La mia voce in viola 1988/89 – Prima parte
1988/89
Le nostre radiocronache proseguivano fra una fuga ed una prolunga, mentre non si era ancora capito cosa volesse fare da grande la Fiorentina. Nel cuore e nella testa di tutti cresceva a dismisura Roberto Baggio. Fu negli ultimi mesi del 1988 che scoppiò definitivamente lâamore con Firenze. Non câera fiorentino a cui Baggio non piacesse. Ai giovani perché era un ragazzo semplice di ventun anni che condivideva le loro stesse passioni, a quelli un poâ meno giovani perché mai avrebbero sperato nella loro vita calcistica di ritrovare così presto un altro grandissimo giocatore con la maglia numero dieci. Incuriosiva sapere che si stava avvicinando al buddismo, le donne impazzivano per lui. Câera chi lo trovava tenero e chi irresistibile per via degli occhi verdi. Robertino deluse tutte le ammiratrici sposandosi giovanissimo con Andreina, lâamore di sempre. Gli unici che restarono immuni da questa passione collettiva furono i Pontello, che comunque gli rinnovarono il contratto fino al 1992 a mezzo miliardo netto lâanno. Ma se per caso qualcuno avesse voluto fare una pazzia per portarselo viaâ¦
IL FATTORE D
Carlos Caetano Verri Bledorn, detto Dunga, fu acquistato dalla Fiorentina quasi per caso, nellâintricatissimo affare Socrates, e tenuto in Brasile per tre anni a farsi, come si dice, le ossa. Poi, nel 1987, Anconetani fiutò lâaffare e se lo fece dare in prestito per il suo Pisa, che grazie soprattutto a lui riuscì a salvarsi. Quando lâanno successivo arrivò a Firenze, Dunga era ormai un calciatore maturo e completo, un centrocampista stile Oriali, forse con un pizzico di dinamismo in meno. Ma soprattutto aveva una personalità fortissima: âringhiavaâ? ai compagni di reparto, li rimproverava platealmente per un errore, era un leader nato.
Se guardo alla storia degli ultimi quindici anni in viola, ammetto di non aver mai avuto un rapporto semplice con i cosiddetti capi dello spogliatoio. Per meglio dire: allâinizio tutto fila liscio, ci si annusa, ci si stima, poi ad un certo momento scatta qualcosa che ci allontana, ci rende sospettosi, ci fa entrare in guerra. Eâ successo con Dunga, con Batistuta, in parte con Rui Costa, solo con Di Livio è andata molto meglio. Probabilmente è colpa mia, lo riconosco. Può darsi che non sia abbastanza attento nel riconoscere la leadership del campione, che non mi piacciano certi suoi comportamenti, quando invece lo spogliatoio di una squadra non solo li tollera ma ne ha addirittura bisogno. Poi arrivano i tirapiedi ed i ruffiani di turno ad avvelenare i rapporti e a quel punto la situazione non la recuperi più, salvo rarissime eccezioni, come è accaduto per fortuna con Rui Costa.
Le cose fra me e Dunga comunque andarono benissimo fino allâarrivo prima di Lazaroni e poi di Batistuta, che il brasiliano di fatto osteggiò nei suoi primi mesi fiorentini. Fino al 1991 non ci furono problemi, ed essere amico di Baggio rappresentò un buon lasciapassare per diverse interviste in esclusiva, perché i due avevano lo stesso procuratore (Caliendo) ed erano lâanima della Fiorentina, in campo e fuori.
DIVERTIMENTO
Sì, quella Fiorentina divertiva. Eriksson aveva perfezionato il meccanismo, esaltando finalmente le giocate di Baggio che aveva in Borgonovo un interlocutore capace – anche più di Diaz, imprestato allâInter – di parlare lo stesso linguaggio tecnico. La campagna acquisti era stata intelligente, a cominciare da Dunga. Il povero Enrico Cucchi, stroncato da un tumore pochi anni dopo, fu fondamentale per lâassetto del centrocampo, Carobbi e Battistini non persero un colpo, Landucci si mostrò degno di stare tra i primi cinque portieri italiani. Da Como arrivò il livornese Mattei, un faticatore della fascia destra molto estroverso. A volte persino troppo, tanto che, pensando a lui, Dunga fece affiggere nello spogliatoio il seguente cartello: âprima di azionare la bocca, accertarsi che sia inserito il cervelloâ?.
Era una buona Fiorentina, ancora una volta più a proprio agio in casa che in trasferta. Soprattutto accontentava un pubblico di buongustai del calcio comâè quello viola e pazienza se certe ingenuità collettive trasformarono in pareggi partite già vinte.
LA REPUBBLICA DEI SOGNI
Ci fu un periodo nella prima metà degli anni ottanta in cui tutti i giovani che leggevano i giornali ed erano anche vagamente orientati a sinistra si innamorarono perdutamente di âRepubblicaâ?. Se poi uno aveva anche la fregola di voler fare il giornalista, la miscela diventava micidiale, tanto da trasformare nomi e cognomi di giornalisti in veri e propri idoli. Nel mio piccolo la stella cometa delle letture quotidiane era il fiorentino Mario Sconcerti e quando scoprii che era un affezionato ascoltatore delle mie radiocronache quasi caddi in deliquio.
Nellâautunno del 1988 arrivò non inattesa la notizia destinata a trasformare uomini e donne perbene in affannati cercatori di posti di lavoro, gente pronta ad accoltellarsi per una firma: apriva la redazione toscana di Repubblica e stavano âfacendo le scelteâ?. Avevo poche esperienze nei giornali e tutte un poâ datate. Per sei anni avevo scritto di sport diversi dal calcio sul Tirreno, avevo collaborato a La Città , ogni tanto firmavo qualche articolo sui giornali che vengono distribuiti gratuitamente allo stadio. Ad una partita di Coppa Italia venni presentato a Sconcerti e gli chiesi immediatamente di collaborare. «Non câè problema â mi rispose â chiamami in settimana». Lo chiamai e mi dichiarai pronto ad immolarmi alla causa di Repubblica. Potevo benissimo lasciare il mio sudato posto fisso di lavoro (mamma Cassa di Risparmio di Firenze, mai ringraziata abbastanza per la pazienza avuta in questi anni), abbandonare tutto ciò che stavo facendo, a parte la radiocronaca, per trasferirmi notte e giorno nelle stanze di via Maggio a 200.000 lire al mese. E se erano troppe potevano pure trattare sul prezzo. Ero chiaramente partito di cervello, ma Repubblica era il mio sogno, la mia nuova frontiera e solo per questo merito qualche giustificazione postuma.
Sconcerti freddò i miei bollenti spiriti mettendomi sotto lâala protettrice (si fa per dire) di Massimo Calvino, nipote guarda caso del famoso Italo, che mi commissionò una faticosa inchiesta sulle piscine a Firenze. Cominciai a girare per la città , scrivendo tutto su tariffe e orari fino a consegnare tutto orgoglioso il mio bel compitino. «Se ne occupa Sandrelli», mi disse Calvino. Rimasi un poâ deluso, ma non sapevo ancora quello che il destino mi aveva riservato.
Massimo Sandrelli lo avevo conosciuto alla Città , quando gli consegnavo interviste un poâ scolastiche sul Prato, e non avevo con lui alcuna familiarità . E nemmeno la ebbi nelle due settimane successive al âdirottamentoâ? di Calvino. Lo chiamavo due, tre volte al giorno, ma lui o era in riunione o appena andato via. Una sera, sfidando me stesso, gli telefonai a casa perché il mio bellissimo pezzo sulle piscine âmeritava di essere pubblicatoâ?. In tutti i modi. Se devo dire la verità , non fu freddo. Fu gelido, ed io rimasi inebetito con la cornetta in mano per un paio di minuti a darmi del cretino. A quel punto non mi rimaneva che una soluzione: Sconcerti.
Alla decima telefonata in redazione, mi fa la grazia di accettare il colloquio. Io gli sparo tutta la mia rabbia per il trattamento subito, gli racconto le angherie di Sandrelli e lui risponde: «ti rendi conto che per parlare con te io sto perdendo parte del mio tempo? Sai con chi ero al telefono prima? (Se lo avessi saputo sarei stato uno straordinario sensitivo e forse mi avrebbero assunto a Repubblica) Con Spadolini! E tu mi rompi i cog⦠con queste storie, se Sandrelli ha agito così avrà avuto i suoi buoni motivi». Clic. Durata della conversazione: 135 secondi. Durata dello shock: tre settimane.
Un mese dopo portai i resti della mia inchiesta a La Nazione, che non pubblicò niente. Ma qualche tempo più tardi mi chiesero di scrivere qualcosa sul pugilato ed il canottaggio a Firenze. E nel 1994 ritrovai Sandrelli come direttore a Canale Dieci. Parlammo per unâora e ci chiarimmo. Capii che non gli era piaciuto che lo avessi scavalcato e fossi andato direttamente da Sconcerti. Ci giurammo lealtà assoluta nei rapporti e abbiamo sempre mantenuto la promessa.
Novembre 12th, 2008 alle 05:45
Sono le 8:42 pm ed ho appena finito di ascoltare il Penta. Grande puntata stasera. Grazie anche se mai fatto venire i lucciconi.
Ciao Firenze di vediamo il 18
Novembre 12th, 2008 alle 08:49
DAVID SE VEDI PANTALEO RIPORTALI QUESTO MESSAGGIO:
BASTA RAGAZZINI,CI VUOLE ESPERIENZA,GUARDATE MILAN INTER E JUVE,SONO TRASCINATE DA GIOCATORI,MATURI.
PER VINCERE CI VUOLE ESPERIENZA E QUALITA’.
CORVINO COMPRA “VAN BOMMEL” E’ IN SCADENZA DI CONTRATTO,NON FARTELO SCAPPARE
ciao
Novembre 12th, 2008 alle 10:11
racconto molto interessante (come tutti gli altri) che mette in risalto quello che si intuisce dalla parte di qua di video e giornali, ovvero la simpatia dei personaggi in questione. a dire il vero, me lo immaginavo che fossero cosi gradevoli, ma questo “dietro le quinte” mi fa capire che quei due sono ancora piu simpatici e alla mano di quanto pensassi..
Novembre 12th, 2008 alle 11:17
Mi scuso ma vado fouri tema: David, qual’è il motivo reale per cui Zamparini non perde occasione di sparlare della Fiorentina?
Novembre 12th, 2008 alle 11:33
Martino rimettiti presto, abbiamo bisogno di te!
Novembre 12th, 2008 alle 13:30
Caro Massimo, ma trascinate dove? Sono a 3 punti da noi e spendono per lo stipendio di Ronaldinio quanto si spende noi per 3/4 di rosa….Fatemi il piacere.
Novembre 12th, 2008 alle 15:35
Sai David, dopo la lettura di questo post, in me sorge nuovamente il rammarico di non avere, nella Fiorentina di oggi, calciatori con la personalità di alcuni passati giocatori.
Mi manca un po’ il personaggio trascinatore, quello che nei momenti di stanca della partita urla in campo ed incita la curva, chiedendo ed alimentando il tifo.
Magari (e qui sogno) un giocatore che si faccia portavoce dei tifosi e battibecchi simpaticamente e salacemente con i giornalisti, sopratutto quelli via etere, rimettendo al proprio posto le varie macchiette televisive del quale (parlo per me) non se ne può più.
Alcuni diranno che per la squadra è un bene, ma a me, che vivo il calcio in modo romantico, manca parecchio “un qualcuno” che infiammi (calcisticamente parlando) le folle.
p.s. x David
Da quando ho iniziato a postare sul tuo blog sono partito subito con il TU. Normalmente non lo farei mai senza una preventiva conoscenza, ma essendo anni che ti ascolto alla radio, mi sembra di scrivere su un blog di un vecchio (in senso affettuoso) amico.
Spero non sembri scortesia.
Ale viola!
Novembre 12th, 2008 alle 15:55
Mi accodo a “california viola”, davvero grande puntata quella del penta di ieri sera.
E’ bello un pò di sano e goliardico amarcord ogni tanto, senza per forza trovare la notizia della Fiorentina odierna.
Non per criticare i tuoi collaboratori (per me il Pentasport è il compagno irrinunciabile del tragitto di ritorno da lavoro) ma penso che dovresti fare più spesso qualche capatina alla conduzione anche con ospiti come quelli di ieri sera.
A sentire le vostre voci avete dato l’immagine non di uno studio radiofonico ma di un salotto di casa con davanti del vino e piatti di affettato dove si parla di vecchi ricordi in modo spensierato.
Peccato che intorno alle 19.10 è arrivato il classico ascoltatore che interrompe la magia.
Non ti curar di loro…….
Ciao David e complimenti.
Buona giornata a tutti.
Novembre 12th, 2008 alle 15:56
Ogni persona appassionata di calcio non ha potuto non amare Baggio. E’ stato il più forte giocatore che io abbia visto dopo Maradona, è stato la personificazione della bellezza del calcio.
Novembre 12th, 2008 alle 18:20
Ciao David.
bello questo pezzo de “la mia voce in viola”.
Secondo me Sandrelli dovrebbe smetterla di parlare di Fiorentina…
Andrea
Novembre 12th, 2008 alle 20:39
Ciao David,
ho riletto il mio commento e manca la parte della telefonata…
è una censura o un semplice errore…
beh lo spero…non capirei il perchè non si possa parlare di quell’episodio.
Con affetto.
Andrea