La voce in viola 1983/84 – Seconda parte
MA ALLORA QUALCUNO MI ASCOLTA!
Era una notte buia e tempestosa⦠Dâaccordo, la notte non poteva che essere buia, ma tempestosa è un aggettivo che ci sta bene, se rapportato sia alle condizioni climatiche di gennaio che al mio stato dâanimo. Avevo chiamato Iachini per fissare il solito appuntamento per andare in radio e venni gelato da una domanda: «si può sapere cosa ca⦠hai detto in radiocronaca a Napoli? Nello spogliatoio sono tutti inferociti con te». E per tutti intendeva, in ordine di arrabbiatura, Passarella, Oriali, Antognoni e buon ultimo Pecci, che, forse in memoria dellâanno trascorso insieme, non sembrava troppo incavolato. Andai completamente nel pallone, era come se mi avessero dato un cazzotto alla bocca dello stomaco e chiesi spiegazioni. Iachini mi parlò di alcune allusioni che avevo fatto circa una presunta combine. Improvvisamente mi ricordai che nel contesto di una gara bruttissima e non sapendo più a quale santo votarmi per evitare di continuare a descrivere insulsi passaggi a centrocampo, avevo cominciato a parlare degli ottimi rapporti da sempre esistenti tra Napoli e Fiorentina. Mentre ribadivo per la decima volta lo scarso spessore agonistico della partita, citavo i tanti giocatori che le due società si erano scambiati. Ovviamente non avevo tirato in ballo alcuna combine, ma ero stato ingenuo e anche un poâ stupido. Scoprii in quel momento la categoria che fino all’avvento della pay tv ha rappresentato, insieme allâispettore di Lega, il mio incubo maggiore: la moglie (o lâamico) del giocatore. Quella o quello capace di riferire al marito o al sodale qualsiasi mia critica, deformando quasi sempre le parole, con il risultato di catapultarmi addosso il calciatore schiumante di livore.
Sulla partita di Napoli comunque avevano ragione. Dopo una notte in bianco, andai a Canossa e chiesi udienza ai big della squadra al termine dellâallenamento. Nelle lunghe ore di insonnia mi ero preparato una dotta disquisizione che assomigliava un poâ, lo ammetto, al brodo primordiale. Dentro câera di tutto, dalla sacra libertà del giornalista, al mio amore per la Fiorentina, fino ad arrivare allâassoluta ammirazione per quei campioni. Appena giunto dentro lo spogliatoio, dimenticai ogni cosa. Farfugliai qualche frase, chiesi scusa per lâeventuale malinteso e venni âsorrettoâ? dialetticamente da Pecci, che cominciò a fare battute. Antognoni disse che per lui lâincidente era chiuso, Oriali constatò laconicamente che a Milano con Bruno Longhi câera più professionalità nel fare la radiocronache, Passarella tacque pericolosamente, ma non mi attaccò a nessun braccio della doccia. Uscii dallo stadio sollevato e solo in quel momento mi venne in mente che forse gli ascoltatori delle mie radiocronache erano più dei cinquanta amici e parenti a cui avevo sempre pensato.
12 FEBBRAIO 1984
Câè qualcosa di misteriosamente grande e tragico nella vita calcistica di Giancarlo Antognoni. Non importa andare ai mancati successi di un giocatore unico, basta pensare ai suoi tre infortuni: prende in mano la squadra con il Genoa, segna un gran gol e per poco Martina non lo spedisce al Creatore con lâuscita più spericolata ed idiota che si sia mai vista. Gioca divinamente contro la Polonia nella semifinale mondiale, offre un assist dâoro a Paolo Rossi e dieci minuti più tardi gli zompa addosso Zmuda, aprendogli in due il piede ed impedendogli così di giocare la finalissima. Eâ il capitano di una Fiorentina spettacolare che sta inseguendo la Juve, realizza la rete dellâuno a zero con la Sampdoria e al quarto della ripresa viene irrimediabilmente falciato da Luca Pellegrini, che gli tronca in due la gamba e la carriera.
Quello fu il punto di non ritorno della sua prima vita in viola. Sì, Antognoni sarebbe rientrato diciannove mesi dopo, ma non era più la stessa cosa.
BRAVI LO STESSO
Non si ripeté il miracolo Miani e forse la squadra era un poâ stanca perché aveva speso troppo. Senza Antognoni ad ispirare lâattacco, Bertoni e Monelli si incepparono e arrivarono più pareggi che vittorie. Ciò nonostante, finimmo al terzo posto, quindi nellâattuale Champions Leagues, a sette punti dalla solita Juve che aveva vinto il confronto diretto a Torino con fortuna e solo grazie ad un discutibile rigore. Era stata comunque una stagione da incorniciare, la più bella Fiorentina dagli anni sessanta, migliore sul piano del gioco di quella a cui avevano rubato lo scudetto. Sul piano societario se ne era andato Allodi e Corsi era tornato a comandare da solo. Esisteva il problema di sostituire Antognoni e qualcuno a primavera si ricordò che Socrates aveva fatto un gran mondiale in Spagna, segnando fra lâaltro un gol strepitoso a Zoff. Era tutto vero, peccato che da quei tempi fossero passati due anni e almeno un migliaio di lattine di birra.
GUETTA CHI?
Ultima partita di campionato ad Avellino. Convinco Saverio Pestuggia a venire con me e ci ritroviamo per caso ospiti di un banchetto nuziale nel ristorante scelto alla periferia della città . Sgusciamo via pieni come tonni fra una tarantella e un âO sole mioâ? e arriviamo al Partenio con il solito anticipo di due ore. Rosoliamo al caldo di metà maggio fino a che non intravedo lâinconfondibile sagoma di Ciriaco De Mita, allora potentissimo segretario della Democrazia Cristiana e tifoso dellâAvellino. Annuso lâintervista di prestigio, mi butto tra le sue guardie del corpo e gli sparo la prima domanda:
«Onorevole, come giudica questa stagione calcistica che sta terminando?»
Silenzio
«Onorevole, un altro bel campionato dellâAvellinoâ¦Â»
Niente
«Onorevole, qual è per lei il numero giusto di stranieri che dovrebbe avere ogni squadra?»
Peggio che andar di notte.
Mi sollevano di peso due âsimpaticiâ? gorilla e cominciano ad intervistarmi.
«Ma lei ha mandato la regolare richiesta in segreteria per parlare con lâonorevole De Mita?»
«Veramente no, vengo da Firenze e volevo solo chiedere allâonorevole qualcosa sul campionato di calcio»
«Lavora per la Rai?»
«No»
«Per la Gazzetta dello Sport?»
«No»
«Per quel giornale di Firenze, come si chiama?⦠»
«La Nazione. No, mi piacerebbe, ci ho provato ma non mi hanno mai risposto»
«Insomma, per chi lavora?»
(Con malcelato orgoglio) «Per Radio Blu di Prato, faccio le radiocronache della Fiorentina»
«Conosce qualcuno qui ad Avellino?»
«Il signore che mi ha dato lâaccredito ed il tecnico della Sip che ha installato il telefono, ma non credo che servano»
«Come ha detto che si chiama?»
«Mi chiamo David Guetta e (quasi con aria di sfida) sono giornalista pubblicista da quasi quattro anni»
«Guardi Guitta che lei qui in tribuna dâonore non ci può stare e soprattutto la deve smettere di importunare lâonorevole De Mita con le sue stronâ¦.».
Mi scusi onorevole, come è umano lei!
Settembre 11th, 2008 alle 10:31
Una domanda per David e per tutti i tifosi viola dai trent’anni in su: nei miei ricordi di bambino di sette anni c’è un gol di Monelli da centrocampo, mi pare contro il Napoli. Qualcuno mi può dare conferma? Grazie e buona giornata a tutti.
Settembre 11th, 2008 alle 11:29
Che bello David leggere questi ricordi e andare rivedere la storia della nostra viola, attraverso il tuo punto di vista di protagonista della storia stessa. E più di tutto mi piacciono gli episodi che racconti tipo De Mita o spogliatoio arrabbiato…bravo.
P.S. Non c’entra niente ma hai visto il video del goal del Perù con assist strepitoso di Vargas? Ascoltandoti in radiocronaca pensavo che non si potesse andare oltre come entusiasmo(magari un infarto ‘live’), invece….
Settembre 11th, 2008 alle 12:33
Qualcuno avrebbe dovuto ricordare all On. che il suo mestiere era quello di essere un NOSTRO dipendente (nostro nel senso di noi cittadini) e non un Dio in terra.
Settembre 11th, 2008 alle 12:36
Esatto, proprio contro il Napoli e da centrocampo. Dalla stessa distanza ricordo un autogol di Burgnich che finì la carriera nel Napoli.
Settembre 11th, 2008 alle 14:04
PER MARCELLO da Genova:
Io c’ero: forcing del Napoli per pareggiare, Garella fuori dai pali e Monelli si trova il pallone nel cerchio del centrocampo e, con una parabola che non finiva mai, palla dentro la rete e… quanto si godette.
P.S. A quel tempo avevo l’abbonamento in maratona ma, come sempre accadeva con il Napoli, dovetti vedere la partita dalle scale di accesso perché tutti i posti erano occupati dai tifosi azzurri.
Settembre 11th, 2008 alle 14:48
Favolosa la scena con De Mita!
B.
Settembre 11th, 2008 alle 16:38
tre a uno, golasso di paolone da centrocampo, colossale gelato offerto da babbo a bambino già sovrappeso
Settembre 11th, 2008 alle 17:15
per Marcello da Genova:
Come no. Mi sembra che il napoli fosse in testa alla classifica, perse 3 a 1 e il terzo gol fu quello che ricordavi te.
Mi ricordo di quella domenica perchè un mio caro amico era stato colpito pochi giorni prima da un grave lutto familiare e andammo insieme allo stadio ( ciao Stefano).
Ma sei un tifoso viola? Come è tifare fiorentina in una città con due squadre contro?
Ciao, Daniele.
Settembre 11th, 2008 alle 18:36
David il vostro ministro Maroni sta facendo cose allucinanti. Fio-Bologna solo abbonati….quando i cosiddetti buoni si mettono a buho pillonzo. A questo punto vogliono favorire i violenti o sbaglio?
Settembre 11th, 2008 alle 18:44
Sto ascoltando Luca Calamai sulle decisioni del Casm (?) il quale è giustamente indignato e chiede a gran voce l’intervento della società.
Una domanda: ma se cominciaste a fare una campagna di stampa anche sui giornali, sulle radio e sulle tv, invece di sollecitare le altre componenti del calcio (società e tifosi) ?
Settembre 12th, 2008 alle 12:00
Grazie a Johntorpy, a maffe, a ric ed a Daniele per le vostre puntuali risposte. Eh sì, Daniele, sono un tifoso viola nato a Genova e residente a Genova, anche se ho la casa di campagna in provincia di Firenze (Sughera, piccolo paese nel Comune di Montaione).
Non è facile tifare Fiorentina a Genova, anche se credo che se la passino peggio i tifosi viola a Roma (e nel blog ne compaiono tanti, vi saluto e sono solidale con voi!).
Da ragazzo ho dovuto subire cori poco simpatici (i genoani ne intonano uno che inneggia a Silvano Martina, che piccoli uomini!) e, dopo un Sampdoria – Fiorentina (mi pare del 1991, c’era Lazaroni) che io guardai insieme ai tifosi viola nel settore ospiti del Ferraris (la “gabbia”), e che dominammo ma perdemmo 2 a 0 con due nostri autogol, fummo fatti oggetto di lanci di monetine quando eravamo ancora chiusi dentro lo stadio e, una volta fuori, ci fu un’aggressione sul piazzale di fronte alla tribuna con lancio di petardi e bottiglie. Inutile dire che era la fine del gemellaggio tra le due tifoserie. Tornando a casa mi sentivo (oltre che arrabbiato e deluso) uno straniero nella mia città, e nella gente con la sciarpa blucerchiata addosso vedevo dei nemici, anche se ovviamente quasi tutti i miei amici sono o genoani o doriani.
Però devo dire che molti tifosi genoani, pur essendo stati storicamente avversi a noi, mi hanno manifestato rispetto per la fierezza del tifoso fiorentino, che segue in blocco la squadra anche in C2 e fa ancora sentire il “fattore campo”.
Ultimamente, da quanto sento sul blog e da quanto ho verificato nelle mie più recenti “trasferte” al Franchi, forse i cori sono più fiacchi, e sarebbe un peccato, anche se, dall’altro lato, è un segno di maturità che la tifoseria abbia dimenticato le punte di violenza degli anni passati. Certo, sarebbe il caso che questa maggiore coscienza (per la quale siamo stati indicati come esempio di civiltà in Italia ed in Europa) venisse ricompensata con provvedimenti diversi da quelli che ci hanno appioppato per le partite col Napoli e col Bologna. Ma questa è un’altra storia…
Settembre 12th, 2008 alle 15:53
RAGAZZI SE NON LO AVETE CAPITO DOVETE SMETTERE DI ANDARE ALLO STADIO E COMPRARE SKY. QUESTO E` QUELLO CHE LA POLITICA UNTA DA SKY VUOLE. O LO CAPITE O SIAMO DISPOSTI A TUTTO PUR DI NON FARVI ANDARE ALLO STADIO.
QUESTA NON E` UN AVVERTIMENTO MA UNA MINACCIA.