Il profumo dei vent’anni
Questa, mi spiace, ma ve la beccate così.
Un giornalista qualche giorno fa mi ha detto di fare cose radiofoniche al posto della psicanalisi e così oggi “sfrutto” il blog per fare uscire quella ventata di ricordi che imperiosamente spinge la mia vita interiore senza dover ricorrere all’analista…
Ho appena letto che Bersellini è entrato nella storia per aver vinto l’ultimo campionato di soli italiani (oggi sul Corriere invece ricordavo come nel nostro mondo viola sia entrato per aver fatto giocare insieme Baggio e Antognoni) e così le immagini di quella stagione 79/80 mi hanno preso a tradimento alle spalle.
Il primo anno a Radio Blu, il primo anno senza dover andare a scuola tutti i giorni, una leggerezza e un senso di onnipotenza mai provato ne’ prima ne’ dopo.
Il primo esame dato senza problemi a scienze politiche lavorando, le vacanze in Danimarca, il divertimento con piccole grandi cose, il mondo nelle mani.
Ti sentivi padrone di tutto e avevi pochissimo: è qualcosa che non si può spiegare a chi oggi ha tanto ma si sente vuoto dentro.
Settembre 18th, 2017 alle 08:21
E proprio ieri Bersellini ci ha lasciati.
La Sua salma è esposta nelle Cappelle del commiato alla Misericordia di Prato.
In mattinata andrò a portarGli il saluto di un umile tifoso Viola.
Immondo
Settembre 18th, 2017 alle 08:27
Dimenticavo due cose :
Intanto siamo già nella parte sinistra della classifica.
Con tanto di saluto dell’eretto dito medio a chi ci vuole già retrocessi.
Auguri di buon compleanno al mio amico assai caro Pietro Vuturo.
Immondo
Settembre 18th, 2017 alle 08:36
1975 .
“Ventanni”
musica e parole di Claudio Lolli,tratta da LP
Canzoni di rabbia.
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Vent’anni tra milioni di persone, che intorno a te inventano l’inferno. Ti scopri a cantare una canzone, cercare nel tuo caos un punto fermo.
Vent’anni nè poeta nè studente, povero di realtà ricco di sogni, vent’anni e non sapere fare niente, nè per i tuoi nè per gli altrui bisogni, vent’anni e credi d’essere impotente.
Vent’anni e solitudine sorella, ti schiude nel suo chiostro silenzioso, il buio religioso di una cella, la malattia senile del riposo.
Vent’anni e solitudine nemica, ti vive addosso con il tuo maglione, ti schiaccia come un piede una formica, ti inghiotte come il cielo un aquilone, vent’anni e uscirne fuori è fatica.
Vent’anni e stanza ormai piena di fumo, di sonno di peccati e di virtù, lasciandoti alle spalle un altro uomo, dovresti finalmente uscire tu.
Vent’anni e il vecchio mondo ti coinvolge, nel suo infinito gioco di pazienza, se smusserai il tuo angolo che sporge, sarai incastrato senza resistenza, vent’anni prima prova di esperienza.
Vent’anni e ritagliare i confini, di un amore che rinnova l’esistenza, e ritrovarsi ai margini del nuovo, scontento della tua stessa partenza.
Vent’anni e una coscienza rattrappita, che vuole venir fuori e srotolarsi, come tendere un filo tra due dita, vedere quanto è lungo e misurarsi, vent’anni fare i conti con la vita.
Vent’anni e già vorresti averne trenta, esserti costruito già un passato, vent’anni e l’avvenire ti spaventa, come un processo in cui sei l’imputato
Vent’anni strano punto a mezza strada, il senso dei tuoi giorni si nasconde, oltre quella collina mai scalata, di là dal mare e dietro le sue onde, vent’anni rabbia sete e acqua salata.
Claudio Lolli
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Come a X factors, uguale.
Che tristezza.
Addio musica
🙁
Settembre 18th, 2017 alle 08:37
“è qualcosa che non si può spiegare a chi oggi ha tanto ma si sente vuoto dentro”….bravissimo. E questo si collega a quanto ha raccontato Immonda nel post sulla crisi economica.
Siamo quasi coetanei e hai appena fatto il ritratto di un’intera generazione.
Settembre 18th, 2017 alle 08:39
Quanto contava il contesto di allora, in cui si pensava che non si potesse far altro che crescere, e quanto conta il contesto di oggi, in cui tutte le opportunità degli anni ’80 sono state divorate, masticate e sputate, lasciando un futuro fosco davanti “a chi ha tutto ma si sente vuoto dentro”?
Se la sensazione non si può spiegare, forse è anche un problema generazionale. Semplicemente, basterebbe capire che una generazione ha proprio fallito perché ha guardato solo al futuro prossimo, senza avere un minimo di visione ed ha lasciato un “durante” di scarsissima prospettiva a chi resterà dopo di loro.
Settembre 18th, 2017 alle 09:36
bel post
e bellissima ultima frase.
Settembre 18th, 2017 alle 09:56
David ho pochi anni più di te… provo le stesse sensazioni! E’ veramente difficile da spiegare.. lo capiranno dai 55 anni in su.
Settembre 18th, 2017 alle 10:14
Omino di Ferro,
ti ho risposto nei commenti al post precedente.
Ciao.
Settembre 18th, 2017 alle 10:27
Questo è veramente un post bellissimo, sintetico e comunicativo, arriva dritto al lettore.
Settembre 18th, 2017 alle 10:35
David…
spero che le vacanze in Danimarca abbiano fruttato…
un caro saluto
Vdz
Settembre 18th, 2017 alle 11:06
Ti leggo spesso,mi piace farlo,non ti ho mai commentato,ma questa volta meriti davvero un’eccezione.
Bel post!
Forse anche perchè vent’anni, alla fine, vorremmo averli indietro tutti…
Settembre 18th, 2017 alle 11:39
20 anni li ho avuti nel 1988.
E’ stato l’anno in cui ho preso la patente B (quella per la Vespa l’avevo presa a 18).
Delle olimpiadi a Seul.
Delle fasi finali di una Guerra Fredda che aveva impennato follemente il riarmo e in particolar modo quello nucleare.
E’ stato un anno di transizione, quando attendevo la chiamata per il militare e avevo idee sognanti di fare il “missionario” attraverso la musica. E lavoravo sporadicamente, assistendo un uomo malato di Alzheimer, non pensavo minimamente che avrei fatto l’università e mi sentivo piuttosto convinto dei miei ideali.
Il mio carissimo zio Sergio, di Sansepolcro, che mi rimproverava di essere troppo “serio”, aggiunse due righe al biglietto di auguri che la zia mi aveva scritto per il mio compleanno: “Ricordati che 20 anni vengono una volta sola”.
Aveva ragione.
Cominciai a rendermene conto due anni dopo, quando un cancro ai polmoni se lo portò via; lui, accanito fumatore, ex ragazzo cresciuto prestissimo, orfano di madre e tipo bello e un po’ maledetto, che per farsi accettare dai suoceri – i miei nonni – ci aveva messo 8 anni!
8 anni di amore clandestino con la mia zia, ragazza serissima e responsabile, prima di tre sorelle, che si era testardamente innamorata di questo giovane un po’ scapestrato ma nel quale vedeva – a ragione – un cuore buono.
Adesso mio figlio di anni ne ha 21. E mia figlia 18.
Non lo so se siamo diversi, se davvero i tempi siano cambiati…
I tempi sembrano sempre diversi. E in parte lo sono. Ma ho l’impressione che affrontare la vita sia un mestiere identico da sempre, per il quale ci si attrezza con fatica e per tentativi, aiutati e ostacolati dalla società che ci ha generato, ciascuno nel suo tempo, come frutto e seme, con una storia alle spalle già scritta e un’altra da inventare.
Credo che a distanza di 30, 40 anni dai nostri vent’anni, si tenda a romanzare il nostro passato. A vederne e ricordarne solo il bello.
A S. Arcangelo di Romagna ho letto una targa, vicina ad un forno, che parlava in romagnolo del profumo e del sapore del pane di una volta, magnificandone la qualità.
E si concludeva dicendo, più o meno, che il pane era buono perché era quello dei vent’anni.
Ecco.
Penso che questo sia molto vero.
Bello ricordare con orgoglio e nostalgia i nostri vent’anni.
Ma con realismo.
Altrimenti si genera un confronto impietoso e falsato con il nostro tempo. E i ventenni di adesso.
Ci vuole speranza per il futuro per non fuggire dal presente.
Settembre 18th, 2017 alle 11:55
Grandissima ultima frase,purtroppo è il tema principale dei giorni nostri!
Settembre 18th, 2017 alle 12:05
Complimenti a Immonda Bestia per aver tirato fuori un capolavoro ai più sconosciuto. Anche se devo dire che i venti anni descritti da Lolli, simili a quelli vissuti da noi, sono un po’ diversi da quelli sentiti oggi (forse…).
Settembre 18th, 2017 alle 12:08
Condivido pienamente il senso di quanto dici, erano tempi molto diversi da oggi (ho, credo, tre anni più di te)e non perchè voglia cadere nel trito e ritrito “ai miei tempi era meglio” che fa un po’pena e sa di vecchio.
La cosa che, per me si deve rimpiangere è che un ragazzo con qualche qualità e la voglia poteva anche riuscire, sfondare, salire socialmente.
Oggi è proibito, impedito, questo è il grande problema, i giovani se non sono già ben messi di famiglia, non vanno da nessuna parte.
Non solo non è giusto, è uno spreco blasfemo.
Forza Viola Alè.
Settembre 18th, 2017 alle 12:12
Un souvenir/ formato Tir/ a 120 all’ora,
Arriva lì/ spazzando via/ qualsiasi altra cosa…
La generazione del PX la invidiero’ sempre.
Ma questi di oggi li rispetto veramente. Ci credo e lottero’ per vederli arrivare.
Settembre 18th, 2017 alle 13:45
Leggo sempre molto volentieri gli scritti di “ImmondaBestia”,sensibile,acculturato,equilibrato e di buon senso. Devo dire che li condivido e apprezzo con piacere al 99%……. e non è poco.
Che delusione però sapere che annovera nella cerchia degli amici migliori Pietro Vuturo!
Un gran cervello che interagisce con “uno” vuoto come una zucca?!?!?!
Settembre 18th, 2017 alle 14:38
E quali sogni può avere un ventenne di oggi? Stanno morendo i valori, gli ideali, la cultura, tutto a favore di una massificazione imperante e annichilente.
Il lavoro non è più un’oppurtunità di crescita ma uno strumento per appagare il proprio consumismo, la famiglia è un ostacolo al soddisfacimento dei bisogni individuali, la politica è un’entità astratta gestita da sciacalli e opportunisti, la religione è roba da vecchi bigotti….
Forse sono tragico, pessimista e pure un po’ cinico, ma credo che se molti cinquantenni di oggi si fossero preoccupati di inculcare qualcosa nei loro figli magari potrebbero godersi un presente migliore piuttosto che cullarsi nei ridordi del passato.
Filippo da Prao
Settembre 18th, 2017 alle 15:25
Caro Picchio, la tua penna riesce ad essere sempre lieve quando offri spezzoni pesanti di vita. Come ti ho già scritto una volta, meriteresti palcoscenici diversi da quelli condivisi con noi tafazzi del tifo che usiamo le parole come un mitra.
Settembre 18th, 2017 alle 16:25
Mi ricordo che il Ciuffi lo chiamava “Mastro Lindo”, e lo frustava assai. Anche perché la sua Fiorentina, nonostante Baggio e un Antognoni a fine corsa, era scarsuccia assai. Mi pare fosse tornato anche Galbiati per sostituire Passarella ceduto all’Inter.
Andai a vederla in amichevole in quel di Prato, e si riuscì a perdere, se la memoria mi assiste.
Settembre 18th, 2017 alle 16:41
Per ricordare i miei 20 anni devo fare un grande sforzo, ma purtroppo non ricordo nulla. I sogni che ricordo risalgono a metà degli anni ’60 ed erano piuttosto terreni. Neo motorizzato con una 500 (36 cambiali da 18.000 lire firmate dopo l’autorizzazione della banca nella quale lavoravo)sognavo una Spider. L’altro sogno era di avanzare nella carriera, arrivare cioè a Vice Capo Ufficio, sogno che si realizzò nel 1969. Confesso quindi che i miei sogni erano piuttosto “terreni”e non dissimili da quelli dei giovani di oggi. Il sogno della spider non si realizzò mai, ma a metà degli anni’70 acquistai Una 124 Coupé 1800.
Settembre 18th, 2017 alle 16:45
condivido le riflessioni di Guetta. per caso, Lei/tu ha/hai fatto il Dante?
Risposta
No, ragioneria al Duca
Ciao,
David
Settembre 18th, 2017 alle 16:59
Caro Filippo da Prao, provo a consolarti con una citazione già menzionata tempo fa da un amico viola.
“Oggi il padre teme i figli. I figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori. Ciò che essi vogliono è essere liberi. Il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori; i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani; gli anziani, per non apparire retrogradi o dispotici, acconsentono a tale cedimento e, a corona di tutto, in nome della libertà e dell’ugualianza, si reclama la libertà dei sessi”.
Suona attuale? Disfattista? Dove andremo a finire?
Beh, è un po’ stagionato.
“La Repubblica”, libro VIII. Di Platone, vissuto dal 428 al 347 avanti Cristo.
Ai padri sembra sempre che la generazione dei figli sia peggiore della propria.
Che perda i valori.
Che sia viziata e debole.
È fisiologico.
È un meccanismo vecchio quanto il mondo.
Coraggio! 🙂
Un caro saluto e forzissima Viola!
Settembre 18th, 2017 alle 17:02
@Cliente Insoddisfatto
Grazie davvero. Ma io qui ci sto benissimo e leggo tutti.
Siamo un carrozzone variopinto. Con 50 e oltre sfumature di Viola.
Un caro saluto.
Settembre 18th, 2017 alle 17:03
Perché queste riflessioni? Perché, secondo me, si è perso il gusto per le “piccole cose” (che poi tanto piccole non sono), che ti fanno apprezzare ciò che hai, senza bisogno di esagerare, di chiedere l’impossibile. Allora pensi che un tempo avevi poco, ma ti divertivi lo stesso. Io ho “lavorato” a Controradio e benché non mi pagassero mi sono divertito esageratamente! Quante belle serate con gli amici a sparare cazzate! E quanta gente telefonava e rideva con noi! Sono sincero: ne ho nostalgia!
Settembre 18th, 2017 alle 17:09
caro Antonello, son passati anni dal caffé pratese, pensa che il bar dove siamo andati ha cambiato 3 gestioni.
io preferivo questa canzone
romanticismo giovanile
La mia vita cominciò
Come l’erba come il fiore
E mia madre mi baciò
Come fossi il primo amore
Nasce così la vita mia
Come comincia una poesia
Io credo che lassù
C’era un sorriso anche per me
La stessa luce che
Si accende quando nasce un re
Una stella una chitarra
Primo amore biondo è mio
Con l’orgoglio dei vent’anni
Piansi ma vi dissi addio
E me ne andai verso il destino
Con l’entusiasmo di un bambino
Io credo che lassù
C’era un sorriso anche per me
La stessa luce che
Si accende quando nasce un re
Ma sono qui se tu mi vuoi
Amore dei vent’anni miei
Io credo che lassù
Qualcuno aveva scritto già
L’amore mio per te e tutto quello che sarà
Io credo che lassù.
un abbraccio
Settembre 18th, 2017 alle 17:14
Stagione 1979/80
Appena arrivato in Abruzzo, causa trasferimento per motivi lavoro di mio padre, ancora incazzato per aver dovuto lasciare le terre dove ero cresciuto, vidi la mia prima partita allo Stadio Adriatico – prima di campionato – dove quell’Inter campione d’Italia allenata da Eugenio Bersellini, dominò il neo promosso Pescara.
C’erano Beccalossi, Altobelli, Oriali, Marini, Bergomi… Bella squadra.
I quella stagione, cominciai ad ambientarmi in una città sconosciuta nella quale ero arrivato pieno di pregiudizi (molti scomparsi, qualcuno confermato), mi feci nuovi amici, vidi il mio primo concerto con grande Edoardo Bennato, la mia prima moto (Gilera 125 TG mix).
Avevo 17 anni, un sacco di capelli, e tutta la vita davanti; di li a pochi mesi conobbi quella che sarebbe diventata mia moglie e fui fregato per sempre! 🙂
Brutta storia la nostalgia David….
Un saluto
Lucky
Settembre 18th, 2017 alle 17:30
Io oggi ero a vendemmiare…
Una giornata all’anno alla quale non rinuncerei per nulla al mondo..
Torno bambino, in testa tanti bei ricordi di quando c’eravamo tutti e che dire… Mi fa star bene, mi fa sentire ricco dentro…
Settembre 18th, 2017 alle 17:37
e invece si spiega molto bene, si hanno tante cose ma è (o sembra) quasi impossibile costruire, progettare, investire i propri sogni di passione e pensare che qualcosa possa venirne fuori
Settembre 18th, 2017 alle 18:00
Gentile Mau46, la ringrazio dei complimenti alla mia persona, ma la prego, nemmen per scherzo dileggi la figura di Pietro Vuturo.
Si sta parlando di una persona che sta spendendo la sua vita nell’amore per la famiglia , per il prossimo , e non ultimo per la nostra adorata Fiorentina.
Eppoi io e lui abbiamo un grande amore.
Entrambi amiamo quattro nobili verita’ che tramite un cerchio ad otto raggi forse ci renderanno un po migliori.
Impresa disperata diciamocelo, ma ci si prova.
Sono certo che lei capira’ di cosa sto parlando.
La saluto,
le migliori cose a lei e come sempre, a tutti
Immondo
Settembre 18th, 2017 alle 18:35
sicuro che Bersellini abbia fatto giocare assieme Baggio e Antognoni?
Mi pare un pochino prima dell’accoppiata
ma sai l’età ( 53) gioca brutti scherzi….
Attendo conferma o smentita
RISPOSTA
Sicurissimo, ciao
David
Settembre 18th, 2017 alle 19:34
@Picchio a Puliciano
Platone “cattivo maestro”!
Io ritengo invece che i giovani di oggi siano migliori di noi, anche se nel “noi”riconosco che non siano riconducibili la maggiore parte dei partecipanti al Blog. I giovani oggi vivono in un mondo molto più difficile e duro di quello che fu teatro della nostra maturazione. I nostri valori erano riconducibili ad ideologie politiche e sociali ormai fortunatamente superate. Sono maturato in una “serra”protetta e tutto sommata ingiusta. Passando dalla filosofia, la mia grande passione, alla economia: abbiamo rubato l’avvenire dei nostri giovani costringendoli a sostenere un Debito Pubblico mostruoso. Devono muoversi in un mondo globalizzato che esige una forte competizione. Potrei continuare ma mi fermo comunicandoti che concordo con te circa l’estrema difficoltà della prossima trasferta a Torino, temendo il ritorno al goal di Higuain, ricordando che la Viola nel tempo si è specializzata nel riabilitare cannonieri in crisi. Un caro saluto.
Settembre 18th, 2017 alle 20:22
Sei davvero buddista come Baggino?
Settembre 18th, 2017 alle 20:42
Io son adolescente inquieto
I 20 anni ancora li vedo con il binocolo…
Ma non vedo l’ora
Si perche’ vedete mi stanno spuntando i peli dappertutto
i primi baffi
I capelli non seguono mai una linea
Son magro striminzito! Non riesco ad ingrassare cavolo !
Mio padre ‘ oltre 110 kg , siamo alti uguali ed io peso 60/65
Poi ci son le ragazze…
Boh icche vogliono ?
Scusate ma vado a giocare a calcio in piazza savonarola , poi vado a giocare a basket al ponterosso… Maremma come mi diverto
Vado a suonare i campanelli a chiamare gli amici
Bona ci si !
La giovane primula viola
Settembre 18th, 2017 alle 21:05
Con Bersellini fu un’annatuccia di cui mi ricordo solo il gol di Baggio a Napoli contro Maradona.
Giocò solo 4 partite dopo 2 anni di infortunio ma quel gol ci avvisò che il fenomeno era appena sbocciato.
Erano gli anni 80, anni leggeri ricordati come gli anni dell’edonismo.
Avevamo pochissimo, si partiva da niente, ma bastava impegnarsi e farsi un po’ di c. per trovare un lavoro o per avviare un’attività proficua.
Nel frattempo c’è chi si è approfittato del benessere di quegli anni ed è iniziato un lento declino e per i nostri figli non è sufficiente l’impegno o il c. e ci devono mettere Ingegno e fantasia.
Settembre 18th, 2017 alle 22:44
A venti anni in estate, con la 128 del babbo, insieme ai miei amici Andrea e Angelo, partimmo per la Cecoslovacchia. Nel 1979 così si chiamava ancora quel paese, allora oltre la cortina di ferro.
Sapevamo parlare un buon inglese, avevamo qualche soldo, il mito di Kafka in testa e di Jan Palach nel cuore.
La smania e l’amore per la libertà, da un’Italia che allora lottava contro il rischio dell’affermarsi delle idee depravate del terrorismo, ci indirizzò verso uno Stato dal grande passato di cultura mitteleuropea e dal presente plumbeo, in cui la libertà era un’utopia. Perversa per il regime, splendente per il popolo.
Lo conoscemmo il popolo: a Praga c’erano file lunghissime di cittadini che aspettavano pazienti la loro porzione di cocomero davanti all’unico fruttivendolo del quartiere ebraico.
C’era un cameriere biondissimo, in un locale di fronte alla torre dell’orologio, che in inglese ci chiedeva dell’ultimo disco dei Pink Floyd, che oltre cortina non era ancora arrivato. Conoscemmo Hana, Krstina, una terza di cui non ricordo più il nome, entrando in una discoteca del quartiere di Mala Strana, dove si poteva accedere solo indossando la cravatta (l’avevamo! Chissà perché).
Conoscemmo anche il regime: alla dogana, fatta aprire la mia valigia, un poliziotto pedante mi trovò il termometro rotante della Chicco (la mano di mia madre aveva colpito): prima di fargli capire che cosa fosse e non un oggetto contenente droga o chissà quale depravazione occidentale, siccome parlava solo boemo e russo, passammo minuti sudando freddo (già ci vedevamo buttati in una cella umida dello Spielberg): risolsi simulando il gesto del piazzamento ascellare per la misurazione della febbre, facendo ridere il poliziotto e prendendomi, dopo, le maledizioni dei compagni di viaggio.
Dappertutto soldati russi e militari cecoslovacchi, di giorno mangiavamo solo noi nelle birrerie, i locali bevevano solamente e ci guardavano, forse ci invidiavano, forse ci disprezzavano.
C’erano musicisti dappertutto, all’aperto. I più ribelli accennavano musica jazz, la maggior parte suonava musica classica.
Le donne, le ragazze, avevano una dignità morbida nel portamento e nello sguardo, non la bellezza gelida che immaginavamo comune per tutte le slave.
Dormivamo in una casa nel quartiere 10, non proprio in centro. I proprietari erano due professori sui cinquant’anni che arrotondavano lo stipendio accogliendo turisti. Lo facevano di nascosto, ci indicarono un’uscita sul retro del palazzo per entrare ed uscire.
Tememmo per un paio di giorni che ci avrebbero denunciato alla polizia, dopodiché,
anche un po’ delusi (che coglioni!), entrammo in confidenza. Ho ancora il loro indirizzo, ma dubito siano ancora vivi.
A vent’anni diventai così un po’ più grande, capii veramente cosa significava non vivere in democrazia e mai ho smesso di cercare sempre e trasmettere in tutte le manifestazioni della vita, il senso profondo dell’importanza di vivere liberi.
Settembre 19th, 2017 alle 01:29
Mi unisco a Picchio a Sollicciano
GRANDE !
quando si ragiona per categorie . . .le donne sono e pensano così, i giovani, gli operai i borghesi . . . andiamo sempre un po’ a fare gli esploratori del nulla!
Non c’è nulla di nuovo sotto il sole! se avessimo un pò più di senso della storia non saremmo “ossessionati” da inutili pensieri lagnosi. Saremmo più simpatici a tutti, a cominciare dai nostri ragazzi!
Ognuno di noi, un individuo con il suo libero arbitrio !
Settembre 19th, 2017 alle 01:35
Ho scritto Sollicciano, correggo, Pullicciano
ancora i miei omaggi, non volevo fare nessuna ironia. Se osservo troppo velocemente, osservo male !
Settembre 19th, 2017 alle 06:19
Sintetizzando: F F F
Settembre 19th, 2017 alle 07:11
Picchio a Sollicciano è un refuso bellissimo.
Forse, un invito subliminale a levarsi di torno?
Si scherza, pensando a come affrontare la banale partita contro la squadra del presunto presidente-bagarino.
Settembre 19th, 2017 alle 07:23
@30 Immonda Bestia
Confesso che non ho identificato le quattro verità, Ti sarei grato se mi volessi gentilmente ragguagliare. Quanto al tuo nickname l’unico riferimento colto che ricordo è quell’opera di Filosofia Morale di Giordano Bruno “La Bestia Trionfante”. Un saluto.
Settembre 19th, 2017 alle 07:53
Immondo carissimo. Perché hai parlato? Lascia perdere il dito medio, non è da personaggio quale sei paragonarti a certi figuri. La fortuna della Fiorentina di quest’anno è: 1) di avere una classifica a 20 squadre; 2) che in tale classifica ci siano Sassuolo, Crotone, Benevento e Verona. Se dovessimo arrivare poco prima di dette squadre, per me è retrocessione. Se a te va bene così, ne prendo atto.
Settembre 19th, 2017 alle 08:12
Sono un assiduo lettore dei post di questo blog,spero possano tornare spunti di riflessione quotidiani perchè è un piacere leggervi. Ricordo con gioia gli anni 80, ero uno sbarbatello che cominciava a scoprire il mondo, avevamo meno, d’accordo, ma il futuro lo immaginavamo a tinte forti, con la sensazione di poter crescere parecchio. L’esatto contrario dei giorni nostri, più agio e meno sogni.
Settembre 19th, 2017 alle 08:21
a dicembre del ’70 avevo gia compiuto i 20 anni e mi trovavo a fare il militare in quel di Cuneo.
accidenti a junio Valerio Borghese e quel suo cazzo di tentativo di golpe,mi toccò fare un mese di militare di più.
questo stronzo!!
Settembre 19th, 2017 alle 08:51
@Filippo di Prao n 18:
al tuo post cosi tremendamente pessimista si potrebbe rispondere con l’ultima frase di David:
Ti sentivi padrone di tutto e avevi pochissimo: è qualcosa che non si può spiegare a chi oggi ha tanto ma si sente vuoto dentro.
Il mondo di oggi farà anche schifo,
L’Italia pure
però credo che chi è nato qui sia ancora fortunato rispetto a molti altri.
I ventenni di oggi sognano come sognavamo noi e come hanno sognato tutti i ventenni di tutte le generazioni.
I giovani hanno tutta la vita davanti,
i problemi ce li abbiamo noi..
Ridammi vent’anni e poi vedrai che i problemi li vedi da un’altra prospettiva.
Il mio bisnonno, a vent’anni
venne chiamato alle armi e si fece otto anni di guerra.
Da venti a ventotto anni prima in Libia e poi in trincea.
Forse è quella la generazione che i vent’anni non se li è goduti.
Quelli di oggi, sinceramente li invidio e anche parecchio.
Settembre 19th, 2017 alle 10:30
Mio diletto Shimon.
Io non son buddista, ma nel momento in cui cerco (invano) di migliorare la mia vita, la mia mente, le mie opere , ebbene in quel momento divento buddista, divento brahamano e induista, divento Cristiano , e persino laico più meritevole. (magari mi riuscisse!)
Non divento Illuminato ma cerco l’Illuminazione.
Il fatto è che io, come tutti gli uomini, anzi, talvolta peggio, non riesco a star nei binari degli insegnamenti .
Troppe son le distrazioni, troppe son le debolezze, troppe son i falsi richiami di ciò che il Buddha chiamava Illusioni e Gesù chiamava il Male.
L’illusione del denaro, della carne, dell’avidità sulle cose terrene, l’odio, la vendetta, l’invidia, il potere, la sopraffazione, l’alterigia.
Giusto per fare un esempio semplice e diretto, cosa tu risolvi ad avere un macchinone o a entrare tra le coscie delle donne più belle?
Solo Illusione di fronte alla complessità della Vita , solo Illusione di fronte al Dolore che ci aspetta, e Illusione davanti al destino della Morte.
Se non si rimette l’Anima al centro dell’esistenza siamo solo polvere nell’Universo, destinata ad essere spazzata via.
SE si rimette l’Anima al centro della nostra esistenza allora l’Universo sarà dentro di noi.
Lo ha insegnato Gesù, lo ha insegnato Buddha, lo ha insegnato Maometto, e Confucio.
Il dramma delle nostre vite è che siamo troppo deboli per rinsavire.
Cento volte al giorno ognuno di noi fa un fiore e tre minuti dopo ci defeca sopra.
Troppe volte si comincia a camminare sul Sentiero della liberazione e al secondo passo si inciampa e si cade.
Siamo deboli.
Tutti.
A cominciar dagli Uomini di Chiesa che troppo spesso invece di porgere la mano verso la via salvifica son loro stessi sepolcri imbiancati.
Scusa, mi son dilungato, sarebbe bello ritrovassi, una cena, una ammazzacaffè e chiaccherare, chiaccherare.
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GEntilissimo Classe 1937
Lei mi chiede delle quattro nobili verità.
Cerco con i mie potenti mezzi cerebrali (hahahaha poeramme’, la sta fresco) di essere breve e conciso.
Il Buddha così parlò :
PRIMA NOBILE VERITA’
La nascita è sofferenza, la vecchiaia è sofferenza, la morte è sofferenza. Separarsi da ciò che si ama è sofferenza, non ottenere ciò che si desidera è sofferenza: tutte le categorie dell’attaccamento sono sofferenza.
SECONDA NOBILE VERITA’
La Seconda Nobile Verità dice che la Sofferenza ha una ORIGINE e che l’origine della sofferenza è l’attaccamento ai tre tipi di desiderio: desiderio per il piacere dei sensi , desiderio di essere o divenire e desiderio di non essere .
Ovvero, bisogna capire che l’origine della sofferenza sta nell’attaccamento al desiderio e quindi non bisogna essere schiavi di tutto ciò.
La sofferenza nasce dal rimuginare e desiderare tutto ciò che non si ha o non si è.
TERZA NOBILE VERITA’
Si può arrivare alla cessazione della Sofferenza.
Si cessa di desiderare e e di avere e ci libereremo dai dispiaceri dell’Impermanenza.
L’impermanenza è tutto ciò che oggi c’è e domani no.
Ovvero : tutto ciò che è soggetto alla nascita è soggetto anche alla cessazione; è impermanente, pertanto non dobbiamo essere avidi perchè tutto finisce.
Sono solo Illusioni.
Noi si soffre per sciocchezze che moriranno con noi se non prima di noi.
QUARTA NOBILE VERITA’:
Ebbene, c’è un modo per smettere di desiderare e quindi di soffrire .
C’è un mezzo di liberazione dai patemi del desiderio che tanto fa soffrire l’Uomo.
E’ l’ottuplice sentiero.
O anche detta ruota a otto raggi.
Gli otto sentieri o raggi, sono i comportamenti, le azioni e i pensieri da tenere.
Non sto ad elencarli, ma sono praticamente molto simili ai nostri ultimi sette comandamenti.
Va ricordato che nel buddismo non esiste un Dio da venerare e che quindi i primi tre comandamenti in questa dottrina non avrebbero senso.
Quindi, ricapitolo.
1-comprensione che esiste la sofferenza.
2-comprensione che la sofferenza nasce dall’illusione del bieco desiderio.
3-comprensione che la sofferenza e il desiderio sono illusioni che si possono eliminare dalla nostra mente e ne possiamo uscire dalla loro schiavitù.
4-comprensione che una retta consapevolezza, una retta concentrazione, un retto pensiero, parola e opera e preghiera portano ad illuminare la propria vita.
Avanzo un caffè.
Cordiali saluti
Immondo
Settembre 19th, 2017 alle 10:52
Concordo totalmente con l’ultima frase. C’era quello che c’era e ce lo facevamo bastare, anzi, spesso era pure troppo. Si usciva e si parlava, si rideva, si sparavano cazzate (quello anche ora, per la verità). Ora li vedi, in dieci con gli occhi incollati sul display, che non si dicono mezza parola. Secondo me la gioventù andrebbe vissuta diversamente, ma io sono uno di quelli nati negli anni 60, quelli un po’ nostalgici che a volte mal si adattano ai tempi che cambiano, anche se poi ce li facciamo andar bene comunque.
Settembre 19th, 2017 alle 11:05
@ Francesco (post 31): Napoli – Fiorentina 1 a 1 gol di Baggio su punizione. Era la penultima giornata.
calcio-seriea.net/tabellini/1986/15312/
Settembre 19th, 2017 alle 11:14
P.s. in realtà Antognoni e Baggio giocarono insieme le ultime 4 partite di campionato.
Settembre 19th, 2017 alle 11:22
#37 L’Osservatore e #40 robertodisanjacopino
Picchio a SOLLICCIANO per davvero!
Figuratevi, era già successo qui sul blog. E alla fine mi ci rinchiuderanno 🙂
A parte gli scherzi, quest’estate ci sono stato davvero a Sollicciano. Come commissario esterno dell’Esame di Stato alla sezione distaccata del Russell-Newton di Scandicci, quella del carcere.
Ho esaminato un detenuto che conseguiva la maturità di ragioneria.
Esperienza molto forte e significativa varcare le porte ed inferriate di Sollicciano e assaggiare la realtà della galera. Assaggiare, ovviamente. Perché trovarsi dentro da liberi è ben altra cosa.
Ho conosciuto un uomo di valore con il quale mi piacerebbe scrivere qualcosa, a distanza, sulla sua esperienza di detenzione, recupero e attesa.
E ho collaborato con colleghi e colleghe parecchio professionali e di cuore, credetemi. Insegnanti che mi hanno davvero impressionato positivamente.
Sono esperienze che aprono la mente. E non solo.
Un caro saluto.
Settembre 19th, 2017 alle 11:33
@Picchio post 23
Hai perfettamente ragione, è naturale che le nuove generazioni abbiano voglia di rovesciare tutto quello in cui credevano le precedenti. Ed è naturale che agli occhi dei più grandi i giovani appaiano sempre scapestrati e privi di giudizio.
Da ex giovane non ancora maturo (ho 35 anni) rimprovero però alla generazione dei 50enni di aver esasperato il naturale desiderio di affrancarsi dai genitori, screditando a tutti i costi i valori in cui questi ultimi credevano, il loro concetto di civiltà ed educazione, il loro senso di cosa è giusto e sbagliato. Così facendo, hanno delegittimato qualsiasi tipo di autorità, non solo quella del babbo e della mamma, ma anche quella di insegnanti, educatori, fino a quella dello Stato. E questo impoverimento culturale lo abbiamo subito noi e lo stanno subendo tutt’ora i ragazzi che non hanno riferimenti nella scuola, nella politica, nella famiglia stessa. Questo non deve essere una giustificazione per i giovani di oggi ad essere apatici e privi di entusiasmo, ma semmai è una critica un po’ amara verso molti adulti (non certo tu) che spesso accusano con malcelata superiorità i ragazzi di essere vuoti e senza stimoli, mentre invece dovrebbero ammettere che se il mondo è così qualche responsabilità ce l’hanno anche (forse soprattutto) loro.
@Linus post 45
La frase del post di David “Ti sentivi padrone di tutto e avevi pochissimo: è qualcosa che non si può spiegare a chi oggi ha tanto ma si sente vuoto dentro”, che ha registrato così tanti consensi, è quella che a me invece dà fastidio; perchè invece non ci provate a spiegarla quella sensazione ai giovani che vi sembrano vuoti e frivoli? Dare per scontato che non capirebbero è sbagliato e, per come la vedo io, anche un po’ presuntuoso.
Anche mio nonno ha fatto la guerra, e certo non amava parlarne, ma i suoi pochi racconti sono serviti a stimolare in me l’interesse per quegli avvenimenti, che così tanto hanno influenzato la storia recente. Così come i miei genitori hanno cercato di trasmettermi l’attaccamento alla famiglia, la fede cristiana, il rispetto del prossimo, l’onestà, l’amore per la nostra terra. Ed è quello che cerco e cercherò di fare con i miei figli, che ora sono solo dei bambini.
Le bischerate a vent’anni le abbiamo fatte tutti, quello che vedo però nei giovani di oggi è una dilagante ignoranza e mancanza cronica di interessi che vadano al di là dei telefonini e dei social, ed è questo, insieme alle opportunità molto più scarse rispetto al passato, che non mi induce all’ottimismo. E la colpa di tutto ciò, scusa se insisto, non è solo dell’indole naturale dei giovani ma anche di chi non ha saputo seminare qualcosa di duraturo in loro.
Filippo da Prao
Settembre 19th, 2017 alle 11:36
IMMONDO BUDDHA BAR?
Settembre 19th, 2017 alle 11:42
SI DAVID NON AVEVAMO NIENTE , MA AVEVAMO TANTI SOGNI !!!
Settembre 19th, 2017 alle 12:03
Bellissimo post, David!
Settembre 19th, 2017 alle 13:03
@46 Immonda Bestia
Ti ringrazio per l’esaustiva risposta. Conoscevo il pensiero buddhista e le sue innumerevoli varianti. Volontà, Desiderio, Dolore sono presenti anche nella cultura occidentale nell’opera del filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860)”IL MONDO COME VOLONTA’E RAPPRESENTAZIONE”. Vorrei trattare l’argomento ma mi accorgo che sarebbe un compito improbo e rinunzio. Ti ringrazio ma mi resta la curiosità del tuo nikname così distante dal contenuto delle tue esternazioni. Un caro saluto.
Settembre 19th, 2017 alle 16:08
DOMANDE?
Qualche quesito para-calcistico per ingannare l’attesa di Juve-Fiorentina. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
1. DE-FORMAZIONI.
A voi piace lo speaker del Franchi quando annuncia le formazioni? A me sembra una baracconata-americanata antisportiva. La squadra ospite viene scacata in 3 secondi, la Viola annunciata come Trump alla convention repubblicana. Preferirei più sobrietà e uguaglianza. E quando segnano, peggio di noi solo il tamarro dell’olimpico e l’isterico del San Paolo.
Voi che ne pensate?
2. GOOOLLLLLL…??
Il VAR. Benissimo la tecnologia. Ma secondo me ha ragione Gasperini: questa moviola toglie il gusto dell’esultanza. Fai gol e per 2 minuti e non sai mai se è buono, ti resta l’urlo strozzato in gola…
A voi piace? Io continuo a considerare l’errore umano come variabile accettabile.
3. 3° TEMPO?
Anche il terzo tempo coi bambini al Franchi è un po’ esageratino. Viene annunciato solennemente come fosse una seconda partita. Io lo farei un po’ più sobrio. Voi?
4. TABELLONI NELL’OCCHIO.
Io odio i tabelloni pubblicitari a schermo che circondano il campo. Ti flashano negli occhi, fanno questa muraglia lampeggiante che ti confonde ed in certe situazioni, quando la pubblicità di turno è chiara, ti impediscono di vedere il pallone. Ovviamente, son fatti per la TV. Perché lo spettatore da stadio non conta più una mazza.
Ma non si può fare nulla contro l’invadenza della pubblicità? Ma boicottare di principio chi esagera nel rompere le palle?
5. SPEZZATINO INDIGESTO
Non mi piace la giornata calcistica spezzettata in 6-7 turni. Non ha un senso al mondo giocare all’ora di pranzo o costringere chi va in trasferta a rientrare a casa all’alba. È solo per i soldi. A voi piace? Siete di quelli che se trasmettono partite tutti i giorni le guardate tutti i giorni, o preferireste che il calcio tornasse ad essere un passatempo equilibrato, che occupi uno, massimo 2 giorni la settimana?
Settembre 19th, 2017 alle 16:44
“è qualcosa che non si può spiegare a chi oggi ha tanto ma si sente vuoto dentro”.
Sei sicuro David che abbiano tanto oggi!!!
non è che proprio perché quello che gli è stato dato è sbagliato, inutile, se non addirittura dannoso, che sono vuoti dentro ?
il tuo post mi ha lasciato questo dubbio.
Saluti
Settembre 19th, 2017 alle 17:55
Bravo David, belle parole.
“Perché a vent’anni è tutto ancora intero…” come canta il sommo Guccini.
Settembre 19th, 2017 alle 20:14
@antonello
Mi inginocchio virtualmente dinanzi a te e ti ringrazio per i tuoi scritti!
PS
Occhio che se ti becca Fiano finisci a fare gli esami con Picchio a Sollicciano 🙂
Settembre 19th, 2017 alle 20:46
@Filippo di Prao:
ma io veramente la frase di David mica la riservo solo ai giovani, anzi!
Ci sono molti nostri coetanei che non fanno altro che lamentarsi anche se non gli manca nulla.
Quelli si che son vuoti.
I giovani non li reputo ne peggio ne meglio di come eravamo noi,
sono solo diversi perchè vivono in un mondo diverso.
Il fatto poi che vengano considerati frivoli, superficiali e pieni di difetti è un classico,
se ti capita su rai storia di imbatterti in qualche trasmissione sociologica degli anni 70,
sentirai fare più o meno i soliti discorsi,
anzi anche peggio.
Due sono le grosse differenze tra noi e loro:
I miei genitori se tornavo a casa con un rapporto,
o se mi ero comportato male con qualcuno,
rincaravano la dose,
oggi se un professore fa un rapporto a uno studente,
ci sta che si veda arrivare il babbo a casa incazzato come una bestia con lui
e non con il figliolo.
E poi il militare,
assaggiare un po di pane duro,
capire il rispetto delle regole
fa bene.
Magari non per un anno,
ma una esperienza come quella secondo me è importante per formarsi il carattere e farsi un po di scorza.
Resta il fatto che,
anche se il mondo che si prospetta ai ventenni di oggi non sia un granché,
io li invidio parecchio.
Settembre 19th, 2017 alle 21:10
Penso di essere tra le più vecchie che scrivono su questo blog (sono coetanea di Antognoni) ma sinceramente non penso mai al passato per carattere penso sempre a vivere intensamente l’oggi e al domani e a tutto quello che ho ancora da vivere. Poi sinceramente 40 anni fa la società non era migliore anzi quanta fatica per ottenere qualcosa in fondo la legge della maternità è del 1971
Settembre 19th, 2017 alle 21:34
Era la fine degli anni 60. Il babbo che s’era stufato di camparmi per vedermi fare il capopopolo studentesco mi trovò un lavoro.
Interprete.
A dirla così sembra chissà che. In effetti ero solo un galoppino che, in barba a tutti i suoi ideali, lavorava h24, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno. Andavo in stazione o aeroporto ad accogliere abbienti americani e sudamericani che pagavano per essere accompagnati a giro per Firenze. E si sa che chi può arriva e parte qualsiasi giorno a qualsiasi ora, magari anche in cambio di buone mance.
Dopo la parentesi militare, profondamene cambiato, ripresi il mio posto e con anni di impegno e duro lavoro raggiunsi un posto di rilievo che, con meno sacrifici, mi ha dato molte soddisfazioni professionali e decenti soddisfazioni materiali che mi hanno consentito di mettere su famiglia e farla vivere in modo decoroso.
Non rimpiango niente, la famiglia mi ha dato grandi soddisfazioni: una brava moglie, due ottimi figli e oggi due nipotini meravigliosi.
Ma certo è che di quel capellone sessantottino, ribelle e barricadero, che sognava di girare il mondo “a bordo di un cargo battente bandiera liberiana”, non è rimasto granchè e spesso mi chiedo se il cargo fosse passato prima del posto fisso oggi chi sarei e dove sarei.
M.T.
Settembre 20th, 2017 alle 08:24
@Filippo da Prao #51
Concordo, amico viola. E ribadisco che ci vuole speranza. E tanto cuore.
@M.T. #62
Toccante. Fa pensare.
Un abbraccio viola a voi. E a tutti, in vista di stasera…
Settembre 20th, 2017 alle 09:52
A NIPPO
mio gentilissimo e stimatissmo,
il nipote di Chiappella non si deve neppur virtualmente inginocchiare davanti a nessuno,
figurarsi davanti a me che non son niente e nessuno.
Solo in Chiesa mi fa piacere se ti inginocchi.
E quello là, con i chiodi alle mani e ai piedi, lui si, merita che la gente gli si inginocchi davanti.
In quano a finir insieme a Picchio da Pulicciano in cella insieme… beh, io e lui (e tanti altri qui dentro) s’è già fatto tanti di quei desinari e cene insieme che praticamente siamo già compagni di cella.
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A SErgente Garzia
Mio carissimo, non hai idea quanto mi apre il cuore la canzone di Massimo Ranieri “Ventanni” di cui hai postato il testo.
Mi ricorda una domenica splendida , un 45 giri suonato con ripetizione maniacale sul giradischi comprato dai genitori, io in convalescenza di una febbriciattola, i miei a lavorare, e i Nonni a badarmi a casa.
La vecchia casa al Soccorso.
Quei dischi , quelle canzoni ancor oggi mi struggono il cuore, dentro c’è la mia infanzia.
Lo sai che tutte le sere quardo su Rai 1 la trasmissine Techete’ apposta per rivivere quei frammenti di vita?
Iersera per esempio hanno dato spezzoni di Fausto Leali.
Un riuscivo a finir di cenare da quanto ero rapito.
“Pittore ti voglio parlare
mentre dipingi un altare…
io sono un povero negro
e di una cosa ti prego…”
Marianna cane… e pensa , questi un c’avean nemmeno i tatuaggi !
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A Linus
Come sempre splendida disamina sociologica nel tuo n.60 .
Il tempo per te non scorre invano, leggerti è cosa buona e giusta.
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Infine a Classe 1937,
che chiede il perchè del soprannome Immonda Bestia.
Non sto a ripetermi, ma incollo un vecchio post in risposta ad un nuovo Utente che mi chiedeva, anch’esso, il perchè di questo mio nick.
Sa chi era ?
Il sor Picchio.
A proposito…
Le dico una cosa tanto non ci sente nessuno.
Tra gli amici fidati e intimi sa lei come lo chiamiamo ? (e lui ci ride sopra)
Lo “stroncagatti” oppure lo “stroncatope”
Il primo perchè non gli regna un gatto,il secondo perchè non gli regna una topa.
Ciao cicala, si scherza.
Vado ad incollare, sperando che la corrente elettrica non lo scolli.
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Immonda Bestia ha scritto:
agosto 17th, 2015 alle 11:44 a
Sul mio nick.
Scrissi il mio primo post su questo blog firmandomi subito con nome e cognome.
Pochi mesi dopo ebbi una discussione sulla Bibbia con l’utente Cairolibrothers,ora scomparso, ma i vecchi del blog lo ricorderanno.
Il discorso cadde sul libro dell’Apocalisse, sull’Anticristo , sulla Bestia Immonda , sulla profezia del 666.
Dissi: ganzo, Bestia Immonda mi garba.
Da ora innanzi lo saro anche io.
E con tale nome e cognome mi son segnato anche su fb.
Ci vado a vedere ogni tre mesi.
Pensa, ho persino trentadue amici, quasi tutti parenti.
Il mio gatto di amici ne ha oltre 1500.
Il coniglietto ha gia’ superato i 700.
Gli ci vuole la segretaria.
E’ roba da ricovero.
Pero’ debbo dirti che i rapporti webbistici tra padroni di animali son migliori che tra i patiti del calcio.
Se tu hai un gattino o un cricetino o un canino da accudire o da sistemare in qualche famiglia tu trovi subito anime buone ,disponibili e tangibilmente generose.
Non ci son ne troll ne multinick ne gente che deve spregiare a tutti i costi qualcosa o qualcuno.
Io metterei per legge una bestiolina in ogni famiglia.
Ma te non sai una cosa, ti confessero’ l’inenarrabile.
Quando mi rivolgo al mio gattino gli dico “vieni dal babbo”
Ebbene si, son uno di quei deficienti.
M’importa sega.
Cordiali saluti
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ovviamente le migliori cose a tutti
Immondo
Settembre 20th, 2017 alle 11:58
@64 Immonda Bestia
Ti ringrazio, ma io virtualmente ritengo che il tuo nickname sia “Grande Affabulatore”. Un saluto
Settembre 20th, 2017 alle 12:05
@Immonda Belva
Fava! 😀
Grazie dei pensieri.
Adesso ho due gattini nuovi. Non so nemmeno se son maschi o femmine perché son così rustici che uno non si fa prendere in collo, l’altra (perché femmina mi pare) la un si fa guardare tanto tra le zampe. Ma a breve dovrò portarli all’ENPA per sterilizzarli, e allora lo saprò (se riesco a metterli insieme nel trasportino).
Così do loro un nome definitivo. Perché per adesso si va per supposizioni.
Spero di interrompere la tradizione infausta, Antonello… coi gatti ho sculo 🙁
Molto meglio con l’altra categoria, fortunatamente.
Un abbraccio.
Settembre 20th, 2017 alle 16:03
Ciao Picchio mio, a presto
T’abbraccio
Settembre 20th, 2017 alle 16:05
I gatti chiamali Jake e Elwood.
Settembre 20th, 2017 alle 16:36
@62 M.T.
Sulla tua biografia spero di poterne parlare al nostro prossimo incontro. Un saluto