La terra di nessuno e l’ipocrisia
Perché nel calcio è permesso (quasi) tutto?
Quanti falsi stupori nel leggere e ascoltare il sistema criminale che accompagna da anni le squadre di Milano e quanto facile moralismo nel giudicare situazioni che infestano tutto il calcio italiano.
Firenze ovviamente non è esclusa: anche dalle nostre parti si intimidisce e qui mi fermo in assenza di prove certe, ma non sarei certo sorpreso se venissero fuori tentativi simili ai fatti milanesi.
Fino a una quindicina di anni fa a Firenze c’era l’assenza totale della politica in curva, poi le maglie si sono allargate e qualcuno ci ha provato ad instillare odi razziali, concetti suprematisti e altre schifezze del genere, mi pare con esiti scarsi, anche se non ci facciamo mancare niente, dai buu ai giocatori di colore all’appellativo di zingari fino alla vergogna del coro dell’Heysel
Il problema è generale, perché è come se il sistema Italia avesse deciso da decenni che il calcio, quarta industria nazionale del Paese, sia una sorta di terra di nessuno, dove tutto, o quasi tutto, è permesso
Allo stadio si può offendere, si possono alzare striscioni infamanti contro chiunque, si può serenamente fare a cazzotti e magari darsi pure un paio di coltellate
Certo, se si esagera e ci scappa il morto allora ci indigniamo tutti e chiediamo misure severe, severissime
Fino alla partita successiva, quando si urlerà “devi morire” al giocatore avversario steso a terra per infortunio
Ottobre 2nd, 2024 alle 06:44
Mi domando, da sempre, come sia possibile che certi tifosi possano sostenere i costi necessari per pagare la loro “passione”.
Alla fine ciò che costa di meno è l’abbonamento in Fiesole (contestato recentemente per il suo aumento), ma le trasferte con tutte le necessità associate (viaggio, cibo, pernottamento, biglietto d’ingresso) gravano pesantemente sul conto finale. E non conto il fatto che, con il campionato spalmato su quattro giorni e con le Coppe, la presenza sul posto di lavoro sarebbe messa a rischio.
Aggiungiamo i costi delle coreografie, sicuramente bellissime, diventa difficile capire come possano sostenere la loro passione.
Ovviamente ciò non vale per chi ne ha fatto un lavoro, come ad esempio il CCVC, che con i proventi della sua lecita attività di bar, vendita biglietti ed organizzazione trasferte, si è trasformato in una capace agenzia di viaggi.
Ottobre 2nd, 2024 alle 07:11
Senza riferimenti a Città specifiche perché non ho diretta conoscenza,ma è difficile andare ad una qualsiasi partita e non pensare ad una banlieue in miniatura.Per quanto mi riguarda non posso non pensare a certe frangie come aggregati di violenza gratuita ,di interessi economici illeciti ,il tutto condito da fauna dove il cervello è latitante dalla nascita.Si manda in galera chi fa un blocco stradale per difendere il posto di lavoro e chi occupa casa per necessità e questi restano impuniti,la solita giustizia all’amatriciana,lasciatemi cantare io sono un Italiano……..
Ottobre 2nd, 2024 alle 07:48
Quelli che raccontavano che siamo lo stadio più violento e razzista d’Italia ora sono in silenzio di fronte alla delinquenza che comanda le tifoserie di uno Stadio e che interagisce con società e giocatori.
Abbiamo scoperto ciò che era sotto gli occhi di tutti con stampa che si voltava dall’altra parte.
A Firenze dobbiamo aprire gli occhi e fare da guardia a infiltrazioni di delinquenti e la società deve mantenere le giuste distanze.
Iniziamo a far terminare lo spettacolo di fine partita con i giocatori che vanno a parlare e chiedere scusa sotto la curva.
Ottobre 2nd, 2024 alle 08:02
Credo che ci sia un modo per risolvere il problema: con questi “guerrieri” di cartone introdurre in Italia il metodo Thatcher.