Quando litigavo con Vince
Come facevo a non litigarci?
Tutti e due venuti su dal niente, lui con molte più difficoltà di me che non ne avevo uno per fare due, ma che almeno avevo avuto la possibilità di studiare.
Vincenzo no, nato proprio povero e mai si sarebbe immaginato nella vita di diventare addetto stampa della Fiorentina.
All’inizio degli anni ottanta i giornalistoni della carta stampata lo guardavano sprezzanti dall’alto in basso: sbagliava i congiuntivi, ma intanto era diventato amico dei giocatori e dei Pontello.
Quando cominciò a pagare con sostanziosi cambi merce, gli interventi di questi professori della penna le cose cambiarono sensibilmente e diventò il buon Vincenzo.
Per diversi anni ci siamo guardati sospettosi, punzecchiati e alla fine, direi quasi inevitabilmente, rispettati.
Oggi Vincenzo Macilletti ci ha lasciato ed io ripenso a quelle ruggenti stagioni, quando si davano e si prendevano ed il calcio non era diventato ipertrofico come oggi.
Ciao Vince e, come scriveva un grande giornalista, ti sia lieve la terra.
Ottobre 16th, 2015 alle 15:06
Mai conosciuto di persona, ma solo a guardarlo in faccia ispirava onesta’ competenza e simpatia.
Una persona da metter via nel mobile della memoria tra i ricordi belli.
Antonello
Ottobre 16th, 2015 alle 15:12
Dalle (poche) notizie che avevo, negli ultimi tempi era stato abbandonato da molti, per non dire quasi tutti, soffrendo tantissimo per un male incurabile. Tutto ciò a dimostrazione ulteriore della materia fecale di cui sono composti tantissimi fiorentini.
Riposa in pace Vincenzo, protagonista di un periodo epico ed irripetibile.
Ottobre 16th, 2015 alle 15:58
non lo conoscevo personalmente , ma se ne parli bene deve essere stata un gran persona.
Che ci protegga dall’alto per il 3 scudetto.
la primula viola
Ottobre 16th, 2015 alle 16:00
Non ero a conoscenza della sua situazione, a dimostazione probabilmente delle pamare parole di ALE B. Mi dispiace per la sua dipartita. Di più non posso dire perché i miei ricordi di lui sono molto lontani e labili.
CIRANO
PS: ho tirato fuori dalla cantina la mountain bike ed inizio a spolverarla…
Ottobre 16th, 2015 alle 16:01
Hai messo insieme in un pezzo Macilletti e Brera, il semi-analfabeta e il letterato.
Il primo lo trovavo per caso quando da ragazzotto cercavo le spogliarelliste sulle televisioni libere, girando la ruzzola del grundig dodici pollici in camera, un pre-zapping di annata, e mi affascinava il suo modo di parlare: pronuncia e aspetto alla Abatantuono, domande piene di parentesi, che sfiancavano l’intervistato, sintassi inesistente; ma aveva lo sguardo buono, ruspante. Con gli amici ci chiedevamo come poteva essere diventato un giornalista professionista.
Il secondo era un artista della parola scritta, popolare di estrazione, ma coltissimo nelle citazioni e preparato sia nel calcio che nel ciclismo. Il suo erede e’ sicuramente Gianni Mura, addirittura superiore al maestro, per modestia ed empatia.
Macilletti non ha avuto eredi, direi per fortuna, ma se penso a molti cialtroni che girano per i media parlando di calcio e se la menano come fossero delle star di Hollywood, rivaluto il nostro “terrunciello” che ispirava tanta tenerezza e un po’ di invidia a noi ragazzi malati di viola (e di spogliarelliste delle tv libere).
Ottobre 16th, 2015 alle 16:13
Mi riconosco in quanto ha scritto – benissimo – Immonda Bestia.
Ottobre 16th, 2015 alle 16:18
Mai conosciuto di persona ma mi ispirava tanta simpatia quando parlava dalle telelibere, teleregione se non sbaglio. Un saluto alla famiglia, spero che possa vedere il terzo scudetto da lassù.
Ottobre 16th, 2015 alle 16:27
un caro saluto a Vincenzo, spontaneo e mai banale …mi ricordo solo “Iaco, Iaco, si può dire che avete dato il meglio di se stessi”….parlava con beppe iachini….
ciao vincenzo tifoso viola vero.
Ottobre 16th, 2015 alle 16:40
Questa notizia mi addolora molto perche’ conservo di lui un ricordo simpatico e genuino. Quello che piu’ mi addolora e’ avere la conferma di come la societa’ attuale (nonche’ lo ‘star-system’ del mondo contemporaneo) abbia lasciato dimenticare tutti i personaggi del passato viola. Spero che possa esserci piu’ riconoscenza/voglia di ricordare nei confronti dei personaggi che hanno vissuto la Fiorentina e vissuto anche in parte interi decenni nell’universo gigliato…
Ottobre 16th, 2015 alle 16:43
Possibile Macilletti fosse un nome d’arte e si chiamasse Di Mascolo? Un secolo fa conoscevo suo figlio.
Ottobre 16th, 2015 alle 16:43
@ CIRANO: inizia ad allenarti. Ci sono alcune salite particolarmente dure.
Ottobre 16th, 2015 alle 17:32
io lo conoscevo molto bene, andavamo dallo stesso barbiere nel viale De Amicis.
faceva molta fatica a parlare causa il male che lo aveva colpito.
però era sempre logico e conseguenziale nelle disamine.
ciao carissimo, un alè Viola tutto per Te.
Ottobre 16th, 2015 alle 18:56
Quanti ricordi della mia gioventù. …riposa in pace Vincenzo uomo perbene R.I.P Mauro ippolemico
Ottobre 16th, 2015 alle 19:23
Da anni era stato abbandonato da TUTTI anche da quelli ai quali aveva dato tanto.
Ciao Vincenzo. Sei stato una persona perbene. Riposa in pace.
Ottobre 16th, 2015 alle 20:27
Ho cominciato ad andare allo stadio quando in balaustra c’erano Marione e il figlio un po’ grullo, in panchina Radice e in campo un bisonte col 9, ancora sgraziato, ma destinato a un radioso avvenire…
Tra imprese memorabili e crolli vergognosi, tutti gli uomini di quella Fiorentina hanno accompagnato la mia infanzia, e faranno sempre parte del mio cuore, per cui un saluto affettuoso a Vincenzo.
Ottobre 16th, 2015 alle 21:12
Condoglianze alla famiglia, era un innamorato della Viola, quindi un fratello.
Andate su violanews.com e leggete in che modo lo ricorda Rui Costa, un amico.
R.I.P
Ottobre 16th, 2015 alle 23:04
Anch’io lo ricordo come te e leggendo i vari commenti non si può certo dire che il tuo blog è frequentato da gente banale, anche per questo ti seguo..
RIP Vincenzo
Ottobre 17th, 2015 alle 00:37
Era il mio parrucchiere quando ero piccino, aveva la bottega accanto a casa mia.
Mi fece avere la foto della Fiorentina 1979-80 autografata da tutti i giocatori della rosa, tranne che da Dino Pagliari che gli autografi non li faceva neanche a Vincenzo. Faceva anche un po’ la corte a mia mamma. Un altro pezzo della mia gioventù che se ne va.
Ottobre 17th, 2015 alle 10:58
Un saluto Vincenzo e porta con te il ricordo di Wembley ed il gol di Bati vissuti sul campo.
Ottobre 17th, 2015 alle 13:29
Lo ricordo con simpatia…Riposa in pace Vincenzo.
Ottobre 17th, 2015 alle 17:24
MACILLETTI
Lo avevo conosciuto in Fiorentina.
Una brava persona.
Condoglianze alla famiglia
IL PRECEDENTE POST
Nel mio post precedente, ho fatto un casino con il “copia-incolla” ed ho “incollato” due volte.
Ringrazio tutti per gli apprezzamenti, prendo atto delle critiche e le accetto .
È vero, sono “lungo”, qualche volta ripetitivo e, spero solo raramente, anche “prolisso”.
È che preferisco essere un po’ noioso che rischiare di non essere chiaro.
Un apprezzamento particolare al post n. 18 di “Quello che ci arriva dopo” che, con quella sintesi che non è tra le mie qualità, mi ha rinominato “Michele di… lungo”.
Accetto la critica ed apprezzo il tuo sarcasmo tipicamente e piacevolmente “toscano”.
Avevo promesso, o minacciato, fate voi, una disamina tattica della partita con il Napoli.
Eccola.
IL NAPOLI
Esaminiamo le sue caratteristiche, vediamo di capire i suoi “pregi” ed i suoi “difetti” per annullare i primi ed accentuare e sfruttare i secondi.
Premetto che questa mia disamina è un po’ presuntuosa perché una cosa è valutare una partita già giocata ed elogiare o criticare le scelte fatte dall’allenatore, ed altra cosa, molto più difficile, è indicare una tattica da assumere in una partita ancora da giocare.
Il Napoli è passato dal modulo, classico di Sarri, ossia il 4-3-1-2 al 4-3-3 ed ha cominciato a vincere.
Intendiamoci, il modulo è solo una indicazione di base.
In realtà, di moduli, se ne dovrebbero indicare almeno due: uno per la fase di possesso palla ed uno per la fase di non possesso.
In fase di non possesso, il Napoli passa ad un 4-5-1 perché i due esterni alti si abbassano e partecipano alla fase difensiva.
Rispetto a quello di Benitez, ha un centrocampista in più, ossia un regista.
Nel post precedente, ho ricordato una intervista con Insigne, nella quale il giocatore ha affermato che più importante del modulo è la “intensità”.
Non c’è dubbio che il Napoli sia una squadra “organizzata” ed “intensa” ( ma lo siamo anche noi).
Nelle partite che ho visto, non ha fatto un “pressing alto” in modo intenso e continuato.
Il pressing viene, più spesso, fatto non alto, ma nella loro prima metà campo.
È lì che tentano di recuperare palla e ripartire.
Sanno uscire dal pressing alto dell’avversario con fraseggi ravvicinati e rapidi.
Credo proprio che Sarri li abbia allenati a fondo in questo.
Il pressing alto è una caratteristica di quasi tutte le squadre, a livello europeo, più forti.
Se sai uscire bene dal pressing alto, puoi mettere in difficoltà chiunque anche Barcellona o Bayern.
Hanno un reparto offensivo ottimo.
Higuain è la migliore prima punta del campionato.
Gli esterni, Insigne, Callejon, Martens sono tra i migliori.
Credo, però, che il reparto migliore, quello più determinante, sia il centrocampo.
È il loro centrocampo che ha messo in pratica la “manovra organizzata”, anzi super organizzata, di Sarri ed ha vinto le ultime partite.
La caratteristica principale, in fase di possesso, sono gli INSERIMENTI dei due centrocampisti laterali ed i TAGLI degli esterni.
Allan, che ha già fatto tre gol, ed Hamsik si inseriscono, a turno, e sono un arma micidiale.
Hamsik è inoltre molto bravo a farsi trovare tra le linee.
È il nostro Borja.
Entrambi, pur se difficilmente le loro prestazioni non abbiano raggiunto la sufficienza, hanno, nei due anni precedenti, avuto una flessione.
Entrambi erano stati portati, da Benitez e Montella, un po’ più avanti ed avevano perso quella che è la loro migliore dote, ossia, la capacità di “giocare a tutto campo”.
Rimessi, in questo anno, nel loro ruolo, sono tornati ad essere determinanti.
Entrambi possono fare, contemporaneamente, il “mediano” ed il “trequartista”.
Sono “oro puro” questi tipi, universali, di giocatori per ogni allenatore.
Entrambi potranno essere determinanti per l’esito della partita.
Insigne sta sulla fascia, ma spesso si accentra per cercare il triangolo od, in pratica, per fare il trequartista.
Il gioco di Sarri, estremamente organizzato, è proprio questo.
Una manovra, orchestrata per lo piu dal regista, che ha lo scopo di creare varchi per gli inserimenti e per i tagli.
Il tutto fatto con intensità e velocità.
Higuain spesso si sposta sulle fasce e, seguito e spesso raddoppiato, crea spazi per inserimenti e tagli al centro.
Maccarone, nell’Empoli della passata stagione, faceva lo stesso identico movimento.
Quello di Sarri è un gioco complicato, difficile da mettere in pratica, ci vuole tempo per “digerirlo” ed è forse per questo che le prime partite sono andate male, ma quando comincia a funzionare diventano dolori per gli avversari.
Il reparto più debole è quello difensivo.
La fase difensiva, come tutto di Sarri, è organizzata ed efficace, ma gli interpreti di questa fase non sono il massimo e non la applicano al meglio.
Il Napoli ha perso con il Sassuolo, ha pareggiato con Sampdoria, Empoli e Carpi, ha vinto, alla grande, con Lazio, Juve e Milan.
LA PARTITA
La prima decisione, la più importante, da prendere è l’atteggiamento da assumere.
Andiamo là a giocarcela, a fare la nostra partita?
La giochiamo “faccia a faccia” e “vinca il migliore” ?
Od è più opportuno scegliere un atteggiamento più prudente?
D’istinto, sarei portato a giocarmela.
Sono uno che preferisce giocare bene rischiando di perdere che vincere giocando male.
Montella, nei suoi tre anni, ci ha dato una “mentalità vincente”.
In questi tre anni, siamo andati, su qualsiasi campo, a fare la nostra partita, a cercare di imporre il nostro gioco.
Ci siamo divertiti, ma abbiamo anche perso delle partite che, con un atteggiamento un pochino più prudente, avremmo portato a casa.
La partita di ritorno con la Juve di semifinale di Coppa Italia dell’anno scorso, grida ancora vendetta.
Venivamo da un due a uno e sarebbe bastata un po’ più di prudenza ed un po più di grinta, di intensità (quella che la Juve ha messo) e la qualificazione potevamo portarla a casa.
Tutto sommato, considerata la forza ed il momento del Napoli, considerato che hanno sei punti in meno e che anche un pareggio non sarebbe da buttare, sceglierei, nonostante le mie propensioni contrarie ed a malincuore, un ATTEGGIAMENTO PRUDENTE.
Sousa non è Montella.
È molto più pratico e credo che farà la stessa scelta.
Siamo una buona squadra, ma non siamo la più forte di tutte.
Dobbiamo, anche, saperci vestire di una “arma” che, non solo nel calcio, è fondamentale per ottenere risultati: la UMILTÀ, od, in altre parole, la consapevolezza dei propri limiti.
Il Borussia Dortmund, l’Atletico Madrid sono stati umili, consapevoli dei propri limiti, e sono andati lontano.
L’Inter del triplete ha vinto la Champion giocando semifinale e finale con “umiltà”, consapevole della superiorità dell’avversario.
O sei la più forte, e noi non lo siamo, o ti devi adeguare.
Alla prudenza dobbiamo aggiungere la “pazienza”.
La squadra ha già dimostrato di saper essere paziente, soprattutto con la squadre che si chiudevano.
Se vi ricordate, nella partita con il Torino, dopo una prima mezz’ora nella quale avevamo giocato alla grande, fatto un gol e tentato di fare il secondo, la squadra, per ordine di Sousa, ha tirato il fiato e si è fermata.
Vi ricordate, nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo con il Torino, tutti quei ripetuti passaggi tra i nostri difensori?
Era che il Torino, nonostante fosse sotto di un gol, non aveva intenzione di scoprirsi e continuava a giocare chiuso come se fosse sullo zero a zero.
Sousa, rallentando, quasi fermando, la squadra, voleva far capire a Ventura che non gli avrebbe dato la possibilità di giocare in ripartenza e che, se voleva pareggiare, doveva rischiare.
Ma, Ventura ha continuato, anche per il primo quarto d’ora del secondo tempo, a non scoprirsi.
In sessantacinque minuti, il Torino non aveva quasi mai tirato in porta.
Credo che la decisione di Sousa di rallentare senza andare troppo a cercare il secondo gol, fosse giusta.
È che poi, il Torino ha trovato il primo gol su un corner e con un gesto tecnico, degno del migliore Ibrahimovic, di Moretti che un tiro così ed un gol così non lo aveva mai fatto e non farà mai più.
Il secondo gol è frutto di un contropiede e di un errore di Tata che non doveva uscire su un Quagliarella defilato e marcato da vicino.
Il terzo gol è un altro mezzo miracolo di Baselli.
Il Torino ha vinto non per il gioco, ma per fortunate, episodiche, circostanze.
Ventura è il migliore allenatore che ci sia per quelle squadre che scendono in campo sapendo di essere tecnicamente inferiori all’avversario.
La scelta di Sousa di non andare a cercare il raddoppio per non scoprirsi, non ha pagato, ma, per me, era quella giusta.
Montella avrebbe continuato a cercare il secondo gol e forse sarebbe stata la scelta giusta.
Ma, nel calcio, la controprova non c’è.
Comunque, in quella occasione, Sousa ha dimostrato di saper avere “pazienza”.
Quindi, con il Napoli: prudenza e pazienza.
Ma, fatta questa scelta iniziale, come mettiamo in pratica, sul campo, questo “atteggiamento prudente”?
In primo luogo, non dobbiamo partire come con l’Inter, cioè con pressing alto intenso e continuato
Il Napoli non è l’Inter e Sarri non è Mancini.
Il pressing alto potrà essere fatto, dato che lo sappiamo fare, in determinate situazioni, scegliendo il momento giusto, ma non deve essere la scelta tattica di fondo.
La partita, per me, la si vince o perde, come spesso accade, a centrocampo.
Anzitutto, metterei SUAREZ al centro davanti alla difesa.
Alla De Rossi per intendersi.
Ho già detto che ritengo Suarez uno dei migliori centrocampisti in fase di non possesso.
Ha posizione, tempi di intervento e “vede” il gioco in anticipo.
In quella posizione, potrebbe andare a chiudere i “buchi” che si creano anticipando, o, comunque, rendendo molto più difficili, quegli “inserimenti” dei centrocampisti o quei “tagli” degli esterni che credo siano la migliore arma del Napoli.
Gli altri del centrocampo potrebbero essere Borja e Badely o Vecino.
Forse, meglio Vecino che il gioco di Sarri lo conosce.
Sugli esterni, Kuba e Bernardeschi, pronti a fare tutta la fascia ed a ripiegare in fase di non possesso.
Dietro Roncaglia, Gonzalo, Astori, Alonso.
Davanti Kalinic.
Sarebbe una specie di 4-1-4-1 che può trasformarsi facilmente in altri moduli, più offensivi, a seconda dei momenti della partita, basta spostare qualche giocatore un po’ più avanti.
Non c’è Ilijcic.
Ed è un peccato, ma non si può giocare in dodici.
Spero che Kalinic stia bene e possa continuare a fare, insieme ad uno dei centrocampisti, quel pressing sul portatore di palla, e soprattutto sul loro regista, nella fase iniziale di non possesso, che ha sempre fatto e che sa fare molto bene.
Babacar, se toccasse a lui, non lo sa fare altrettanto bene.
Quel pressing sul regista e sul portatore di palla, è fondamentale perché, se fatto bene, fa guadagnare alla squadra quei secondi in più per stringersi, accorciarsi, adottare “marcature preventive”, capire dove la manovra dell’avversario si sta indirizzando.
Riassumendo: atteggiamento prudente, pressing alto solo a tratti, pressing individuale sul portatore e sul loro regista, marcature preventive, soprattutto su Insigne e su Hamsik quando cerca di farsi trovare libero tra le linee, Suarez messo tra la nostra linea di difesa e la linea di centrocampo, pronto a diventare il quinto centrocampista od il quinto difensore ed a “tappare i buchi” che si verranno a creare.
Queste le mie scelte tattiche.
Prudenza e pazienza, aspettando il momento giusto per fare pressing e per fare male all’avversario.
È probabilissimo, anzi certo, che Sousa faccia altre scelte.
Di una cosa, però, sono sicuro.
Se andiamo a Napoli per fare la stessa partita che abbiamo fatto con l’Inter, questa scelta sarebbe, per me, un suicidio tattico.
Siamo sei punti avanti, siamo la capolista, quindi non prendiamo troppo rischi, facciamo fare a loro la partita e vediamo quel che succede.
Umili, consapevoli della loro forza e della nostra.
Il Napoli ha pareggiato e perso con le piccole ed ha vinto con le grandi.
Per una volta travestiamoci da ciò che non siamo, ossia da “piccola” e da “provinciale” e vinciamola.
Se Sousa deciderà diversamente, deciderà, cioè, di giocarsela a viso aperto e di rischiare, spero di non averci capito un tubo e che, alla fine, abbia avuto ragione lui.
Con due allenatori così, che sono “maniaci” di tattica, sarà una “partita a scacchi” e fare previsioni è impossibile.
Anche questa volta sono stato “lungo”.
Che volete fare, la sintesi non fa per me.
FORZA VIOLA SEMPRE!!!
MICHELE DI LANDO
Ottobre 18th, 2015 alle 01:37
Ho scambiato qualche parola una sera del 2001 al ristorante Buca San Giovanni in Piazza Duomo, con amici a comune. Apprendo ora del cursus honorum dei miseri cives. Mi spiace apprenderlo nel momento della scomparsa. Pacato, bonario,apparentemente onesto e competente come la maggior parte di quelli che se la tirano e sanno parlare meglio. Adesso Vincenzo sono queste le qualità che danno un senso alla tua vita. Il resto è meno di zero.
Ciao
R.I.P.
Ottobre 18th, 2015 alle 05:52
RIP
Ottobre 18th, 2015 alle 13:19
X Shimon post 10
Di Mascolo era il nome del figlio, lui aveva sposato la madre separata ed il bambino tenne il nome.
Lo conoscevo anche io, era in classe con me.
Un abbraccio alla famiglia