Il mondo che verrà
Ogni tanto provo a sondare il terreno per capire quanto i ragazzi siano dentro l’attualità, quanto interessi ciò che viene scritto su giornali e web a proposito di politica ed economia.
Il risultato è sconfortante: mi potrei consolare pensando che l’eccezione è chi oggi si informa su quello che avviene oltre lo smartphone, ma è il famoso “mal comune mezzo gaudio” che ho sempore rifiutato.
Come spesso avviene quando qualcosa non mi torna, mi chiedo quali errori possa aver commesso, in questo caso nel cercare di spingere ad un maggior interesse chi mi sta accanto.
Più in generale mi domando come mai il comune sentire sociale e politico della nostra gioventù ormai lontana sia così diverso dal loro: in cosa abbiamo sbagliato?
Come mai non siamo riusciti a trasmettere nessuna emozione o passione verso la “polis”?
Loro non sono certo meno intelligenti di noi e neanche meno sensibili, ma ci deve essere qualcosa che si è inceppato nel meccanismo di collegamento tra generazioni.
Una possibile spiegazione potrebbe essere il nostro più che riuscito tentativo di appianare ogni loro difficoltà, di costruirgli un mondo perennemente in discesa dove, ad esempio, nella scuola il professore non giudica, ma viene processato e condannato da studente e genitori se non risponde ai canoni richiesti, ovvero se svolge con coscienza il proprio lavoro.
Senza contare nei casi più fortunati, che sono poi la maggioranza, il possedere tutto a fatica zero, perché ci sembra che non basti mai abbastanza quello che facciamo per loro, quello che doniamo.
Credo però che non basti, magari c’è anche la nostra fatica ad insistere per spiegare da dove arrivano certe conquiste sociali di cui loro oggi beneficiano: un segno di insofferenza e ci smontiamo subito, invece di continuare.
Comunque sia, una comunità fondata sull’autoreferenzialità dei like o sul quarto d’ora di celebrità sul web mi sembra uno dei più grandi rischi per il mondo che verrà.
Gennaio 17th, 2018 alle 08:27
I responsabili di come sono i nostri figli siamo noi. Perchè li difendiamo ad oltranza, e quindi si sentono impuniti, tentiamo di parlarci, ma siamo di altra generazione e – molti – senza alcuna base di pedagogia, perchè siamo impegnati (entrambi i genitori) e affidiamo a terzi la loro educazione (certi figli assomigliano più ai nonni – o alla tata – che ai genitori.
E ci abbiamo fatto le battaglie per raggiungere questo: a scuola i piani individuali di lavoro sono sempre più spesso usati per non far “lavorare” i figli, quasi lo studio fosse un fastidio, che poi usciranno (grazie alla legge sulla privacy) con un voto che avrà lo stesso valore di quello di chi si è fatto il mazzo. Basta l’accenno alla discalculia, dislessia, etc per ottenere facilitazioni.
Perchè abbiamo insegnato ai figli che bisogna essere furbi, a fregare il prossimo. E questo ora, si ritorce anche contro di noi. Gli siamo serviti per arrivare all’autonomia, ora fanno da soli. Salvo quando hanno bisogno. E noi, nuovamente, cediamo.
Gennaio 17th, 2018 alle 08:35
Abbiamo perso la misura di tutto e ci siamo svuotati di ogni forma di rispetto. Con i figli sono riuscito a trasmettere qualcosa ma con i nipoti sarà dura per i miei figli, molto dura.
Hanno tutto e subito.. anzi troppo! Certo tante cose e tante condizioni sono migliorate rispetto ai miei tempi di giovinezza ( anni 50/60) ma il resto mi fa venire i brividi. A proposito di giovani, ma togliere la legge che rende impunibili
quelli sotto i 18 anni???NO eh, andiamo avanti cosi, in pochi anni sarà il caos più completo. Vedrete a breve quanti gang di bastardi ci saranno per le strade ad emulare quei criminali giovani di Napoli. Li ho chiamati criminali perché anche a 12/16 anni si può essere tali.
Gennaio 17th, 2018 alle 08:42
Se per “fatica di spiegare” intendi convincere i ragazzi a “pensarla come te” è giusto che i ragazzi pensino ad altro.
Fino all'”avvento di Renzi” parlavi di politica 3/4 volte al mese su questo blog, poi, forse per pudore o forse per vergogna, hai smesso completamente di parlarne ed ora ci dici “i ragazzi… qualcuno pensi ai ragazzi”?
Tu? Il primo che quando si parla vuol convincere il prossimo delle proprie idee?
Tu? Arroccato da sempre a votare lo stesso partito supportandolo come si fa con una squadra di calcio?
E cosa gli vuoi spiegare? Che se da ragazzi hai delle idee te le devi portare fino alla tomba, a prescindere, infamando ed offendendo chi non la pensa allo stesso modo esattamente come facciamo noi?
Oppure gli vuoi spiegare che se conosci un politico (e magari ci fai una telecronaca insieme) lo devi sostenere alla grande sempre e comunque?
Siamo noi che abbiamo reso questo paese quello che è ed è più che capibile che i giovani ci guardino con sospetto!
Cosa deve pensare un giovane vedendo in TV Berlusconi e de benedetti (giusto per par condicio di nefandezze)?
Un giovane si deve appassionare delle vicende di Verdini?
Oppure si deve documentare su banca Etruria ed MPS?
Speri veramente di convincerlo che “votare è cosa buona e giusta”?
Con le nostre idee da dinosauri?
RISPOSTA
Non ho mai voluto imporre niente, provo a “raccontare” quello che so, ciao
David
Gennaio 17th, 2018 alle 09:19
Se si guarda su rai storia
i programmi sui giovani degli anni 60,70,80
ci si accorge che sono sessant’anni che si fanno i soliti discorsi.
Gennaio 17th, 2018 alle 09:54
A sedici anni dopo aspra discussione con la bolscevica professoressa di lettera delle superiori fui buttato fuori di classe e spedito dal preside.
Motivo del contendere?
La professoressa voleva che l’intera classe andasse a vedere il film “novecento” di Bernardo Bertoluccci, per aver poi materiale per aprire un dibattito sull’antifascismo.
Io proposi di respingere il suo progetto con la motivazione che non era giusto alimentare un cinema dichiaratamente di sinistra e che un professore doveva fare cultura e non politica.
Parlo dell’anno 1976.
Oggi, alla soglia dei 60 anni rimpiango quella professoressa sinistroide, rimpiango quel modo di fare scuola, rimpiango un mondo scomparso.
Son Giurassico?
Si.
E me ne vanto.
——————————-
Davanti alla scuola tanta gente
otto e venti, prima campana
“e spegni quella sigaretta”
e migliaia di gambe e di occhiali
di corsa sulle scale.
Le otto e mezza tutti in piedi
il presidente, la croce e il professore
che ti legge sempre la stessa storia
sullo stesso libro, nello stesso modo,
con le stesse parole da quarant’anni di onesta professione.
Ma le domande non hanno mai avuto
una risposta chiara.
E la Divina Commedia, sempre più commedia
al punto che ancora oggi io non so
se Dante era un uomo libero, un fallito o un servo di partito.
Ma Paolo e Francesca, quelli io me li ricordo bene
perché, ditemi, chi non si è mai innamorato
di quella del primo banco,
la più carina, la più cretina,
cretino tu, che rideva sempre
proprio quando il tuo amore aveva le stesse parole,
gli stessi respiri del libro che leggevi di nascosto
sotto il banco.
Mezzogiorno, tutto scompare,
“avanti! tutti al bar”.
Dove Nietsche e Marx si davano la mano
e parlavano insieme dell’ultima festa
e del vestito nuovo, fatto apposta
e sempre di quella ragazza che filava tutti (meno che te)
e le assemblee e i cineforum i dibattiti
mai concessi allora
e le fughe vigliacche davanti al cancello
e le botte nel cortile e nel corridoio,
primi vagiti di un ’68
ancora lungo da venire e troppo breve, da dimenticare!
E il tuo impegno che cresceva sempre più forte in te…
“Compagno di scuola, compagno di niente
ti sei salvato dal fumo delle barricate?
Compagno di scuola, compagno per niente
ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?
———————————-
le migliori cose a tutti
Immondo
Gennaio 17th, 2018 alle 10:16
Su questo argomento sto partorendo una boiata pazzesca
Abbiate fede & pazienza
la primula viola
Gennaio 17th, 2018 alle 10:36
Caro David, il tuo pezzo mi sorprende nel mio giorno libero (a metà, perché nel pomeriggio ci sono gli scrutini), in una fase della mia vita professionale dove lo stare a scuola mi sta diventando difficile e le domande senza risposta si accatastano dentro.
Nei miei colleghi migliori, i più impegnati, positivi e pro-positivi, vedo e condivido lo stesso smarrimento. E non è per niente un mezzo gaudio.
Proverò, dopo ampia riflessione, a scrivere qualcosa di più in risposta al tuo thread e agli amici viola che hanno postato le loro idee. E soprattutto in risposta (se c’è) a me stesso e alle mie domande di genitore e insegnante.
Toccante l’amico Immondo, con la sua prof e il suo Venditti.
Gennaio 17th, 2018 alle 10:50
la tua ultima frase dice tutto.
comunque tempo fa ho visto una trasmissione su un canale rai del 1977. Intervistavano dei giovani. Se fosse stata a colori e l’abbigliamento quello odierno, avresti detto che si trattava di roba dei giorni nostri.
Gennaio 17th, 2018 alle 11:10
Si raccoglie ciò che si semina.
La canzone di Venditti postata da Immonda Bestia ha già risposto a tutto.
Gennaio 17th, 2018 alle 11:25
Caro David,
il pezzo di oggi meriterebbe ore di riflessioni tanti e tali sono i temi toccati o sfiorati. Si va dal poco interesse all’informazione, alla ritrosia verso l’autorità, al disinteresse sociale ad un nuovo modo di comunicare finendo all’autoreferenzialità. Partendo da quest’ultima che, involontariamente, non manca neanche a LEI (ed a noi tutti) nel momento in cui conclude il suo intervento eccependo una serie di conquiste sociali della sua generazione poste al servizio delle generazioni seguenti, dmenticando che anche la Sua generazione ha usufruito delle battaglie portate avanti da chi c’era prima e così via a ritroso.
Lo spunto del suo intervento che mi interessa maggiormente è quello relativo al nuovo modo di informarsi. Rimango quotidianamente allibito da come persone adulte (non solo giovani) non leggano abitualmente un quotidiano. Non mi vengano a dire che manca il tempo perchè se valutassimo quanto tempo gettiamo al vento in faccende di dubbia utilità scopriremmo che, anche i più impegnati tra noi, ne sprecano molto. Nè valga la spiegazione secondo cui ci si informa sui siti (informazione approssimativa e senza gli approfondimenti) o tramite i telegiornali, ovvero i canali dedicati 24 ore all’informazione che non possono sostituire la lettura di un quotidiano. Ed infatti, la gente oggi parla per solgan, si danno per scontati concetti che, viceversa, un’informazione corretta dimostrerebbe infondati ma, soprattutto, si teme di informarsi perchè una corretta lettura degli eventi potrebbe non essere aderente alle nostre idee. E si badi bene che non intendo stigmatizzare il comportamento del soggetto simpatizzante a destra che legge Feltri o Sallusti o di quello di sinistra che si fregia degli editoriali di Scalfari o Bocca. Questi sono casi di persone che cercano di leggere ciò che vogliono veder scritto. Oggi, come dicevo, siamo andati oltre; se lo slogan di cui un soggetto va fiero viene messo in discussione da un interlocutore, il primo non cerca di documentarsi per dimostrare che ha ragione. Preferisce rimanere convinto di ciò che dice, senza accertarne la fondatezza, per paura d’essere smentito. Perchè, semplicemnte, gli fa comodo credere che la verità sia quella di cui slogheggia con fierezza! Un esempio stupido è capitato a molti di noi, tifosi viola, nel post Fiorentina-Atalanta. Eravamo tutti arrabbiati per gli errori arbitrali ma, in uno di questi, la VAR, secondo il protocollo che la disciplina, non avrebbe potuto intervenire; quanti di noi hanno preferito ignorare la cosa e continuare a dire che eravamo stati fregati da un uso iniquo dela Var? Molti….
Quanto all’esempio del mancato rispetto dei professori, oggi tutte le autorità sono poste in cattiva luce. Si prendono degli esempi (singoli o rari) in cui rappresentanti di forze dell’ordine, insegnanti (pedofili e/0 maneschi) autorità ecclesiastiche e magistrati si sono macchiati di comportamenti ignobili e si usano come pretesti per mancare di rispetto all’intera categoria.Ci creiamo, cioè, il pretesto per assolvere noi stessi. Così abiamo la scusa o, peggio ancora, la giustificazione per non rispettare l’autorità. E’ un paese strano il nostro: se, su dieci azioni, un soggetto ne compie nove di buone, tende ad essere ricordato per l’errore; viceversa,se ne compie nove di ignobili, si è pronti a sottolineare quella buona! Viviamo nel relativisimo totale. Siamo passati dalla società dei doveri a quella dei diritti ma, ora, siamo al punto che alcuni di questi vengono quotidianemnte sfregiati durante l’esercizio che noi stessi ne facciamo. Il diritto ad esporre la propria opinione oramai si è trasformato in diritto a proferire ogni puttanata che passa per la testa, con somma gioia di alcune trasmissioni televisive e, purtroppo, radiofoniche.
Sono nato nel 72 e, come tutti i nati negli anni 70 ho avuto la fortuna, in adolescenza e gioventù, di giocare a nascondino e poi a pallone per strada ma anche di assaporare i primi progressi dell’elettronica. Ho studiato sul cartaceo sino alle superiori e utilizzato il pc per la tesi di laurea, ho visto i cartoni animati ma anche la nascita dei primi siti internet. Insomma faccio parte di queli che, grazie alo sforzo dei genitori, hanno vissuto fino a trent’anni nella bambagia (rispetto ai precedenti) ma oggi, chi potrebbe negare che faccio parte della prima generazione della storia che, nella maggior parte dei casi, a 40-45 anni sta peggio di come stavano i genitori alla stessa età ? Secondo me, caro David, anche questo è un dato che va tenuto in conto.
Concludo con il poco pathos verso la polis…E’ normale che con il passare degli anni ce ne sia sempre meno. La struttura del sistema non aiuta ma, soprattutto,l’elemento tempo va considerato. Più passano gli anni e più ci si allontana dal primo dopoguerra. Ovvero il momento storico da cui la nostra società è partita. Momento che è stato fonte di passione, emozione, voglia di riscatto e di formazione di di ideologie. La fine della lotta di classe, da questo punto di vista, è stata uno spartiacque. Personalmente mi emoziono ancora per un evento sportivo, artistico, popolare di aggregazione. Ma i giovani faticano a farlo perchè i mezzi sono diversi. Ascoltano le canzoni senza comprare i dischi, leggono i libri senza sfogliarli (dall’i pad). Il concetto di polis stesso è mutato, come il concetto di famiglia e come il concetto di associazionismo. Non sono d’accordo sul fatto che per i giovani la vita oggi sia così semplice e a costo zero…A mio parere è cambiato il sostrato dell’esistenza e, come i loro precedessori, si scontrano quotidianamente con le incogruenze e le contraddizioni di ogni essere umano.
Gennaio 17th, 2018 alle 11:42
Io sono nato nel 75,ho avuto la fortuna di nascere in un paese perfetto per un bambino (Forte dei Marmi),mai un pericolo (tranne l’estate),cresciuto in una Famiglia di commercianti,che con il duro lavoro mi hanno permesso di poter studiare,lavorare senza angoscie,ma con l’obbligo del rispetto per chi era più grande di me e per la Maestra e o Professori (i quali avevano ragione a prescinere),sono cresciuto con accanto le mie Nonne fondamentali nel loro essere Donne semplici,lavoratrici e punto di congiunzione per la Famiglia.
Vedo i miei amici,cresciuti come me,che si impegnano a far capire ai loro figli il valore del rispetto e del Grazie!,non è facile in un mondo dove il figlio può in qualsiasi momento,rivolgersi a Internet,ai Social e via dicendo.
E’ un mondo con il piede,sempre pigiato sull’acceleratore,dove sembra che a 18 anni si sia già dei falliti,un mondo che non ha più un limite alla vergogna,dove lo Stato è solo una misera figura che guarda senza prendere,una decisione sul futuro dei nostri figli.
Quando ero ragazzo,avevo molti sogni nel cassetto (uno era veder vincere uno scudetto alla Fiorentina e uno al Hockey Forte dei Marmi,il secondo l’ho realizzato 3 volte per il primo ci stanno “non” lavorando),e qualcuno di quei sogni sono riuscito a relizzarlo,ma con l’impegno e la riconoscenza nei confronti della mia famiglia,oggi questi ragazzi vogliono tutto e subito,senza un minimo di sacrificio,dimenticandosi che nella vita la cosa più importatnte è la Famiglia,che ti può sostenere,ti può aiutare nei momenti di difficcoltà e con la quale puoi giorire nei momenti di felicità,danno tutto per scontato e questo lo ritengo colpa dei genitori,superficiali e senza nerbo,per i quali l’educazione dei Figli è un sacrificio,non un divertimento\obbligo,poi si scatenano contro i Professori o contro chiunque dica che suo figlio è maleducato o violento.
Non saprei dire cosa è stato sbagliato,ma posso dire cosa abbiamo perso,l’eucazione e il rispetto per il prossimo.
Gennaio 17th, 2018 alle 11:52
Ieri notte, dopo essere tornato dal cinema (“Tutti i soldi del mondo”), ho iniziato a leggere Bauman (“Modernità liquida”) su consiglio di una cara e brava collega.
Il difficile è interpretare il tempo in cui siamo immersi, per me. Come guardare bene qualcuno a cui sei troppo vicino.
Ricordo di aver guardato con triste stupore i primi walkman ad audiocassette. La stranezza, per me, di vedere gente con le cuffie isolata dal mondo, anche per fare footing nella natura. Era solo il primo dei sempre più potenti strumenti di dis-aggregazione e solitudine che sono nati.
Una cosa che davvero trovo anti-umana è il separare la vita interiore (psichica, immaginativa e spirituale) da quella fisica. È una non-Vita. Una frammentazione dell’individuo che porta ad una frammentazione della società, che è un immenso sacchetto di ghiaia.
Fenomeni sempre più preoccupanti a livello fisico (allergie, intolleranze alimentari, ricorso a ogni genere di medicina chimica e vaccino, inquinamento da sostanze, da immagini e rumore) si integrano con manifestazioni altrettanto preoccupanti di disagio interiore (crisi di panico, anoressia, dipendenze, nevrosi e instabilità emotiva).
Vedo tutto questo e nel momento presente faccio un’enorme fatica a scorgere prospettive positive in questo quadro. Perché la fragilità, la “liquidità”, sfuggono. Non vedo la direzione.
Gennaio 17th, 2018 alle 12:25
Ad un concerto di venditti al pratone nel 1980 o giu di li, io ero fra quelli che gli gridavano “bottegaio bottegaio”.Ovviamente eravamo entrati gratis.
Non ho mai potuto soffrire la sua superficialità camuffata da intellettuale.
Gennaio 17th, 2018 alle 12:36
ma semplicemente perchè li abbiamo schifati con decenni di furti corruzione evasione fiscale condanne penali mai scontate omicidi attentati etc… rendendo il mondo politico economico un qualcosa di intangibile di inutile, un mero peso cui non dedicare il proprio tempo, hanno ragione loro..per me è un problema sociale e non educativo. Dì qualcosa di interessante (per loro) vedrai lo posano lo smartphone, il concetto a mio avviso è che la nuova generazione ha distinto benissimo il distacco realtà/tecnologia e la tecnologia lo esser connesso lo usa solo per noia… per passatempo..
chi ha sostituito i like agli ideali sono quelli un po’ piu’ vecchiotti caro david..
Gennaio 17th, 2018 alle 13:13
Un perfetto spaccato della società di oggi
Grande David
Gennaio 17th, 2018 alle 13:40
Ma te dello Ius Soli che ne pensi? Lo chiedo perché a un certo punto voglio sapere insieme a chi vanno avanti, se insieme a cittadini con eguali diritti o se invece con accanto gente invidiosa di uno status mai raggiungibile.
Detto male, con la furia, e magari non c’entra nell’ immediato.
Credo che a marzo il clima sarà incandescente, soprattutto se, come credo l’astensionismo sarà da record. Ragazzi del Duemila che magari voteranno, e genitori che magari avranno troppo schifo.
Democrazia. Gioventù.
Non aggiungo altro per non sporcarle entrambe.
Sarà amore…..?
Gennaio 17th, 2018 alle 13:55
Avete mai letto “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”?
Mi è ricapitato recentemente fra le mani e naturalmente mi sono messo a rileggerlo con occhi molto diversi rispetto a quelli con cui lo avevo letto la prima volta.
La cosa che colpisce dei protagonisti è come, da dolescenti, siano impegnati in tante cose:
nel capire il loro futuro, nel cercare di cambiare le cose che non funzionano, nel lottare per quello che ritengono giusto.
“Impegno”, quello che forse a molti dei nostri giovani manca.
Che attenzione non è l’impegno per lo sport, per lo studio o per una cosa specifica, quindi non è mancanza di tempo.
E’ quell’Impegno, che non saprei bene nemmeno come definirlo, con la I maiuscola.
E’ quell’Impegno che associo spesso all’ “I Care” di passata memoria.
Ecco, di fronte a domande grosse, ad impegni importanti, li vedo abulici, arrendevoli, del tutto passivi.
Senza dubbio la colpa è nostra e non ho rimedi.
Saluti
Paolo Pisa
P.S.
Ho regalato il libro sia ad uno dei miei figli che ad un figlio di amico con l’intento di scuoterli un po’(ovviamente senza dirglielo).
Entrambi mi hanno detto che non gli è piaciuto e che l’hanno abbandonato ben presto.
Che dire?
Gennaio 17th, 2018 alle 14:03
E’ già brutto il mondo attuale, figuriamoci quello che verrà!!!
Gennaio 17th, 2018 alle 17:14
Senza contare nei casi più fortunati, che sono poi la maggioranza, il possedere tutto a fatica zero, perché ci sembra che non basti mai abbastanza quello che facciamo per loro, quello che doniamo. Prendo a prestito questa frase per spiegare come mai tante volte anche quando si parla di calcio tutto questo è sempre ricorrente. L’abitudine ad avere quasi sempre tutto, ci spinge sempre a pretendere senza mai dare niente, questa è la triste realta del ns. tempo, qualcuno deve sempre fare qualcosa per noi e non ci chiediamo mai, ma noi facciamo qualcosa per qualcuno ???
Gennaio 17th, 2018 alle 17:33
Non è un problema solo dei giovani: io stesso ho perso qualsiasi passione per la politica, e sto seriamente meditando di non andare a votare alle prossime elezioni. Sarebbe la prima volta nella mia vita, ma sinceramente non riesco ad appassionarmi ad un dibattito politico che punta solo a demonizzare l’avversario, e sono stufo di cercare di scegliere ogni volta “il meno peggio”.
Abbiamo in questo momento un PD che sta scontando la svolta centrista voluta dal suo segretario, nonchè l’antipatia che suscita in molti Renzi col suo modo di fare strafottente; un movimento 5stelle che raggruppa tutti gli sfavati d’Italia, sotto il motto del “vaffa”, ma che alla prova dei fatti (Roma docet) si dimostra incapace di mettere in pratica i propri principi, ammesso che ne abbia; una destra ancora incapace di affrancarsi da Berlusconi e dalle sue promesse elettorali esose e irrealizzabili, alleata ad un partito (la Lega) che attira un’altra fetta di haters, quelli con maggiori tendenze razziste e nazionaliste. Tutto il resto è la fuffa fatta di politicanti di mestiere che cercano l’alleanza più conveniente per mantenere la poltrona.
In questo contesto, piuttosto desolante, speriamo davvero che un giovane si appassioni alla politica? Del resto, la stragrande maggioranza degli italiani vota in base alla simpatia/antipatia del personaggio candidato dai vari schieramenti; i programmi politici (quando ci sono…) sono sconosciuti ai più. Perchè un ragazzo dovrebbe fare diversamente?
Sono ben altri i problemi giovanili che ravviso, fra i quali in particolare l’ignoranza dilagante e ancor peggiore la tendenza ai comportamenti violenti e aggressivi, problemi che si moltiplicano come parassiti attraverso social e internet.
Filippo da Prao
Gennaio 17th, 2018 alle 17:43
Caro David , loro sono molto meno intelligente di noi. È brutto dirlo ma bisogna prenderne atto anche se si parla dei nostri figli ,sono dei completi imbecilli
Gennaio 17th, 2018 alle 17:57
@Immonda post 5
La politicizzazione, che tu in un certo senso rimpiangi, è stata secondo me la rovina della scuola.
Gli insegnanti “politicamente impegnati”, i concetti balordi tipo il “sei politico”, in generale la perdita di autorità delle nostre istituzioni scolastiche sono alla base del lassismo che regna da anni nel settore dell’istruzione, e come conseguenza indiretta, dell’ignoranza e della scarsa cultura delle nuove generazioni.
Nessuna delle riforme che si sono succedute negli anni ha risolto il problema: i nostri studenti sono i più impreparati d’Europa, e la tendenza non è in miglioramento. E l’origine di tutti i mali è nel garantismo a tutti i costi, voluto dalla sinistra e dalle lotte sociali sociali e sindacali del ’68, grazie al quale dobbiamo continuare a sorbirci insegnanti svogliati e/o impreparati, mentre altri che magari sarebbero più validi sono costretti a fare i precari di mestiere.
Il nostro futuro dipende dalla scuola e dalla edcucazione dei giovani, senza di esse le nuove generazioni saranno sempre più inebetite e inadeguate ad affrontare i cambiamenti e le difficoltà che la società globalizzata ci pone davanti.
Filippo da Prao
Gennaio 17th, 2018 alle 18:28
-seghe
+figa
Ai giovani d’oggi consiglio questo
con affetto
la primula viola
Gennaio 17th, 2018 alle 19:08
Caro Dariof, é brutto dirlo, ma usando la tua logica, “voi” (inteso come la tua generazione, ci mancherebbe) siete dei completi imbecilli, rispetto ai vostri genitori
Gennaio 17th, 2018 alle 19:18
Occhio ai luoghi comuni, David!
Ai nostri tempi, meno interesse per la polis, una comunità fondata sull’autoreferenzialità dei like: manca qualche “attimino” e hai fatto la parodia dell’oggi.
Sei mai andato in qualche luogo dove oggi si fa volontariato?
In qualche stanza della Protezione civile?
Con qualche giovane psicologo che assiste i tossici, per la strada o nelle comunità?
In qualche agenzia formativa che insegna un nuovo lavoro ai disoccupati?
Son tutti luoghi dove i giovani oggi mettono a frutto la voglia di socialità condivisa e creano entusiasmo in chi sta loro accanto.
Non sono meno “politici”, sono meno “partitici”, perché quando voti, per esempio nel 2013 il PD di Bersani e poi al governo ti ritrovi Berlusconi che appoggia Letta, hai perso una generazione di persone che schifano i partiti, ma la politica la fanno, eccome, nel sociale, e la passione la trovi a Livorno a scavare nel fango e a Rigopiano a scavare nel ghiaccio.
Non so che giovani frequenti David: certo non sono esempi virtuosi i fighetti tatuati del mondo fintissimo del calcio di serie a, ma ti assicuro che ci sono nuove energie e volontà decise a non farsi travolgere dalla cinica malinconia di chi ormai pensa di aver vissuto una antica gioventù come meglio non sarà mai più possibile.
Gennaio 17th, 2018 alle 19:44
Qualunquismo ed individualismo (esasperato)
Gennaio 17th, 2018 alle 19:49
A Maggio se va tutto bene (corna di rito…) avrò 70 anni e consentitemi di poter affermare che buona parte del disinteresse giovanile per quello che li circonda e che li tocca da vicino, se ne rendano conto o meno, sia dovuto in gran parte al basso livello culturale, sociale, educativo (pedagogico è troppo?), rappresentativo dei vari personaggi che sono sul palcoscenico politico da una ventina d’anni, nomi che volutamente non cito per riserbo ma che sono sotto gli occhi di tutti per la pochezza che emanano. Che cosa possono rappresentare per chi ha 20 anni? Nani e ballerine che si alternano per sparire e ricomparire nella loro arroganza di essere sempre lì e ce li voglio mettere tutti, di sinistra e di destra e di quello che vi pare: noi abbiamo avuto davanti uomini e donne di grande spessore forse amplificato dai tempi in cui agivano e nel quale crescevamo ma è indubbio che un paragone sia improponibile, tanto è lo stacco tra l’immagine e la coerenza dei primi e la pochezza di idee che trasmettono i secondi.
E dei primi non cito nessuno volutamente – ad ognuno la sua scelta – ma l’ammirazione per queste grandi teste resta sempre come pure il constatare il degrado politico odierno, come pensate che possano essere attirati i ragazzi e ragazze di oggi da certi figuri? Assolutamente improponibile: questo non vuole essere una giustificazione per il loro attuale comportamento e disinteresse ma, chiediamocelo, che sia figlio dei tempi? che sia il logico risultato di un’epoca dove certi valori sono – diciamo così – appannati?
Ai posteri l’ardua sentenza, per dirla col Manzoni.
Gennaio 17th, 2018 alle 20:26
Attenzione David a non fare di tutta l’erba un fascio !
Mi trovo molto d’accordo con robertodisanjacopino al 25.
Le nuove generazioni non sono né migliori, né peggiori: sono semplicemente diverse. Come noi siamo diversi da chi ci ha preceduto. E il motivo è il contesto storico, politico, culturale, tecnologico in cui sono/siamo cresciuti.
Certo, i ragazzi di oggi non sembrano troppo inclini a riconoscersi sotto un credo politico, sportivo, sociale, patriottico e via dicendo, bensì preferiscono affermare la loro individualità. Ma nella costruzione del proprio io, paradossalmente sono capaci di grandi slanci verso il prossimo e credono fermamente nella società della condivisione.
Rispetto a noi sono molto meno ambiziosi per i successi “materiali”, per fare i soldi ed esibirli, non c’è la corsa agli status symbol.
Compensano tutto ciò con il desiderio di libertà … che a mio parere è una gran cosa … liberi di costruirsi un futuro che piace, anche se non necessariamente sarà quello economicamente più vantaggioso, liberi di cambiare casa, posto di lavoro ed amicizie. Cittadini del mondo, pronti a barattare l’incertezza delle esperienze con la monotonia di una vita piena di certezze (ma anche di rinunce).
Gennaio 17th, 2018 alle 21:31
Sono venti minuti che leggo e rileggo il commento di Dariof #21 e rido, rido, rido…
È ipnotico per me.
Gennaio 18th, 2018 alle 08:17
Trovo il tuo stupirti non vedere ciò che ci circonda, perdonami….
xchè un ragazzo dovrebbe appassionarsi a ciò ? La politica, non è populismo, fatta da personaggi: impresentabili, sciocchi, condannati, corrotti ecc ecc che credibilità hanno ?
Economia ? Viviamo in una europa con la e minuscola, che detta regole lontano dalla sua gente e vicino alla finanza. Ci vendono che non possiamo più pagarci la pensione ma, tu, dovresti andare a lavorare 30 giorni presso una pubblica amministrazione e ti renderesti conto della quantità di sprechi e di inefficienza, dovuta ad una classe di dirigenziale statica. Poi vogliamo parlare delle mancate serie riforme fiscali ? della lotta alla evasione Ahahahaha un’altra bufala. Pavarotti, Valentino Rossi (cito questi altisonanti nomi ma è la prassi), patteggiano la pena ahahahah
Siamo un paese delle banane, dove le scimmie sono colo che fanno finta di non vedere e si stupiscono del menefreghismo dei giovani.
Sono con i Giovani e il loro menefreghismo tutta la vita !!!!
Gennaio 18th, 2018 alle 08:22
D’accordo con Maraschino anche nelle virgole, disamina giusta. Alleno una squadra di Juniores, multietnica e il venerdi provo ad instaurare un dialogo su temi sociali, perchè sulla politica hanno ragione, sono disgustati e lontani. Fatica! Ma il peggio è alle cene, dove immersi nei loro telefonini non hanno nessun tipo di dialogo, lo vedo anche quando sono con le ragazzine. Triste! Un granello di sabbia ma quando sono al campo, negli spogliatoi, alle cene glielo faccio spengnere. Ripeto un granello di sabbia, ma se lo facessimo anche a casa forse….
Gennaio 18th, 2018 alle 09:07
Sono d’accordo su ogni rigo che hai scritto.
Gennaio 18th, 2018 alle 10:07
Filippo22: contesto civilmente, ma con forza la tua visione del ’68 riferita al mondo dell’istruzione. Il movimento del ’68 non aveva come scopo il 6 politico o un qualcosa che tu chiami garantismo, c’era qualcosa di molto più nobile: la richiesta che le Università fossero aperte a tutti gli studenti diplomati, senza selezione per censo, e maggiore democrazia nella scelta del corpo docente.
Ma molto altro ci sarebbe da dire e discutere piacevolmente, se lo vorrai o lo vorrà qualcun altro dei nostri amici.
Il movimento ha fallito?
Si e no: no perché anche i figli dei non ricchi si sono potuti iscrivere senza grosse spese (ai miei tempi:iscritto nel 1978 con poche migliaia di lire all’anno), permettendo loro di accedere a quello che i sociologi chiamano “ascensore sociale”; si perché la baronia universitaria è sempre lì, a braccetto con la massoneria.
Gennaio 18th, 2018 alle 11:11
@robertodisanjacopino
Non ho vissuto quell’epoca, ma sono sicuro che i principi che animavano il movimento del ’68 fossero in molti casi casi nobili e puri…il problema è che poi la realtà dei fatti si è sviluppata in modo ben diverso da come la immaginavano i giovani dell’epoca.
Perchè l’uguaglianza sociale non solo non è arrivata ma è aumentata la disparità, e come riporta la canzone citata da Immonda tanti protagonisti di quell’epoca sono diventati colletti bianchi…
Le illusioni dei ragazzi di allora, secondo me, sono state strumentalizzate per costruire l’apparato statale garantista e immobile che tanti danni ha fatto, e continua a fare, all’Italia. Le pari opportunità ci sono solo sulla carta, tutti noi ci scontriamo bene o male con un sistema pubblico (istruzione compresa) che non riconosce il merito e non tutela i cittadini, ma i propri privilegi.
Non dico che la colpa di tutto sia del ’68, perchè in Italia manca da sempre la cultura della collettività e Stato (visto dai più come una vacca da mungere) e il nostro popolo ha un’attitudine congenita all’opportunismo; tuttavia, il ’68 ha minato in maniera forse irreparabile i senso di rispetto dell’autorità, senza il quale le regole sociali sono del tutto inutili. Un’ultima provocazione: a che serve far accedere tutti all’istruzione pubblica, se la qualità di quest’ultima è scadente?
Filippo da Prao
Gennaio 18th, 2018 alle 15:17
Preferisco di gran lunga l’ignorante politico che va a pulire gli argini dell’Arno che l’informato politico che disquisisce da mattina a sera in tv, al bar, fra gli amici, i colleghi o dove ti pare.
Non si è cittadini migliori perché si leggono informazioni politico-economiche ( data l’asetticità del contenuto, si creano nuovi zombie ): il contribuire e il senso di appartenenza si possono mettere in campo fuori dalle chiacchiere politiche. I chiacchieroni disquisiscono per ore e nulla fanno.
Ho fatto studi di giurisprudenza, la politica mi piaceva. Oggi non seguo l’informazione politica ma la mia ignoranza non è aumentata. Il tempo dei ragazzi è più prezioso di questi stereotipi culturali. Mi auguro che passino il loro tempo più a capire cosa vogliono che a seguire l’editoriale figo di Scalfari o le “inchieste” di Brunone Vespa.
Gennaio 18th, 2018 alle 17:04
Scusami ma la vostra generazione, quando diventa così paternalista, è veramente insopportabile… davvero pensi che i tuoi figli (bada bene, è un discorso generale, non personale) perché hanno un telefonino in più o hanno avuto più giocattoli, trovino una strada più facile della tua? Io sono a metà strada tra la tua generazione è quella dei giovani d’oggi, e tra un mondo dove i genitori mi possono comprare le cose ma c’è zero virgola possibilità di costruirsi una vita con il proprio lavoro d’un mondo come avete trovato (e mi dispiace dirlo ma, dal punto di vista generazionale rovinato) voi non avrei dubbi su cosa scegliere…
Gennaio 18th, 2018 alle 18:44
Vabbè: questa storia sulle nuove generazioni l’ha scritta anche dante alighieri sulla divina commedia. È vecchia come il mondo. Nei primi anni ’90 ero alle superiori e avevo dei professori che ci narravano come quando loro erano giovani ci fosse ben altra passione politica e interesse verso il mondo. Probabilmente adesso ci sono dei miei coetanei che dicono lo stesso parlando con i propri alunni.
Gennaio 18th, 2018 alle 19:42
Stasera al gioco l’eredità è stata fatta una domanda “quando è stata firmata la costituzione nel 1947 o 1961 o 1975 o 1992? Be’ due concorrenti giovanissimi hanno risposto uno 1975 e uno 1975 solo il terzo ha risposto 1947. Ma di cosa si parla?
Gennaio 18th, 2018 alle 19:43
Scusate il primo1961 il secondo 1975
Gennaio 18th, 2018 alle 21:32
Cito vasco rossi:
“quando penso che non è cosí il mondo che vorrei”
Nascondino,guardie e ladri, un tango o un etrusco.
Niente telefonini o lire in tasca.proprio vero, si stava meglio quando si stava peggio…..
Gennaio 19th, 2018 alle 11:42
Declino e caduta dell’impero romano…..
Gennaio 20th, 2018 alle 19:52
Caro David,
condivido in buona parte ma l’argomento è complesso.
Vorre solo consigliare di vedere con i figli il film
TUTTO QUELLO CHE VUOI.
Gennaio 21st, 2018 alle 13:02
Allora io consiglierei il film
“I nostri ragazzi”
I giovani figli di un agiato avvocato e di un illustre pediatra si cimentano in azioni teppistiche nella piena oscurità dei genitori.
Peccato che poi vengon ripresi dalle telecamere e le beghe saltano fuori.
Come reagiranno i genitori?
Ecco, li si cela la nostra società.
Le migliori cose a tutti
Immondo
Gennaio 22nd, 2018 alle 01:58
Un’ultima cosa.
Una cosuccia generazionale.
Noi, oggi con i capelli quasi bianchi andavamo alle feste dell’Unità a sentire il Banco e gli Area.
E tutto il resto , da De Gregori a Lolli a Dalla, a Guccini.
Ogni canzone era un messaggio sociale.
Per non parlare di Woodstock perchè senno’ mi pigliano i bordoni.
Ora vanno avanti a puntate di Xfactors e Amici.
Siamo passati da Bob Dylan a Fedez.
Ah ah ah ah ah ah ah aha ha ahhaaaa.
Ma a me le nuove generazioni non mi fregano.
Io ho già dato disposizioni.
Quando muoio in chiesa voglio che sia suonato
Blowin in the wind durante la Comunione, e nel vestito, dentro la bara in tasca voglio una scatola di sigari toscani, un mp3 con la mia vecchia musica giovanile, il Gabbiano Jonathan Livigston per quando mi riposo dopo aver scaricato il carbone all’inferno, e la foto di Antognoni autografata direttamente dalla Luce che conservo gelosamente come reliquia.
Di tutto il resto, m’importa sega.
Voi giovani tenetevi pure le foto di Babacar e Simeone.
Scusate , era giusto per precisare.
Le migliori cose a tutti.
Immondo