Dove eravamo e dove ero dodici mesi fa?
Il 2017 è stato per me un anno molto importante, lo definirei della consapevolezza.
Ho preso coscienza di molte cose della mia vita, guardandole più oggettivamente, assumendomi le responsabilità per gli errori commessi nel passato e mi sono concretamente regalato un presente e (spero) un futuro in cui respirare serenamente, dopo lo tsunami che mi ha travolto oltre tre anni fa.
Ho preso per esempio consapevolezza che nulla è eterno, nemmeno le mie radiocronache o un certo modo di condurre la quotidianità che risentiva inevitabilmente della stanchezza accumulata in 36 anni di viaggi continui e ripartenze il giorno dopo senza mai fermarmi.
Tutto si è svolto in modo veloce e naturale, una scelta assolutamente inaspettata dodici mesi fa.
Ad un certo punto ho sentito che non potevo più occuparmi principalmente di me stesso, della mia affermazione professionale, che me ne dovevo fregare se perdevo popolarità, che chi amavo contava più di qualsiasi altra cosa.
Mi hanno aiutato due fattori esterni: non sono mai stato geloso di chi ho “allevato” nelle mie redazioni e ho certificato la bravura della squadra che mi accompagna.
A distanza di tre mesi sono soddisfatto e rifarei la stessa scelta, anche se non è stata indolore.
E poi bisogna anche rendersi conto che cambiamo ogni giorno, ci modifichiamo anche nella resistenza alla fatica e nella reattività, e che è sempre meglio essere noi a decidere quando e cosa modificare prima che ce lo impongano gli altri.

Questo blog va avanti da oltre dodici anni e si può dire che dal 2005 abbia visto passare in rassegna la mia vita.
Molti di voi hanno percepito i miei diversi stati d’animo, me ne sono accorto incontrandovi e avvertendo l’affetto che avevate e che avete per me.
E allora ho pensato di considerarvi una sorta di “amico immaginario”, che mi ha aiutato nelle fasi più critiche anche con una sola parola.
Proprio per questo, credetemi, gli auguri che ci facciamo tra noi per un grande 2018 sono assolutamente sinceri.