se non si capisce che l’agenda dell’evoluzione del lavoro la stabiliscono le tecnologie e non la politica lotteremo sempre contro il nemico sbagliato.
Alla sinistra italiana (e mondiale) non va imputato l’errore di non aver protetto l’industria ed i lavoratori, ma il non aver guidato la transizione alla de-industrializzazione (inevitabile) del mondo occidentale.
Dal 2011 al 2018 industria e costruzioni in Italia sono passate dal 34,4% al 29,6% perdendo 93.000 imprese e 1.200.000 addetti.
Nel solito periodo però il settore dei servizi è balzato dal 64% al 70,3% con 158.000 imprese in più e 2.000.000 di addetti in più. A fare da traino i settori di attività artistiche, sportive e di intrattenimento (+16% di addetti in più) e servizi di alloggio e ristorazione (+23%).
Nel Regno Unito (dove sono avanti a noi ed il lavoro di certo non manca) il settore industriale è ormai al 18%, mentre i servizi sono arrivati all’80% (l’agricoltura è all’1% circa).
Che saremmo arrivati ad una fine dell’era industriale (per come l’abbiamo conosciuta) non era certamente un mistero, bastava leggere un saggio di De Masi come “Il Futuro del Lavoro” o “Ozio Creativo”, oppure un libro qualunque di Rifkin, o guardare semplicemente un film come Full Monty.
Forse fa un po’ ridere, ma in futuro faranno più soldi e avranno più certezze, lavori come questi che un verniciatore di sportelli in fabbrica: lo Youtuber, l’Influencer, il Tatuatore, il Social Media Manager, la Guida Turistica in E-Bike, Lo Chef a Domicilio, l’Istruttore di Palestra, la Ricostruttrice di Unghie, il Massaggiatore Shiatsu, il Sommelier, il Dj, il Tecnico del Suono …
Il problema di oggi è che questa transizione non è stata guidata dalla politica nei precedenti 20 anni ed invece di avere competenze per guidare il cambiamento, ci ritroviamo solo posti di lavoro di qualità molto bassa (il rider, il cameriere, il lavapiatti, la badante, i braccianti) che spesso gli italiani non vogliono fare, mentre le aziende (soprattutto all’estero) cercano come il pane figure che mancano come Ingegneri Software, Progettisti, Manager di Ecommerce, Ingegneri Elettronici, Esperti di Biotecnologie, Tecnici ADAS, Specializzati in Privacy e diritto d’Impresa, Manager speci@listici in Turismo e Cultura, soprattutto in mercati come l’informatica, le telecomunicazioni, la salute e l’intrattenimento dove siamo rimasti colpevolmente indietro.
Non voglio fare un elogio del benessere, ma almeno l’80% delle famiglie occidentali oggi spende oltre metà dello stipendio annuale in consumi non essenziali (vacanze, auto super accessoriate, servizi telefonia e streaming, cultura, abbigliamento di marca, sport praticato e fruito, ristorazione, cibi e bevande di qualità, estetica e bellezza, tecnologia …).
Il reddito medio familiare italiano è di circa 38.000 euro annui, la soglia di povertà a seconda della situazione familiare e del luogo (single, figli, nord, sud …) varia da 10.000 a 18.000 euro all’anno. Quindi la media del reddito italiano si colloca ben al di sopra della soglia di sussistenza.
Insomma, per capire dove lavorare, avremmo dovuto analizzare con un certo anticipo come avrebbero speso i soldi le famiglie. E questo è l’errore da imputare a quelli che stanno a Roma: la mancanza di una visione del futuro.
Settembre 4th, 2021 alle 11:44
Monica, il pessimista ha ragione da vendere, è successo anche a me. E guarda che nessuno si diverte nel piccolo a licenziare o addirittura a chiudere bottega. Succede quando sei costretto a farlo, sono dei drammi anche quelli a cui non viene data nessuna rilevanza.
Settembre 4th, 2021 alle 13:12
«Il frutto avvelenato di questa commistione è l’ingresso dei fondi speculativi nelle aziende che favorisce situazioni come quella della GKN».
Parole sante, Big. Il nocciolo del problema è proprio questo, ed è qui che sta tutta la responsabilità della classe politica, che non è stata (ed è) semplicemente incapace ma è stata (ed è) soprattutto complice ben più che consapevole.
Settembre 4th, 2021 alle 14:15
Omino 38: Il tuo intervento non fa una piega, anzi sì, una sola. Annoverare la cultura tra i consumi non essenziali. Dimmi che è stato un lapsus, ti prego!
Settembre 4th, 2021 alle 14:23
Il governo non può fare assolutamente nulla. La nazionalizzazione è morta e sepolta. Con la morte nel cuore dico che gli operai si debbono rassegnare alla perdita del posto di lavoro. Le leggi del libero scambio della Comunità Europea non danno alcuna possibilità di intervento ai governi nazionali.
Settembre 4th, 2021 alle 15:08
Omino di Ferro hai fatto un’ottima analisi.
Devi sapere che la mia tesi di laurea è stata ‘Sviluppo economico e strittur a produttiva’, basata sulla constatazione del Kuznets che la crescita economica comporta cambiamenti nel peso dei singoli settori. All’epoca c’era la crescita del settore industriale ed il declino relativo del settore primario.
Oggi l’evoluzione è quella che indichi tu.
Ma resta il problema di cosa fare. Di quale scelta di mercato optare in una economia globalizzata.
Aldi là della tematica produttiva settoriale, io preferisco il modello produttivo, sociale e giuridico adottato dai tedeschi. Commistione banca-impresa e padronato-sindacato. Ci metterei anche un po’ di statalismo economico.
Ma la mia è pura utopia.
Un saluto.
Settembre 4th, 2021 alle 15:28
È andato perso il seguito del mio intervento, non intendo ripeterlo.
Settembre 4th, 2021 alle 16:01
Franz, hai perfettamente ragione, mi sono fatto fuorviare dai freddi ragionamenti degli economisti e dal loro motto “Con la cultura non si mangia !” 🙂
Comunque sul fatto di cosa è essenziale e cosa non lo è potremmo stare a disquisire per mesi …
Ricordo che una sera a cena di venti anni fa, mentre discutevamo degli aumenti dell’euro e ognuno portava i suoi esempi (luce, gas, affitti, spese postali …) un amico fissato con il “culto del fisico” con assoluto disincanto ci disse che era scioccato dal raddoppio del prezzo … degli elettrodi dell’eletrostimolatore !
Ognuno ha le sue priorità nella vita.
Settembre 4th, 2021 alle 16:01
I politici italiani tutti sono conniventi perché ciò che accade è perfettamente legale e le leggi le fa il parlamento. Questo fenomeno mi angosciava anni fa e scrissi una (semplice) canzone : “ho visto le fabbriche chiudere”…sta sul tubo se la trovi. “ho visto generazioni di stolti senza alcun coraggio occuparsi di futili cose abbronzandosi al sole…”. Siamo causa del mondo che ci circonda.
Settembre 4th, 2021 alle 16:23
Omino, se (come dici tu) in Italia ci ritroviamo solo posti di lavoro di qualità molto bassa e mancano le figure professionali specializzate, secondo te di chi è la colpa se non della politica? Se non delle decine e decine di governi che un pezzo alla volta hanno volontariamente e diabolicamente smantellato la scuola, l’università e il settore cultura (sia artistica sia scientifica)?
Settembre 4th, 2021 alle 16:28
@ Viola1946
Sono d’accordo, il sistema tedesco (il Mitbestimmung o Cogestione detta all’italiana) è qualcosa di invidiabile e per certi versi sono riusciti a mantenere un discreto livello di produzione industriale, mantenendo un livello di ricchezza alto per i dipendenti e minimizzando le delocalizzazioni.
Questo però comporta un altissimo livello di qualità dei prodotti associato comunque ad un’alta vendibilità, altrimenti il sistema crolla. Insomma, fino a che Mercedes, Audi, Bmw, Miele e altre decine di industrie tedesche riusciranno a piazzare i loro prodotti al doppio del prezzo degli altri il sistema funzionerà.
In Italia una cosa del genere la possiamo vedere nell’abbigliamento, Brunello Cucinelli o anche i Della Valle stessi (ma anche molti altri marchi del Made in Italy), producono la maggior parte dei loro prodotti in Italia. Anche qui però devi sempre fare la differenza con la qualità o comunque con la percezione della stessa da parte dei clienti con un marketing ad hoc.
Sono convinto che in Italia abbiamo un tesoro inestimabile di cultura, enogastronomia, bellezze storiche e naturali e che sfruttandolo meglio potrebbe fare la parte del leone del PIL con il suo indotto. Purtroppo lo sfruttiamo poco e male (basti vedere come erano messi fino a pochi anni fa Pompei e la Reggia di Caserta).
Le persone oggi tendono più a consumare “esperienze” piuttosto che “cose materiali” e credo si debba andare verso quel tipo di economia.
Un esempio di cui ho sentito parlare recentemente: il Cammino di Santiago genera un indotto di oltre 200 milioni l’anno. 15 anni fa era di 50 milioni. Noi abbiamo la Francigena che è cresciuta molto, ma molto ci sarebbe da fare.
Un po’ come il calcio, avevamo il miglior campionato del mondo e ora la Premier League fattura 3 volte la serie A.
Settembre 4th, 2021 alle 17:42
Effetti collaterali.
Settembre 4th, 2021 alle 18:59
Robinson 47, forse non hai letto bene cosa ho scritto. Rileggi i miei commenti.
Ho scritto proprio che è colpa della politica, ma la colpa non è quella di aver lasciato delocalizzare le aziende come ha scritto qualcuno, bensì quella di non aver proposto alternative di qualità all’inevitabile (per motivi di progresso tecnologico e di costo di manodopera) declino degli addetti nell’industria.
Insomma, negli anni 20 il 70% degli italiani era dedito all’agricoltura, oggi grazie alla tecnologia, siamo al 3% e da mangiare non manca …
L’industria, lo sappiamo da anni che avrebbe fatto una fine simile ed invece di lavorare sulle alternative, abbiamo messo la polvere sotto il tappeto con sacrosanti aiuti di stato, ma alla fine i nodi sono venuti al pettine. E mi fanno ancora più inca..are quei politici che cadono dal pero e cercano pure di guadagnare consenso cavalcando il malcontento.
Settembre 4th, 2021 alle 19:18
Buonasera,
innanzitutto volevo fare a tutti voi i miei complimenti per la capacità d’analisi mostrata attraverso i commenti. Davvero non banali.
Volevo solo dirvi che i lavoratori non sono soli ai tavoli istituzionali. Lo dico per esperienza personale, diretta. Non lo sono e non lo saranno. La nostra terra ha una storia, ricordatelo sempre.
Negli ultimi decenni molti posti di lavoro sono stati salvati grazie ad un lavoro paziente, direi certosino, con il contributo di tutti.
Il commento che esprimo è a livello generale senza entrare nel caso specifico. Saluti viola.
Settembre 5th, 2021 alle 08:24
@39 raz,non intendevo questo,certo che ha ragione,che non lo so? Ma la disperazione di un licenziato è proprio perché se 40 anni fa un lavoro lo perdevi più a cuor leggero era perché sapevi che il hiorno dopo ne trovavi un altro. Oggi no. Non è che siccome la grande fabbrica ti butta fuori te dici “chissenefrega,tanto domani riparto”.E non mi sembra corretto criticare loro che cercano di salvare il posto o chi li sostiene. Non so se mi sono spiegata
Settembre 5th, 2021 alle 09:29
Robinson. Ovviamente concordo con quanto detto da Omino di Ferro.
Abbandonata la politica dei grandi ideali post 2 guerra mondiale, la politica sempre più, invece di guadare al futuro ha puntato e punta a prendere voti con azioni populistiche.
L’ultimo sussulto di politica che guarda lontano si è avuto nel biennio dicompromesdo storico. Infatti, il PCI perse molti voti, poiché prese misure serie di rilancio. Ma, l’assassinio di Moro ha interrotto quel processo e avviatoa una politica per nulla improntata alle esigenze economiche del Paese.
Quella che poi nel 1996 Benigni definì la politica del pinzimonio.
Nel 1992 in un Co vegno a Napoli Dobrush (forse ho scritto male il nome), che gli americani abbandonavano la produzione dell’hardware a favore del software.
Ecco li era la svolta.
Ma noi le politiche industriali le abbiamo abbandonate da tantissimo tempo.
Non è una sola questione di partiti, ma di generazione di politici e della loro selezione.
Settembre 5th, 2021 alle 11:00
Non mi è riuscito esprimere il mio intervento. Solo frammenti.
Settembre 5th, 2021 alle 11:25
Monica, ma infatti nessuno critica nessuno, dico soltanto che oltre a questa ci sono situazioni analoghe a cui non viene dato risalto per vari motivi, ma si tratta sempre di persone che si trovano senza lavoro e a volte anche piene di debiti fatti per cercare di tirare avanti la ditta.
Settembre 5th, 2021 alle 11:38
Filippo da Prao, da incorniciare.
Settembre 5th, 2021 alle 14:21
raz,certo,e’ ovvio. solo che mi aveva dato un po’ noia il tono di certi commenti-la forma,diciamo,piu’ che la sostanza.
sembrava che dicessero “hai perso il lavoro? chissenefrega,invece di piagnucolare vedi di trovartene un altro e falla poco lunga”.
come se oggi fosse facile
Settembre 5th, 2021 alle 14:29
OT,scusate la frivolezza.
in bocca al lupo a franck ribery che ha scelto una nuova sfida invece di percorrere una via facile. io a certe condizioni(ingaggio,presenze,ecc.) lo avrei tenuto,ma posso anche capire la societa’ che ha fatto una scelta diversa.
p.s. se penso a lui e al sindaco che va al lebosky (ma probabilmente ci sono anche altri casi),e poi vedo delle emerite teste di c….o -giovani- che si comportano come si comportano,tendo sempre piu’ a dare ragione al grande boskov!
Settembre 5th, 2021 alle 16:46
Fuori tema giocoso
Ho rivisto su youtube la sintesi di un Fiorentina/Milan vinta 3 a 1 con gol di Toni, Jorgensen, Toni ed in porta l’ultimo portiere che la Fiorentina abbia avuto cioè Frey. Che bellezza i giocatori, lo stadio pieno, che bei ricordi.
Settembre 6th, 2021 alle 10:08
@monica 32
Il problema è proprio quello che tu stai dicendo. 40 anni fa c’erano opportunità di lavoro quasi per tutti, ma oggi?
Purtroppo ci fermiamo come sempre alla soluzione tampone, cioè tentativi spesso inutili di salvaguardia a tutti i costi del posto di lavoro (come se fosse possibile impedire ad un imprenditore di cessare l’attività), invece di impegnarsi perchè certi eventi non assumano connotati drammatici come per la GKN.
Cosa pensi che otterranno i poveri dipendenti GKN con le barricate e le manifestazioni? Se va di lusso, il salvataggio di una minima parte dei posti di lavoro (con gli altri che lo pigliano nel sellino comunque), se va bene una buonuscita di qualche migliaio d’euro, se va male (cosa probabile) un piffero. In ogni caso non vedo speranze di continuare il proprio lavoro in una realtà che ti ha espressamente silurato.
Se quello italiano non fosse un sistema economico asfittico, buona parte di quei lavoratori specializzati avrebbe già trovato un nuovo lavoro, magari precario, magari a termine, ma sempre meglio della Naspi. E spero che comunque ci riescano tutti, ma la carenza cronica di politiche attive per il lavoro purtroppo non aiuta. E’ questo che non si vuole capire, deve essere favorita l’attivazione di nuovi posti di lavoro, non la difesa ad oltranza dei vecchi rapporti, che spesso degenera in situazioni come quella dell’Alitalia, economicamente morta da decenni ma tenuta a galla con costi altissimi a carico dello stato.
Posto che attualmente alternative reali al sistema capitalistico non ce ne sono, dobbiamo convivere con le sue storture e cercare di alleviarne gli effetti negativi, tutto il resto è solo una lotta ideologica contro i mulini a vento.
Filippo da Prao
Settembre 6th, 2021 alle 10:32
Uno dei temi trascurati o censurati, è l’impatto negativo della inflazione minima o della deflazione. Si è tanto e giustamente discusso e agito contro l’inflazione accelerata ma le politiche monetarie delle banche centrali si sono focalizzate su questo aspetto ed hanno avviato concrete politiche in tal senso.
Economisti non organici a fondazioni elitarie, come Krugman e Stiglitz, invece dichiarano che un’inflazione moderata è necessaria per spostare l’attività finanziaria a quella produttiva. Unita ad una disincentivazione alla commistione diretta, così come lo è per i gruppi bancari. Ovviamente inflazione moderata per non colpire i debitori ma anche per non indebitarsi come lo è stato con i subprime USA o i prestiti studenteschi invogliati dai predatori privati e dalla politica conservatrice.
Una misura parziale e da considerare nell’ambito di norme universali diverse dalla cecità attuale delle élite. Ma è già un passo anche nel dibattito culturale. Ricordarsi che leggi, usi, e cultura sono la barriera primaria alle distorsioni dell’iperindividualismo.
PS: forse qualcosa si muove anche nel calcio. Il tentativo di introdurre la luxury tax è una basilare scelta di portare la gestione dal lucro alla lealtà del campo. Un piccolo grande passo.
Settembre 6th, 2021 alle 11:23
io non voglio entrare nella cause citate da colleghi Viola conoscitori di economia e finanza,però mi chiedo spesso,cominciando dalla mattina appena sveglio:
– sveglia dal cellulare non fatto in Italia
– macchinetta del caffè per cialde, non fatta in Italia
– barba fatta con lametta, non fatta in Italia
– abbigliamento vario, assemblato in Italia ma costruito altrove
– prendo l’auto, non fatta in Italia
– vado a pescare, mulinello non fatto in Italia, idem per canna, ami e stivali
– guardo la tivvù, ci mancherebbe, anch’essa non fatta in Italia
– prendo dei farmaci la cui base non è fatta in Italia
ora l’abbozzo perchè divento prolisso e perdo il filo del discorso, ma quanti produttori nel mondo, magari usando tecnologie dei nostri laboriosi padri Italiani stanno arricchendosi mentre da noi sono sparite o in crisi tante aziende che prima producevano quei prodotti prima da me citati e conseguentemeente davano occupazione a milioni di Italiani?
Non possiamo vestirci tutti da Cucinelli, pagare l’assicurazione di un Ferrari, avere tutti scarpe Tods, eccellenze Italiane in quei settori specifici, ma la quotidianità un tempo era fatta di Borletti, Ferrania,Morini,Saba,Fiat e di tante aziende minori che si sono perse nel mare magnum del commercio mondiale.
Forse ho trascorso troppe primavere.
Chloro Dont
Settembre 6th, 2021 alle 11:25
Carissimi,
è un piacere leggere dotte disquisizioni di politica del lavoro, buone per intrattenersi in lezioni accademiche e/o salotti intellettuali, ma alla fine delle fiere il problema è semplicissimo: abbiamo (nel senso di hanno) voluto una politica economica liberale del mercato selvaggio ?
La politica liberale può portare a due risultati: una crescita di ricchezza o una crisi economica.
In entrambi i casi, le regole del liberalismo sono sempre le stesse: un’azienda investe (cioè fa impresa e, quindi, lavoro ) dove gli pare o perché guadagna di più, o perchè spende meno o semplicemente perché al padrone gli garba il paesaggio di quel posto al tramonto ed all’alba non gli garba più.
Che fare ?
Non si può essere liberali quando l’economia va bene e statalisti quando c’è la crisi perché questo equivale a privatizzare i guadagni (intesi anche come stipendi dei lavoratori) e collettivizzare le perdite (intese anche come stipendi dei lavoratori).
Queste sono le grandi scelte che riguardano la politica: o si rifiuta la scelta liberista a prescindere dai risultati (sia quando va bene che quando va male) e, cioè, all’origine o si sta nel liberalismo selvaggio e se ne accetta le conseguenze o lo Stato – fatta la legge – trova l’inganno per salvare almeno la povera gente.
Il resto è fuffa.
Due parole per Marco Francini.
Quando dai la stura all’inflazione, non potrai mai pensare di gestirla e tenerla a livelli “modesti” come vorresti te.
Allora, anche una “modesta” spesa pubblica farebbe il bene dell’economia come se ci fosse stata una “modesta” tassazione del lavoro probabilmente non avremmo avuto il problema GKN.
Lasciala stare l’inflazione, dammi retta: è una questione rimasta irrisolta dai tempi di Prodi che ereditò un’inflazione argentina, volle abbatterla con meccanismi quali ad es. l’abolizione della scala mobile e poi, con l’Euro, per imbucare alla festa dei ricchi un’Italia con le pezze al culo fece l’operazione inflazionistica più grande della storia economica mondiale……
Settembre 6th, 2021 alle 13:36
#61 Marco Francini
Sono d’accordo.
Settembre 6th, 2021 alle 14:11
È inaudito che un’Azienda chiuda con l’arroganza che si percepisce da questa vicenda. Le istituzioni possono solo verificare che ci sia legittimità e regolarità, come i sindacati, che peraltro sono diventati, almeno i confederati, poco efficaci visto che sembrano ricondurre le lotte in base a quanto disposto dai partiti di riferimento.
In questo caso poi, sembra che un’azienda in crisi sia stata acquisita da un’azienda che la “smonta definitivamente” per ricavare il ricavabile… o ho capito male?
Brutta faccenda comunque, nella speranza che l’epilogo sia migliore di quanto prospettato i migliori auguri a tutti i lavoratori.
Settembre 6th, 2021 alle 14:58
Ma una battaglia contro i “fondi” è come don chisciotte contro i mulini a vento. Oggigiorno non esistono più i Doberdo’che vengono assaliti dai lavoratori! Questi aprono e chiudono quando vogliono e purtroppo penso che il governo, bello o brutto che sia, non ci può fare nulla. La più grossa sciagura è stata il crollo del muro di Berlino! Oggi abbiamo la globalizzazione! Benvenuti nella nuova dittatura.
Settembre 6th, 2021 alle 18:51
Caro Marco Francini, tu fai una osservazione giusta. Il problema è, poi, quantificare quale sia il livello massimo di fondo (nel lungo termine) dell’inflazione tollerabile.
La BCE, come è noto a chi ha affrontato il problema, la stima nel 2% nel lungo termine e stima che è desiderabile un’inflazione prossima al 2%, in quanto come tu affermi un po’ di inflazione è carburante per lo sviluppo.
Ma tieni presenti, che una inflazione mediamente elevata, per non dire poi molto elevata, trasferirebbe reddito reale dai detentori di capitali a favore dei detentori di beni. Inoltre, penalizzerebbero i percettori di reddito non agganciato al lavoro ma alla pensione.
Quindi, la china dell’inflazione è pericolosa e va gestita con grande intelligenza.
Io, sfortunatamente comprai una Rover (credo 200) era una 1400 a benzina con resa da 1750. Aveva una ripresa incredibile e ottime prestazioni dinamiche.
A parte che dovevo camminare con una pompa di benzina (consumava sui 6 litri a km su autostrada a 130 orari), il motore arrivato a meno di 100.000 km mi ha abbandonato, poichè troppo sfruttato.
L’inflazione spinta è un po’ come quella Rover.
Un saluto.
Settembre 6th, 2021 alle 22:27
@Dont Chloro: eppure in Italia avremmo delle “industrie” che nessuno può toglierci: arte, cultura, natura, turismo, storia… E invece Pompei casca a pezzi, nella Valle dei templi ci sono le case abusive, il corridoio Vasariano è chiuso da secoli, tratti di mare splendidi tra il Circeo e Napoli non balneabili grazie alla terra dei fuochi e potrei andare avanti un bel po’. E come ciliegina, siamo un paese in cui quelli che parlano una lingua straniera sono tre gatti.
Settembre 7th, 2021 alle 07:01
Dont Chloro al 62
Breve, conciso, esaustivo.
Un post davvero molto bello nel quale il mio pensiero si rispecchia, anche se vivadio e viva anche il caffè, La Marzocco, Lavazza e Bialetti ancora sopravvivono in questa “stranierità cronica” da te citata.
Saluti
Settembre 7th, 2021 alle 11:50
XQu.So
grazie per la condivisione dei miei pensieri, è verissimo il caffè ci contraddistingue per la qualità della lavorazione dell’importato chicco, almeno in Europa.
Circa le macchine da caffè io mi riferivo alla costruzione all’estero di tutte quelle ad uso “famiglia” e non certamente a quelle professionali.
comunque a prescindere da tutto la Fiorentina ci fa sognare (almeno per ora)
XFranz Paperott
Parole sante,purtroppo il turismo ed annessi non è sfruttato come dovrebbe.
Però sarei curioso di sapere le percentuali di fiorentini che sono saliti almeno una volta nella vita (gambe permettendo)sulla cupola del Duomo o sul campanile di Giotto,giusto per capire se sono superiori a chi invece è stato per almeno una volta all’Ikea..
la terra dei fuochi è una vergogna da terzo mondo.
Ciao amici Viola!
Chloro Dont
Settembre 7th, 2021 alle 12:03
@Dont Chloro:
Salito su tutti e due, quando ero nei miei cenci, cioè parecchi anni fa.
Saluti
Settembre 7th, 2021 alle 15:55
mercoledi 15 primo giorno di scuola, dopo 3 mesi di vacanza e dad varie…arriva messaggio ora sul cellulare:
SCIOPERO
Senza pudore e senza ritegno… e poi ci lamentiamo della GKN…
Tutti a casa li manderei
mavvaff…
I SINDACATI SONO E SONO STATI LA ROVINA DELL’ITALIA
Vdz
Settembre 7th, 2021 alle 19:00
70 dentro coloro
Io sono stata su tutte e due però penso che in tanti non ci siano mai saliti
Settembre 8th, 2021 alle 06:36
“L’autista di scuolabus
Ha in mano la nazione,
Più di un ministro, di un Papa, o di un’autorità.
E c’è una terra di mezzo tra il torto e la ragione,
La maggior parte del mondo la puoi incontrare là..”
Vdz io non ho potere e non ho armi: alla prima crisi il nuovo capo ci ha detto uno ad uno se vuoi continuare qui un’ora gratis ogni sera e il sabato quattro. E noi lì col cappello in mano, come cento anni fa. Ognuno da solo faccia a faccia col capo, senza rancore: lo fanno da altre parti e si fa anche noi.
Ma ti garantisco, anche stamani mi alzo e i pensieri sono sempre neri e piatti, e magari tre mesi di ferie come dici (o fai intendere) tu li avranno fatti oppure no, non so. Io se avessi un po’ di potere per avere condizioni migliori, se avessi un presidio per i miei diritti io ora lo userei, perché è ora che si guarda dove vanno i nostri figli e è ora che ci si incazza di più con chi non li fa entrare. E un presidio quando lo levi non c’è più, ma per rimetterlo ci vuole il sangue, no tre mesi fuor di fabbrica. Il sangue, ci vuole, per rimetterlo, e la paura che te lo ritolgano.
E il pulmino per me lo guidano loro, no l’autista.
Se proprio voglio vedere qualcosa, vedo il pulmino, che è fatiscente e ora provano a farmelo vedere in fotografia online alle volte ci facessi meno caso.
Un presidio, da qualche parte, io preferisco che resti, non penso sia un privilegio, penso sia un Lavoro, e penso riguardi anche me che un conto una sema, e conto i morti ogni giorno, da quando uno parte la mattina a quando torna la sera.
Avrei avuto voglia di farti la battutina a inizio discorso che magari indovini… ma un c’entrava nulla e ti saluto qui con immutata Stima e immutata certezza nel Buon Lavoro che svolgerai anche tu, con fatica e soddisfazione. Forza Viola vinci per noi.
Settembre 8th, 2021 alle 09:26
MALADETTO,
L’inflazione non è una delle 4 forze fondamentali della fisica, è semplicemente una conseguenza delle attività economiche umane, che fa parte di un equilibrio e che può essere modificata secondo la volontà degli attori. Le politiche monetarie sono oggetto di controllo, supervisione e intervento da parte delle banche centrali nazionali e transnazionali.
Detti istituti, che sono gestiti prevalentemente dai privati nelle democrazie, attuano politiche di intervento sulla quantità di moneta emessa e sui costi relativi di distribuzione al sistema e non solo. Interventi coordinati possono indirizzare nel presente e nel futuro le dinamiche relative. Magari non è interesse dei soci che spesso si possono sovrapporre ai cartelli finanziari. Ma questo è un problema diverso. Un grande problema.
VIOLA1946,
siamo in sintonia e sottoscrivo in toto le tue argomentazioni. Un saluto.
Settembre 8th, 2021 alle 16:52
Caro Francini,
quello che ho detto io e quello che ha detto Viola1946 non differisce di molto: io ritengo assai difficile gestire l’inflazione, Viola1946 è un pochino più possibilista ma sia io che lui – credo – vediamo nell’inflazione una tigre tenuta a guinzaglio.
Se la smaglietti, vedi di averla addomesticata bene bene sennò………….
Settembre 9th, 2021 alle 00:16
Oggi 3 morti sul lavoro in Toscana.
Mi vien da piangere solo a pensare ai familiari a casa .
Che ne sara’ di quelle mogli ?
Che ne sara’ di quei bimbi ?
Settembre 9th, 2021 alle 10:05
Maledetto e Francini, entrambi siete molto vicini nel vostro pensiero. In realtà, anche estremizzando il concetto dell’inflazione alta e della deflazione, ne deriva che entrambe sono foriere di eventi negativi e positivi.
La Bce ha dimostrato di essere riuscita con le sue armi ordinarie a contenere l’inflazione entro il 2% come impone lo statuto comunitario.
Ma quegli strumenti ordinari non sono riusciti a combattere la deflazione e la bassissima inflazione.
Forzando l’interpretazione dello statuto, al fine di combattere la deflazione, la Bce ha adottato i tassi negativi e ha riempito il mercato interbancario di moltissima liquidità per sostenere i titoli di stato (principalmente).
Con questo voglio dire che l’inflazione generata da cause interne può essere gestita dalla Banca Centrale, quella generata da cause esogene, richiede strumenti diversi da quelli detenuti dalla Bce. Se aumenta il prezzo del petrolio e delle materie prime, il sistema economico deve trovare un nuovo equilibrio nei prezzi. I tre partecipanti alla divisione del PIL (stato, lavoro e capitale) devono trovare un nuovo accordo di divisione dello stesso.
Siete molto vicini nel concetto, anche se tendenzialmente esprimete posizioni diverse.
Un caro saluto.
Settembre 9th, 2021 alle 16:34
@Immonda
Visto che hai sollevato l’annosa e tristissima questione degli infortuni sul lavoro, mi piacerebbe avere un tuo parere, da artigiano tessile pratese, sulla vicenda della ragazza morta nell’orditoio a Montemurlo. Sento tanti giudizi e condanne in proposito, ma anche tanto moralismo da due soldi.
Filippo da Prao
Settembre 10th, 2021 alle 08:33
Filippo, trattasi di vicenda penosa a 360 gradi.
Al di la della vergogna e della responsabilita’ penale dei titolari della ditta e degli addetti alla manutenzione , trovo ad esempio notevoli ritardi in coloro che sono stati incaricati di fare gli accertamenti tecnici sulle responsabilita’ e sui fatti che hanno determinato il decesso di quella povera figliola.
Sono pero’ molto contento dello slancio pubblico che in poco tempo ha racimolato una discreta somma per un aiuto concreto al futuro del suo bimbo.
Ciao, stammi bene
Immondo